Cremonini, sulle spalle Gaber e Mercury. Il cantautore ospite di ‘Milano per Gaber 2019’

“Amo la teatralità e non ci rinuncio nemmeno negli stadi”: così dice Cesare Cremonini, oggi ospite della rassegna ‘Milano per Gaber’, sul palco del Teatro Strehler, dove è stato chiamato a raccontare il suo legame con la musica e la canzone di Giorgio Gaber. “Quella di Gaber e la mia sono carriere musicali molto diverse – racconta Cremonini – perché lui ha scelto di parlare più agli individui mentre io ho scelto le masse. La teatralità, però, è capace di ricreare intimità con il pubblico anche negli spazi grandi”. L’attenzione di Cremonini verso i racconti in musica di Gaber, comincia nella seconda parte della sua carriera, dopo il successo con i Lunapop. “Ho iniziato ad approfondire la musica di Gaber verso i 23 anni – ricorda Cremonini – dopo la sbornia del successo avuto con i Lunapop. Ero un imbecille, perché il successo ti stordisce. Solo quando ho rimesso i piedi per terra mi sono sentito impreparato al ruolo di cantautore. Avevo bisogno di trovare dei punti di riferimento e Gaber è stato uno di questi. Non ce l’avrei mai fatta se non avessi trovato le mie figure di riferimento sorveglianti, una sorta di angeli custodi. A San Siro (in occasione del concerto della scorsa estate) avevo Gaber sulla spalla sinistra e Freddie Mercury su quella destra che mi assistevano”. Dal palco del Festival Gaber a Viareggio, nel 2005, Cremonini aveva già spiegato il suo modo di vedere il Gaber pensiero, interpretando in quell’occasione la sua versione de ‘L’orgia’. “Nella mia carriera manca un Sandro Luporini – dice Cremonini a proposito dello sparring partner artistico con cui Gaber ha condiviso gran parte della sua carriera – così come manca a tanti, in generale, una controparte valida con cui confrontarsi. Gli artisti più giovani sono soli e anche le informazioni oggi sono frammentate. Così è difficile trovare una verità a cui affidarsi”. Una canzone scritta da Cesare Cremonini con un occhio di riguardo a Gaber? “Potrebbe essere ‘Nessuno vuole essere Robin’ – risponde il cantautore bolognese – perché con la scusa di parlare di qualcosa di semplice, in realtà parla della difficoltà di una persona di confrontarsi con il prossimo”.

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