
Ciao Dario, benritrovato e grazie per questa intervista.
- “Voyager” è il tuo nuovo disco, puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?
Certamente. Voyager nasce da quell’esigenza di rinnovamento e sperimentazione che oramai mi accompagna da molti anni. Già l’anno scorso, terminata la registrazione di “Oltre”, sentivo il bisogno di cambiare approccio alla composizione, di trovare altre forme espressive, pur rimanendo sostanzialmente coerente con il mio stile. Son poi passati alcuni mesi e pian piano è maturata l’idea di comporre dei brani con i suoni di piano “Felted” e “Unacorda”, che sono un po’ una novità e stanno riscuotendo molto successo tra i compositori ed i pianisti europei. Sono strumenti che richiedono un approccio molto diverso rispetto al piano classico e ne consegue che anche le composizioni risultano stilisticamente diverse.
- Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?
La stesura e la registrazione degli 11 brani ha preso all’incirca 2 mesi, poi come al solito io impiego moltissimo tempo per il mastering e la postproduzione, perché ci tengo in modo quasi maniacale alla qualità dei suoni ed in questa occasione, la particolarità timbrica degli strumenti usati ha richiesto un impegno extra per ottenere un buon risultato finale.
- Cosa è successo da “Oltre” in poi? C’è stata una evoluzione?
Dopo l’uscita di Oltre, avvenuta alla fine di ottobre 2018, mi son dedicato al relativo lavoro di promozione. Ho avuto parecchie recensioni positive, diverse interviste, l’album e’ stato apprezzato e tali apprezzamenti stanno ora continuando anche con “Voyager”, che è uscito il 31 maggio e sta già dando buoni risultati, sia di ascolti che di critica.
- Qual è il tuo background artistico oggi? Chi ti ispira nella musica e chi nell’arte?
Io sono un soggetto atipico nel panorama musicale. Innanzitutto non faccio il musicista di professione e non potrei mai farlo, visto che, per me, fare musica significa comporre e suonare solamente cio’ che sento e questo significa andare fuori dalle rotte sicure e gratificanti del mercato discografico, non cercando per prima cosa di piacere per forza ad un vasto pubblico. Io continuo a fare musica innanzitutto per me stesso, so che non potro’ mai piacere a tutti, ma questo fa parte del gioco; le mie composizioni sono sempre molto caratterizzate, hanno una propria personalità marcata; sottolineo e definisco le mie idee melodiche ed armoniche, non passo inosservato all’ascoltatore, non faccio musica di sottofondo.
Per quanto riguarda le ispirazioni, ascolto diversi pianisti, soprattutto europei. Colgo un po’ dappertutto, ma sostanzialmente credo di avere un mio stile personale. Io compongo brani che hanno un senso compiuto, mi piace ricercare la forma nella sostanza.
- Il tuo è un lavoro per così dire d’istinto o di “labor limae”?
Lavoro d’istinto in fase iniziale quando il brano comincia a prendere forma dal nulla, ma poi definisco al millimetro il perimetro entro il quale muovermi e curo ogni dettaglio, non ci sono brani “buoni” o “meno buoni”, tutti devono avere un senso compiuto. Io innanzitutto voglio fare pezzi che abbiano un perchè, che raccontino una storia, un’emozione, che abbiano un inizio ed una fine e che non siano frutto del caso. Penso sempre che ci si debba meritare l’ascolto del pubblico e per questo rimango un perfezionista e cerco di pubblicare brani che dicano qualcosa, che lascino una traccia emotiva nell’ascoltatore e mi piacciono le linee tematiche definite, che si possono ricordare.
- Prima di scrivere sai già quale sarà il risultato? Oppure ti lasci sorprendere da soluzioni che non ti aspettavi?
Generalmente ho in mente già il risultato finale almeno all’ 80 per cento dei casi. Poi capita che ci siano deviazioni di percorso che possono portarmi a risultati diversi e questo lo apprezzo sempre. A volte i brani nascono da improvvisazioni che poi vengono strutturate in brani completi, anzi, probabilmente ogni mio brano nasce da una improvvisazione, poi pero’ c’e una costruzione ragionata che lo porta a compiersi nella sua totalità.
- Fra i tuoi colleghi compositori di oggi chi senti più vicino?
Ce ne sono tanti, per cui elencarli tutti sarebbe impossibile, diciamo che ultimamente ho ascoltato molto e sono maturato. Ora apprezzo anche chi prima non mi interessava, perché ho capito che dietro ad ogni compositore c’è uno stile, un’idea, un pensiero ed una vita, il bisogno di raccontarsi. Una volta avrei privilegiato la bravura tecnica, il virtuosismo, le soluzioni armoniche ardite e sbalorditive, oggi invece ascolto col cuore e cerco l’emozione, a prescindere dalla qualità intrinseca dei brani. Ammiro ed apprezzo la semplicità e l’onestà di chi si propone senza voler strafare.
- Quale sarà il tuo prossimo progetto musicale?
Non lo so, onestamente: vorrei innanzitutto staccare un po’ la spina per ricaricarmi e ripartire un’altra volta con qualcosa di nuovo tra qualche mese. La musica mi ha sempre aiutato a trovare un equilibrio, comporre è anche una necessità interiore, ma ora sento anche il bisogno di fare altro oltre alla musica e non vorrei correre il rischio di ripetermi. Ho pubblicato 3 album in meno 2 anni e credo siano tanti. Nonostante cio’, ho molte idee ancora da sviluppare, ma vorrei che ogni brano futuro rappresentasse veramente qualcosa di inedito per me , che fosse una novità ed eviterei di percorre strade già fatte e conosciute.
Ringraziamo Dario Crisman per il tempo che ci ha dedicato.