INTERVISTA ESCLUSIVA AL PIANIST E COMPOSITORE NOCERINO ANDREA BARONE

THE MUSICWAY MAGAZINE

INTERVISTA AD ANDREA BARONE

Benvenuto e grazie per questa intervista.

1. C’è stato qualche episodio particolare che ti fatto sentire l’esigenza di comporre? Quale è stato quindi il tuo percorso formativo e cosa ti ha formato maggiormente?

Non credo ci sia stato un episodio in particolare, è sempre stata un’esigenza naturale, che emerge spontaneamente e richiede di essere soddisfatta. Sono diplomato in pianoforte classico e in composizione multimediale, sicuramente quest’ultimo percorso ha contribuito particolarmente alla mia formazione. Credo che contribuisca a formarmi in modo importante anche la curiosità verso ogni forma d’arte, divoro musica, libri e film più che posso, lo faccio spesso come fosse un dovere e come nutrimento per l’anima.

2. È da poco uscito il tuo nuovo disco, puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?

Pianosphere nasce da un’idea semplice, i compositori che hanno scritto i brani per pianoforte che ho rielaborato, oggi probabilmente suonerebbero anche le tastiere e i synth. Erano dei tastieristi a tutti gli effetti, nel senso moderno del termine. Le immortali versioni pianistiche sono ormai da secoli ampiamente eseguite, ascoltate e conosciute, l’idea è stata quella di unire pianismo e tastierismo, espandendo le potenzialità timbriche delle composizioni oltre lo strumento originale col quale sono state composte. È un procedimento già usato da altri, ad esempio Wendy Carlos, con l’album Switched-on Bach. Personalmente ho optato per brani calmi e malinconici, le cui melodie avessero la cantabilità ideale per essere eseguite da dei synth.

3. Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?

Ho iniziato a lavorare ai brani almeno un paio di anni fa, il processo di maturazione e di cura dei dettagli è stato lungo. Sono stato attento a rispettare l’originalità delle partiture, cercando di rinnovarne e ampliarne l’espressività con suoni del contemporaneo.

4. Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?
Credo che pubblicare un album oggi sia molto più facile rispetto a qualche anno o decennio fa, ciò che è difficile ora è riuscire a trovare i canali giusti per diffondere il proprio lavoro, anche data l’elevata quantità di album prodotti, e soprattutto gestire la promozione ormai in buona parte concentrata nella complessità dei social.

5. Ci sono tra i tuoi lavori alcuni che ti rappresentano maggiormente?

Pianosphere è in realtà solo la mia seconda pubblicazione da solista, ho collaborato molto e collaboro tuttora come tastierista e arrangiatore in vari progetti. Il mio primo lavoro solista è stato Reborn, un album di brani pop/rock, eseguiti da vari cantanti, prodotto e pubblicato con Trees Music Studio. Qualcosa di completamente diverso da Pianosphere, ma entrambi i lavori rappresentano parti di me.

6. Quanto c’è di personale nelle tue composizioni?

In generale c’è sempre molto di personale, riguardo Pianosphere, di personale credo ci sia la contaminazione, l’unire aspetti derivanti da universi diversi e il cercare di tirarne fuori qualcosa di particolare. Sono attratto da tanti generi musicali diversi, mi piace ascoltare e anche creare forme musicali ibride.

7. Sei una artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?

Non scrivo moltissimi brani, e vado un po’ a periodi, alterno fasi di forte produttività a periodi di stasi e di riflessione.

8. Ci sono degli autori che hanno avuto o che hanno influenza sul tuo modo di scrivere?

Sempre restando a Pianosphere, adoro e ascolto tutti i compositori che ho rivisitato, in particolare Bach e Chopin, mentre per quanto riguarda il suono che ho ricercato per i brani, sicuramente c’è l’influenza di alcuni musicisti moderni come Vangelis o Brian Eno, o anche di tastieristi storici come Rick Wright e Keith Emerson.

9. Oggigiorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica, secondo te, si è aperta al mondo?

Il mondo della comunicazione di oggi, globalizzato e iperconnesso, comporta sicuramente una maggiore contaminazione, ma a volte ciò si può tradurre anche in un maggior appiattimento delle diversità culturali e stilistiche.

10. Come vedi l’utilizzo della tecnologia nella musica di oggi?

L’utilizzo della tecnologia nella musica credo che oggi sia imprescindibile, la musica rispecchia sempre l’epoca in cui viene prodotta, il musicista di oggi deve avere anche competenze da quel punto di vista. Il problema si pone quando la tecnologia diventa invasiva, quando diventa più importante o si antepone eccessivamente al processo creativo o performativo umano, come a volte accade.

11. Spesso gli artisti vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa?

Che progetti hai in proposito? In attesa dell’uscita della seconda parte di Pianosphere, credo in inverno, per il futuro ho in progetto un album di brani strumentali di mia composizione, oltre che di altri brani in ambito pop. Inoltre vorrei dedicarmi alla stesura di un altro libro sulle colonne sonore, ne ho pubblicato uno dedicato alla musica contemporanea nel cinema, Soundtrax, uscito qualche anno fa.

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.