
Diplomato in flauto a pieni voti presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino con il Maestro Ariodante Evangelisti, dopo aver frequentato i corsi di Darlington Hall (Durham – UK) e di Sion (CH), consegue il Diploma Superiore con “Menzione Speciale” con P. L. Graf. Perfeziona in seguito la sua tecnica con il Maestro Sir James Galway, divenendo uno dei suoi più brillanti allievi. Unico docente di Conservatorio in Italia ad appartenere alla scuola flautistica del grande Maestro Irlandese, è vincitore di numerosi concorsi, come ad esempio Manta, Stresa, “Rassegna Giovani Interpreti” di RAI 1 e presso l´Orchestra RAI di Torino e l´Orchestra Angelicum di Milano. Annovera numerose incisioni come “Sonate di Sammartini per flauto e continuo” per Fonit-Cetra; Vivaldi “Sonate a Cinque” per Tactus; “prime incisioni per Flauto e arpa” e “integrale delle sonate di Ph. Gaubert per flauto e pianoforte” per Rainbow; “Vivaldi Concerti a Titolo” e “Concerti per flauto e archi” per Nalesso Records. Durante la sua carriera, si esibisce come solista e prende parte a formazioni cameristiche in tutta Europa per importanti Società e Festivals internazionali quali Evian, Zagabria, Plovdiv, Montepulciano, Settembre Musica, Cervo Ligure, European Flute Festival di Francoforte. Collabora come primo flauto con l’Orchestre RAI, l’Orchestra Regia di Torino, l’Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra d´Archi Italiana, l´Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, con Musica Insieme di Cremona, con Camerata Casella, Antidogma Musica e con musicisti come L. Laskine, R. Veyron La Croix, W. Mikulca, Pidò, W. Mendelshon, Renzetti, Cigoli, Sacchetti e molti altri. Docente di flauto al Conservatorio “Pollini” di Padova e insegnante di Master Class in diverse occasioni e presso vari Conservatori e al Festival “Gazzelloni”, collabora con alcune riviste specializzate e tiene corsi di perfezionamento a Passons (Udine).
RINGRAZIAMO Il M°MONTAFIA PER AVERCI CONCESSO QUESTA INTERVISTA

Benvenuto Maestro e grazie per questa intervista. Potrebbe brevemente presentarsi ai nostri lettori?
Buongiorno , sono Claudio Montafia flautista concertista , sono stato docente di flauto in diversi conservatori italiani per oltre quarant’anni e sono stato primo flauto dell’Orchestra Regionale Veneta per 23 anni collaborando altresì con molte altre orchestre . Ho avuto da giovane anche frequentazioni con generi diversi quali il progressive, il blues ed il jazz suonando oltre al flauto anche la chitarra elettrica .
Scorrendo la sua biografia è possibile notare come abbia avuto molteplici esperienze in ambito concertistico. In che modo i concerti dal vivo hanno influenzato il suo stile interpretativo?
Il concerto dal vivo per me rappresenta un momento di verità assoluta musicalmente parlando , è il punto di arrivo di tutto un processo creativo che inizia con lo studio dei brani programmati per essere eseguiti in pubblico. Durante la fase di studio la questione interpretativa è fondamentale per pianificare un percorso che deve essere chiaro e comprensibile per chi ascolta . In modo semplice ma assolutamente chiaro James Galway diceva che basta capire quanto lunghe o corte vanno tenute le note della partitura . Ovviamente quasta è una battuta che però ci pone difronte al primo problema interpretativo . Per capire ciò occorre avere una buona conoscenza dello stile , una accurata cura dell’articolazione e quindi del fraseggio e tutto questo rispettando con attenzione le indicazioni del compositore o cercando di intuirne le intenzioni laddove la partitura si presenta più scarna . Poi c’è la parte più profonda dell’ aspetto inerpretativo che riguarda i sentimenti , le emozioni , le sensazioni che devono essere rappresentate e un po’ come gli attori dobbiamo entrare nel vari personaggi che i brani ci suggeriscono. Il concerto è il momento dove si raccoglie tutto il lavoro estremamente meticoloso dello studio e dove avviene la trasformezione da una fase più cerebrale ad un momento emotivamente e magicamente comunicativo dove si abbandona il livello più razionale per lasciare emergere in modo semplice , naturale il grande lavoro di preparazione . La vera interpretazione a questo punto affiora e si completa . Come si usa dire : studio maniacale per poi in concerto dimenticare tutto e lasciare fluire le emozioni.
È da poco uscito il libro “Metodologia del Musicista” di Maria Pia Garofalo nel quale lei ha partecipato con alcuni interventi. Potrebbe dirci qualcosa in più?
Ho trovato molto stimolante la richiesta di Maria Pia Garofalo di scrivere alcuni miei punti di vista sulla respirazione e sull’ansia pre concerto per questo prezioso testo da lei realizzato. La respirazione sia per noi strumentisti a fiato che per i cantanti è questione di primaria importanza e a livello didattico , ovviamente , è un argomento che viene trattato spesso . Ma avere l’opportunità di mettere nero su bianco concetti che necessitano sempre di ulteriori approfondimenti è stata un’occasione preziosa e ringrazio Maria Pia Garofalo per questo .
Lei tiene regolarmente masterclasses e corsi annuali. Come vede la didattica attuale e, secondo lei, che cosa significa oggi educare alla musica?
Questa è una domanda che meriterebbe molte considerazioni e che tocca gli aspetti cardine di quella che è la funzione della società nell’educare le nuove generazioni e non solo , alla cultura della musica . Partiamo dal fatto che nel nostro paese non esiste nessuna politica che si occupi dell’educazione musicale in senso programmatico. L’aver avviato medie e i licei e licei musicali , pur essendo una iniziativa lodevole , rappresenta in realtà elementi incompleti di quella che dovrebbe essere la filiera della musica . Basti pensare che le medie possono fornire solamente un’offerta molto parziale per quella che dovrebbe essere la necessità di coprire l’insegnamento di più strumenti . Attualmente ogni scuola deve scegliere solamente quattro strumenti e solitamente le scelte cadono sugli strumenti più popolari come il piaonforte , la chitarre , il flauto o il clarinetto e quindi precludendo di fatto agli allievi la possibilità di studiare strumenti meno popolari come il fagotto , l’oboe , l’arpa , il violino eccetera . Tutto questo ricade inevitabilmente sui licei ad indirizzo musicale che invece forniscono una scelta più ampia ma appare chiaro che iniziare lo studio di uno strumento ad arco a 14 anni è ovviamente troppo tardi . Ma il grande vuoto educativo si evidenzia maggiormente nell’età che va dalla scuola materna alla scuola media . E’ in questa fascia d’età che si dovrebbe intervenire per costruire dalle basi una vera educazione alla musica . Fondamentale a questo proposito sarebbe insegnare fin da subito ad ascoltare , a cantare a immaginare , a creare attraverso i suoni . La musica per eccellenza ha la capacità di educare e se vogliamo che la nostra ricca e profonda cultura musicale continui a vivere questa è l’unica via
Qual è stato il momento che più le è rimasto impresso negli anni di carriera e perché?
Momenti ce ne sono stati tanti ma sicuramente l’aver conosciuto Sir James Galway ed essere stato uno dei suoi allievi ha rappresentato l’incontro che ti cambia la vita. Un musicista che per il flautisti ha rappresentato un nuovo punto di partenza per uno stile interpretativo nuovo ma allo stesso tempo di grande tradizione e un esempio di musicista dedito totalmente alla musica . Il suo guardare al canto come riferimento espressivo e tecnico ha aperto a me come ad altri flautisti nuove strade . A Giugno di quest’anno avrò nuovamente l’onore di suonare per suo Festival a Weggis in Svizzera
Quali sono gli artisti che più hanno contribuito alla sua formazione tecnica e quali quelli che la emozionano di più?
Dal punto di vista della formazione tecnica come ho già detto James Galway è stato fondamentale ma ho avuto altri grandi Maestri come Ariodante Evangelisti che era flautista allaRAI di Torino e docente in Conservatorio e Peter Lukas Graf grande flautista . Poi vorrei citare anche Carlo Pozzi ,ex prima viola della Rai che è stato il mio insegnante di musica da camera . Altri grandi artisti con i quali ho suonato e che mi hanno particolarmente emozionato sono stati alcuni grandi direttori d’orchestra Fruebeck de Burgos , Pretre , Inbal , Renzetti , DeBernard e strumentisti come Veyron La Croix , Lili Laskine , Arturo Sacchetti Mendelshonn e molti altri . Poi ho sempre cercato di ascoltare più che i flautisti altri strumentisti come Oistrach , Maisky , Duprè , Michelangeli e cantanti come Pavarotti , Freni , Ficher Dieskau , Jessie Norman ma anche artisti pop e jazz . Ho tratto da tutti grandi insegnamenti che ho cercato di assimilare nel mio modo di suonare
Cosa le piace fare quando non si occupa di musica?
Quando non mi occupo di musica amo fare passeggiate sopratutto in montagna , leggere , guardare serie tv , giocare a burraco online e frequentare amici . La socialità per me è molto importante e aiuta il buon vivere .
Quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro?
I miei progetti futuri sono sono essenzialmente continuare a suonare e a insegnare in varie masterclass che terrò prossimamente e sono in attesa della pubblicazione di un mio nuovo libro dedicato ad approfondire la tecnica strumentale fornendo spunti nuovi per lo studio.
