INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA BAND FARABUTT!

Band ferrarese, i FARABUTT! sono composti da 6 musicisti, con esperienze diverse: qualcuno suonava hard core con gli H-Strycnine, qualche altro si è divertito con il reggae e rocksteady nei Cookoomackastick, c’è chi ha portato in giro il rock and roll con i Let’s Get Lost e con i Dubby Dub, chi ha incarnato il metal in svariati progetti musicali e chi si è diplomato in musica elettronica al conservatorio mentre suonava la tromba nella banda di paese. Hanno riempito le storie di distorsioni, di elettronica, di tante voci diverse, di trombe e cori stonati, cercando di farle diventare canzoni da cantare a squarciagola in macchina mentre si è in coda prima di andare al lavoro: convincendosi per un attimo di essere ancora quel giovane farabutto che voleva bruciare il mondo con, davanti a lui, gli attimi migliori di sempre.

RINGRAZIAMO I FARABUTT! PER AVERCI CONCESSO QUEST’INTERVISTA

1) Come avete scelto il nome “FARABUTT!” per la vostra band? Ha un significato particolare per voi? Potete raccontarci un po’ di voi?

Ciao! Il nome è “Farabutt!”, con l’esclamativo finale (o con la i rovesciata, come preferisci). Per noi è un’esclamazione non per forza associata ad una parola dal significato negativo. Ce la sentiamo attaccata addosso, siamo un po’ dei farabutti, se non lo fossimo non continueremo a suonare quello che suoniamo andando contro tutto e tutti, senza guardare in faccia a nessuno…a volte nemmeno a noi stessi! Siamo un gruppo di amici che si conosce e che ha suonato assieme da almeno 20 anni, incontrandoci di volta in volta in differenti formazioni musicali. Siamo molto diversi l’uno dall’altro, sia come approccio alla vita che come gusti musicali: il nostro legame artistico è diretta conseguenza del nostro legame affettivo.

2) Qual è stata l’esperienza più emozionante che avete vissuto dal momento in cui avete iniziato a suonare insieme come band?

Forse proprio il momento in cui abbiamo iniziato a suonare con questa band. Era l’estate del 2020, ed in mezzo a quel periodo confuso, surreale e contradditorio ci siamo ritrovati in sala prove con un paio di canzoni abbozzate. Erano passati un po’ di anni da quando non suonavamo più assieme: altre storie, altri tempi. Ci eravamo un po’ persi di vista: qualche messaggio, una cena ogni tanto e cose così. Al contrario, quel giorno in sala prove, ci siamo riconosciuti e ritrovati, un po’ più vecchi forse, ma disposti a suonare con la stessa foga di prima. È stato emozionante, ed ha avviato tutto il processo creativo che ha poi portato alla realizzazione del disco “tutta questa calma…”.

3) Qual è stata l’ispirazione principale dietro il titolo dell’album “Tutta questa calma…”?

Non vedi in che calmo mondo stiamo vivendo? Ci sono guerre, pandemie, disinformazione, censura, soffiano i peggiori venti del famoso ventennio, siamo strumento della tecnologia che un tempo era nostro strumento, sempre più ignoranti ed incapaci di comunicare, ma ciononostante dobbiamo comunque cercare di essere dei buoni esseri umani, empatici verso il prossimo, riuscire a creare un’identità personale matura e compassionevole senza magari perdere il giusto grado di lucidità che ci permettere di godere del qui ed ora: tutto questo mentre si cerca di fare una famiglia, trovare un lavoro, trovare sé stessi. “Tutta questa calma ci metterà un po’ di ansia”, cantiamo. Perché siamo così fottuti che ci risulta difficile godere di quei pochi attimi di serenità che scivolano durante le nostre giornate. Ed a me questo fa un pelo arrabbiare. Perciò, ci abbiamo fatto un album rock.

4) Qual è stata la vostra esperienza più memorabile durante la creazione di questo album?

Una cosa di cui sono veramente felice è stata quella di condividere in fase di registrazione la nostra musica con un sacco di amici, che hanno prestato la loro voce aggiungendo controcanti o parti armoniche alle line vocali principali di Andrea. È diventato un album corale, non più solo di noi sei, e questo ci ha accresciuto sia musicalmente che, soprattutto, umanamente.

5) C’è un brano dell’album che ha una storia particolare o un significato profondo per voi?

Sono molto legato al brano “terremoto”. Parla della paura di compiere scelte sbagliate ed, allo stesso tempo, della necessità di compierle. È stato scritto in un periodo della mia vita colmo di macerie e di voglia di ricostruire.

6) C’è un messaggio o un’emozione in particolare che sperate di trasmettere al pubblico attraverso la vostra musica?

Non suonate per cercare consenso. Anzi, non vivete cercando il consenso, il like, il pollicino all’insù. Abbiamo tutti una parte sbagliata con cui fare i conti, che va accettata ed ascoltata. Accettate il vostro lato “farabuttesco”, scoprirete che ha un sacco di cose interessanti da offrirvi!.

7) Qual è stata la sfida più grande che avete affrontato come band emergente e come l’avete superata?

Riuscire a fare le prove con una discreta continuità è parecchio sfidante. Non esiste un gruppo su WhatsApp che tenga, non ci capiamo ed immancabilmente continuiamo o a sbagliare giorno, o a dimenticarci, o a sbagliare sala prove! E no, non l’abbiamo ancora superata questa sfida delle prove, ci stiamo ancora lavorando…

8) Qual è il vostro obiettivo più ambizioso come band emergente e cosa state facendo per raggiungerlo?

Sarebbe bello se si riuscisse a portare ancora la musica fuori, come si faceva un tempo. Ci basterebbe quello sai? Più spazi in cui suonare e gente che sia predisposto all’ascolto. Poi starà a noi convincerla o meno. Non ci interessa la popolarità, non pretendiamo di avere un poster su “cioè” (ma esiste ancora poi?) o robe così. Dateci i posti dove suonare e, soprattutto, impariamo nuovamente ad ascoltare tutta la musica, a ricercarla, a parlarne, a trattarla non come sottofondo, ma come la forma d’arte che è ridandole, magari, anche il giusto valore economico.

9) Ci sono temi ricorrenti o messaggi che sperate di comunicare attraverso la vostra musica?

Non vogliamo insegnare nulla a nessuno!!! E’ un album di musica rock, da suonare a volume alto e da cantare a squarciagola. Basta Così. Però un tema di fondo c’è e lo si può già trovare nella copertina, dove il nostro amico Caprone disegna un cuore sulla fronte di allegri bambini, quasi come gli volesse dipingere l’amore addosso. L’intento di quella immagine riassume le tematiche dell’album. Viviamo in un’epoca piena di paradossi, dove i concetti di realtà ed irrealtà si mescolano sfumando uno dentro i confini dell’altro. La società liquida si sta sciogliendo, e rimangono solo l’inossidabile tecnica e le leggi del mercato capitalista liberale come nostre guide spirituali. In mezzo a tutto questo ci siamo noi, con l’anima appesantita ancorata al suolo che vorrebbe volare alto, ma con una sempre maggiore difficoltà nel riconoscere il bene ed il male.

10) Qual è il prossimo passo per i FARABUTT! dopo il lancio di “Tutta questa calma…”?

Ci aspetta qualche concerto qua e là ed abbiamo già brani nuovi e voglia di registrarli. Contiamo di vedervi ai nostri concerti: se ci dovessimo incontrare, non esitate a scambiare quattro chiacchere con noi: saremo ben lieti di accogliervi nella bizzarra famiglia dei Farabutt!.