Intervista a Fabio Capponi: Le mie composizioni nascono dal cuore

È da poco uscito il nuovo album del pianista e compositore Fabio Capponi dal titolo “Nella bellezza infinita”, pubblicato dalla prestigiosa Blue Spiral Records. I brani sono ispirati alla vita di donne tanto reali quanto immaginarie che, con la “bellezza infinita” delle loro anime, hanno lasciato o lasceranno un segno indelebile in ognuno di noi: da Jo March a Virginia Woolf, da Amelia Earhart a Mary Shelley, da Dolores Prato a Nina, sua figlia.

Fabio Capponi pianista e compositore italiano, nasce a Sant’Elpidio a Mare (FM) nel 1977. Diplomato in Pianoforte al Conservatorio di Musica ”G.B.Pergolesi” di Fermo e laureato in Ingegneria presso l’Universita’ Politecnica delle Marche, inizia lo studio del pianoforte all’età di 7 anni. Appena maggiorenne si immerge nell’universo della composizione solistica e a 23 anni incide il suo primo disco: “Naturalpiano”. Ha studiato pianoforte jazz con Mike Melillo, frequentato la Berklee Summer School all’Umbria Jazz Clinics di Perugia, la Masterclass di Improvvisazione dello Stresa Festival con Enrico Pieranunzi, il Corso di Composizione di Musica per Film all’Accademia Chigiana di Siena con il M° Louis Bacalov ed il Laboratorio di Composizione di Musiche per il Cinema Muto con il M° Rossella Spinosa. Nel 2009 esce il suo secondo album di composizioni per Piano solo “A Due Mani” e debutta nei teatri italiani con lo spettacolo “Il Sorriso di Charlie”. Nel 2016 esce il suo Album “Occhi negli Occhi” e con il brano “Terra di Smeraldo” vince il terzo premio al Concorso Internazionale di Composizione “Maurice Ravel” di Novara. Nel 2018, con l’Album “SOULS”, sancisce il sodalizio artistico con la cantautrice Serena Abrami. In ambito teatrale cura e scrive musiche originali di spettacoli teatrali tra cui quelli con il filosofo Cesare Catà (Macbeth”, “Romeo & Giulietta” , “Riccardo II”, “Virginia Woolf, gli abissi della nostalgia”, “Jane Austen”, “Veronica Franco, la geniale cortigiana”, “Frankenstein in love”, “Pier Paolo Pasolini, in terribile stato”) e della scrittrice Lucia Tancredi (La vita privata di Giulia Schucht”, “Lo sferisterio a Macerata e l’avventura dei cento consorzi”, “Aida 1921”).

Abbiamo incontrato l’artista per una intervista esclusiva che riportiamo di seguito.


Benvenuto Fabio e grazie per questa intervista.

C’è stato qualche episodio particolare che ti fatto sentire l’esigenza di comporre? Quale è stato quindi il tuo percorso formativo e cosa ti ha formato maggiormente?

Ho iniziato a studiare il pf a 7 anni e fin da subito ho capito che il mondo della musica era il mio mondo ideale, fatto di immaginazione, ispirazione, fantasia, libertà e bellezza. Ovviamente a 7 anni non avevo questa consapevolezza, ma capivo che mi bastava vedere la tastiera bianca e nera del pf (che inizialmente era una tastiera Bontempi -parliamo degli anni ‘80- 😊) per essere felice.

L’esigenza di comporre non l’ho avuta subito in quanto il percorso formativo del pf è molto impegnativo e ti distoglie (troppo spesso) dal tuo reale percorso motivazionale.

La cosiddetta “disciplina”, che devi necessariamente acquisire per crescere tecnicamente, può giocarti a favore o contro: a favore se la canalizzi in una visione esterna fatta di consapevolezza e motivazione, contro se la subisci (pur trovandoti completamente a tuo agio).

Nella prima parte del mio percorso formativo mi sono spesso scontrato tra la disciplina (tecnica, regole, rispetto dello spartito) e il mio istinto musicale (suonare in gruppo, suonare ad orecchio, imitare o ricercare melodie che ascoltavo, modificare a proprio piacimento i brani) andando anche in contrasto con i miei insegnanti che non volevano distogliermi troppo dalla retta via. Dov’è la verità ? Non lo so, ma credo più o meno in mezzo.

E così ho fatto: studiavo un po’ e poi mi divagavo (musicalmente) e via di nuovo studiavo e poi mi divagavo.

Finchè un giorno in una sala prove suonai timidamente un brano che avevo composto da tempo nella mia testa e notai l’attenzione di una persona estranea, che poteva tranquillamente continuare a starsene in disparte, che si avvicinò e mi elogiò consigliandomi di proseguire in questo percorso. Questo episodio fu il primo che mi segnò profondamente e da li, sempre timidamente, proseguii ad “immaginare” musica.

Nel corso degli anni poi ho acquisito sicuramente ulteriori nozioni e studi ma l’idea di comporre per vedere l’entusiasmo negli occhi di chi ti ascolta mi è rimasta.

Anche nel periodo del Conservatorio, sotto la guida della prof.ssa Donella Sabatini (persona a cui devo una immensa gratitudine), ho mantenuto questo approccio.

Ho iniziato quindi a comporre per piano solo per poi approdare, dopo l’incontro con Louis Bakalov all’Accademia Chigiana a Siena, alla mia attuale formazione preferita che è pf + orchestra d’archi.  

La necessità di comporre nasce da una esigenza esistenziale in quanto è la mia forma di espressione preferita: non amo parlare molto, soprattutto in pubblico ed interiorizzo molto le vicissitudini della vita che rielaboro poi in musica.

L’incontro con Loius B. è stato sicuramente molto importante nella mia crescita musicale perché nel Corso di composizione per musiche da film all’Accademia Chigiana Siena, che frequentavo, ho avuto modo di confrontarmi con molti altri compositori oltre che ricevere i preziosi insegnamenti del maestro purtroppo scomparso nel 2017.

È da poco uscito il tuo nuovo disco “Nella bellezza infinita”, puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?

Nella bellezza infinita è un Album dedicato alla donna. Attraverso la musica ho immaginato la vita di donne tanto reali quanto immaginarie che, con la “bellezza infinita” delle loro anime, hanno lasciato o lasceranno un segno indelebile in ognuno di noi: da Jo March a Virginia Woolf, da Amelia Earhart a Mary Shelley, da Dolores Prato a Nina, mia figlia.


Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?

Per la realizzazione dell’Album sono occorsi circa 2 anni. L’album è stato prodotto presso il Numeri Recording Studio di Cristian Bonato a Coriano (RN) ed il lavoro ha previsto una pre-produzione in cui tutti i brani sono stati registrati in forma provino per poi passare alla versione ultima con la registrazione definitiva. La pre-produzione è servita per poter calibrare meglio velocità, dinamiche, intenzioni e fraseggi musicali così da apportare le dovute modifiche nella versione definitiva.

Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?

Oggi non è difficile pubblicare un disco a livello digitale in quanto esistono molti distributori di musica on line che offrono il servizio di pubblicazione. Tale situazione ha il vantaggio che tutti possono pubblicare e lo svantaggio che non vi è una selezione delle opere con conseguente abbassamento di qualità dei prodotti musicali.

Ci sono tra i tuoi lavori alcuni che ti rappresentano maggiormente?

Gli Album “Occhi negli occhi” e “Nella bellezza infinita” sono la mia migliore espressione musicale.

Anche “Souls”, Album che ho realizzato con Serena Abrami, grandissima artista con la quale collaboro da più di 10 anni, è molto rappresentativo in quanto i brani, già editi, sono stati riarrangiati in versione piano voce (formazione che adoro molto).

Quanto c’è di personale nelle tue composizioni?

Tutto. Le mie composizioni nascono dal cuore. Non trovo motivo diverso per cui comporre musica.

Sei una artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?

Produco molte idee, inizialmente molto confuse, che memorizzo con un registratore digitale lasciandole poi “decantare”. A distanza di tempo le riascolto e dopo vari processi (lunghi) di auto convincimento, seleziono 1 / 2 brani che vado a lavorare nel dettaglio.

Ci sono periodi che non esce buona musica e periodi invece molto positivi.

Mi piace molto lavorare in ambito teatrale in mi occupo della parte musicale. In tali occasioni spesso mi viene richiesto di scrivere il tema per un personaggio o una situazione. Da qui nascono ad esempio brani come Dolores, Veronica o Julia ecc..

Ci sono degli autori che hanno avuto o che hanno influenza sul tuo modo di scrivere?

I miei compositori / autori preferiti sono John Williams, Morricone, Marianelli, Alicia Keys, Stromae, Anzovino, Strelisky. Ognuno a suo modo ha sicuramente influenzato la mia scrittura.

Oggi giorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica, secondo te, si è aperta al mondo?

Si, ma non in maniera sufficiente. Aprirsi al mondo significa che la musica deve radicarsi nella cultura di una società a partire dai bambini. Perché la musica fa parte del dna umano.   

Come vedi l’utilizzo della tecnologia nella musica di oggi?

Direi fondamentale. Ad esempio da questo punto di vista mi sento molto indietro anche rispetto alle contaminazioni che potrei avere sui miei brani.

La tecnologia, se così vogliamo definirla, va usata sempre a servizio della composizione e del cuore. Allora può fare grandi cose!

Spesso gli artisti vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Che progetti hai in proposito?

Il futuro non mi spaventa, le aspettative sì!

Nel senso che vorrei crescere sempre più musicalmente e per far questo c’è bisogno di maggiori spazi fisici e mentali !

Per adesso tali spazi li dedico alla mia famiglia, per il resto ci pensa mamma musica !

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.

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