Il nuovo album “Moonchild” del gruppo musicale Le Astronavi, pubblicato da Pioggia Rossa Dischi, rappresenta non solo una nuova tappa musicale, ma anche un profondo viaggio all’interno di tematiche esoteriche e culturalmente ricche. Anticipato da singoli che hanno già catturato l’attenzione, come “La ballata di Jack Parsons”, “Hyper Chaos” e “Fondiamo una setta”, questo lavoro si propone di esplorare un territorio sonoro vasto e variegato, evitando di confondersi all’interno di un singolo genere. L’album trae ispirazione da una figura storica affascinante e controversa: Jack Parsons, ingegnere missilistico e occultista, che nel 1946 avviò un’operazione magica intesa a evocare una “figlia magica”. Ecco come i membri del gruppo, Gianmaria Rocchi e Stefania Carbonara, riescono a mescolare il linguaggio popolare con elementi occulti, invitando l’ascoltatore a riflettere su storie dimenticate e su vite “sfuggite al controllo della Storia”. Musicalmente, “Moonchild” si presenta come un collage esperienziale che attraversa sonorità diverse, creando un percorso affascinante. È un’opera che scampa al conformismo e si nutre con magistralità alla contaminazione musicale; la profonda attitudine punk dei fondatori riaffiora nei momenti più intensi delle composizioni. La tracklist è un viaggio in sé, con titoli che evocano immagini potenti, ricchi di significati e soprattutto carichi di suggestioni: da “Babalon” e “Hollywood Lucifer”, fino a “Magia del popolo”, ogni traccia è pensata per intrattenere, provocare e far riflettere l’ascoltatore. La traccia di apertura “Babalon”, introduce l’ascoltatore in un’atmosfera mistica. I suoni pesanti e avvolgenti creano una sensazione di attesa, richiamando alla mente l’immaginario di rituali e invocazioni. La voce di Gianmaria Rocchi si fa strumento di una preghiera moderna, conferendo profondità al tema centrale dell’album. Con il secondo brano “Candy”, il tono si fa più leggero, ma non meno incisivo. Qui si manifesta un gioco di contrasti tra la dolcezza del titolo e la complessità dei testi, che esplorano le illusioni e le disillusioni della vita. La melodia orecchiabile nasconde un messaggio di introspezione. “Hollywood Lucifier”, è una traccia che si distingue per l’atmosfera quasi cinematografica, con arrangiamenti ricchi e cinematografici. L’immagine di un Lucifer hollywoodiano emerge con potenza, mettendo in luce le ambiguità del successo e le sue insidie. La chitarra di Enea Castellini aggiunge una dimensione di intensità emotiva. Un altro brano evocativo del disco “Marea Notturna” è un crescendo di emozioni. La strumentazione si intreccia in un abbraccio avvolgente, con il testo che esplora le maree dell’esistenza, un tema ricorrente nel pensiero umano. Con “W.A.T.W”, il ritmo accelera, portando l’ascoltatore in una danza frenetica. La ripetizione nel testo riflette una sensazione di urgenza, evocando i conflitti interni che ciascuno di noi porta con sé, con un sapiente uso della dinamica. “Fondiamo una setta”, il titolo stesso suscita curiosità e intrigo. La canzone è un atto di ribellione, un inno alla libertà creativa e all’indipendenza espressiva. Gli arrangiamenti complessi riflettono la densità del concetto di comunità e di appartenenza. “Hyper Chaos” si immerge in un terreno sonico denso e stratificato. La traccia rappresenta una rievocazione di forze primordiali, con ritmi sincopati e melodie dissonanti che trasmettono una sensazione di frenesia e potere distruttivo. La voce di Rocchi in questo contesto si fa più eterea, quasi surreale. “La ballata di Jack Parsons”, e un tributo diretto al leggendario Jack Parsons, questo brano racconta la sua storia con una delicatezza lirica. I riferimenti storici e culturali si amalgamano in un racconto profondo, dove l’arte si mescola all’occulto. “Magia del popolo” ci trasporta nella conclusione dell’album, esso rappresenta la celebrazione di una magia accessibile a tutti. La traccia racchiude l’essenza di un viaggio che ha intrecciato il sacro e il profano, e invita l’ascoltatore a riconoscerne la propria magia interiore. In conclusione, “Moonchild” non è solo un album, ma una vera e propria esplorazione del divino e dell’umano, una ricerca di identità e libertà attraverso suoni e storie che, pur affondando le radici nel passato, parlano con voce forte e chiara alle nuove generazioni. Con la speranza di ispirare e incantare chiunque si avvicini a questa opera, Le Astronavi dimostrano che la musica ha il potere di unire il reale e il metafisico, facendo del loro ultimo lavoro un contributo significativo nel panorama musicale contemporaneo.



