Intervista a Mario Franceschini: compositore e pianista emozionale. “Afiba” il suo ultimo singolo.



Mario Franceschini è un musicista versatile con una laurea in Discipline della Musica, diplomato in Musicoterapia, tastierista e cantante del Duo Aguas. Ha suonato in tour con Sandro Giacobbe e collabora come pianista e cantante in varie formazioni. Insegnante di canto moderno, pianoforte e tastiere, è anche presidente dell’Associazione “Il Mio Canto Libero” e compositore di musiche per film e progetti di rilassamento.

Abbiamo incontrato l’artista per una intervista esclusiva che riportiamo di seguito.

Benvenuto Mario e grazie per questa intervista.

1.     C’è stato qualche episodio particolare che ti fatto sentire l’esigenza di comporre? Quale è stato quindi il tuo percorso formativo e cosa ti ha formato maggiormente?
L’esigenza di comporre è scaturita in me quando ero molto giovane e negli anni di formazione musicale. L’ho sempre fatto anche se, per varie ragioni, in modo discontinuo. Oggi è per me la cosa più importante. Il mio percorso formativo è piuttosto lungo: studi di pianoforte, organo e armonia, laurea in discipline della musica (DAMS – Bologna), diploma in Musicoterapia: tutto questo mi ha dato basi piuttosto solide, ma ciò che forse ha contribuito maggiormente a creare il mio stile odierno, è stata l’esperienza da musicista professionista svolta nei più diversi campi musicali: dalla musica sacra, al rock, al pianobar , alla musica classica ed altro, quindi l’incontro e la collaborazione con tanti musicisti provenienti da esperienze diversissime. Poi l’ascolto e analisi di tanta musica. Mi considero un ascoltatore onnivoro, ho esplorato ovunque.

2.     A breve uscirà il tuo nuovo disco, preceduto dal singolo “Afiba”. Puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?
Dopo anni dedicati alle più svariate tipologie di tastiere e macchine produttrici di suoni, e al canto, ho desiderato tornare al mio primo ed essenziale amore: il pianoforte.
Molte cose sono accadute ed accadono intorno a me in questo folle mondo, ma solo alcune, pochissime, hanno avuto la forza di entrare e rimanere dentro di me: queste rappresentano la fonte di ispirazione della mia musica. Il casuale ma combinato volo di uccelli, la frase di una canzone, un viaggio, la visione di un bellissimo film, ed altro che lascio scoprire ed immaginare a chi vorrà ascoltare, con la mente libera.

3.     Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?
Buona parte del materiale utilizzato è stato da me scritto e abbozzato in diversi anni, ma dalla decisione di produrre un album alla sua effettiva realizzazione è trascorso circa un anno.

4.     Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?
In realtà credo sia più facile che nel passato. Innanzi tutto l’attuale tecnologia permette la realizzazione di un master a costi accessibili (in passato solo per entrare in uno studio di registrazione, se non eri appoggiato ad una etichetta discografica, ci voleva un mutuo). In più l’attuale esistenza di molte etichette indipendenti, meno legate al mainstream, sensibili a progetti alternativi, rende possibile la pubblicazione anche di musica, per così dire, di nicchia. A questo si aggiunge la possibilità di utilizzare numerosissime piattaforme, attraverso le quali le nuove produzioni musicali hanno una distribuzione potenzialmente planetaria.

5.     Ci sono tra i tuoi lavori alcuni che ti rappresentano maggiormente?
Tutti i miei lavori mi rappresentano in pieno. Non potrebbe essere altrimenti. Non sono in grado di scrivere musica “oggettiva”, impersonale, accademica o dettata da mode.

6.     Quanto c’è di personale nelle tue composizioni?
Come dicevo prima, c’è moltissimo di personale, ogni brano racchiude in sè un di pezzo me, della mia vita, un’emozione, anche un solo istante, ma incancellabile.

7.     Sei una artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?
Se avessi tempo a disposizione, potrei scrivere un pezzo al giorno. Non sono certo le idee e gli stimoli che mi mancano, ma il TEMPO. Questa entità onnipresente nella vita di tutti gli esseri, l’universo stesso è regolato dallo scorrere del tempo, e la musica ne è la rappresentazione terrena più sublime. Ho affrontato questo tema nel brano “Il Tempo non ha più Tempo”, tratto dal disco che sta per uscire.

8.     Ci sono degli autori che hanno avuto o che hanno influenza sul tuo modo di scrivere?
Sono molti gli autori che influenzano il mio stile. Partendo da i maggiori compositori barocco/classico/romantici/impressionisti, principalmente mi hanno influenzato i minimalisti non estremi come Philip Glass e Michael Nyman, e poi il rock progressivo degli anni ’70.

9.     Oggigiorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica, secondo te, si è aperta al mondo?
Adoro la contaminazione, cerco di praticarla nella mia musica, anche perchè credo sia una delle risorse fondamentali per il compositore odierno, che opera in un periodo storico / Musicale nel quale è già stato scritto praticamente tutto e sperimentato lo sperimentabile. Certamente la musica si è aperta al mondo, oggi sarebbe inconcepibile rimanersene nel proprio ristretto orizzonte provinciale o anche nazionale o etnico. Nel villaggio globale anche la musica è globale (senza necessariamente essere globalizzata). Il mio sogno è che la mia musica possa essere piacevolmente ascoltata da un italiano quanto da un indiano, da un neozelandese, da un ghanese ecc… ma ho ancora tanta strada da fare.

10.  Come vedi l’utilizzo della tecnologia nella musica di oggi?
Pur essendo io affezionato all’analogico, credo che la tecnologia sia preziosa per il compositore di oggi. Rende tutto più accessibile e senza troppe perdite di tempo. L’importante è non diventarne schiavi, e soprattutto non farsi sostituire da essa, in particolare per quanto riguarda creatività e originalità. Il ricorso massiccio al pre-confezionato, alle combinazioni standard di suoni, ritmi e forme, rende, molta della musica prodotta oggi, piatta, anonima e inespressiva. Si tratta più di assemblaggio industriale che di creazione artistica.

11.  Spesso gli artisti vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Che progetti hai in proposito?
In realtà quando termino un lavoro, a volte anche già durante le ultime fasi, la mio pensiero si dirige oltre. Ad esempio ora che sta uscendo “Intorno a Me, Dentro di Me”, sto già lavorando al prossimo progetto. Il futuro non mi spaventa affatto, spero solo di poter scrivere ancora molto (il famoso fattore TEMPO). Quanto al prossimo progetto sarà ispirato ad una leggenda che mi tocca molto.

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.

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