INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA BAND ABRUZZESE METANOIA

I Metanoia nascono a Giulianova e nel 2019 pubblicano il primo album “L’Equilibrio dei numeri primi“. Nel 2020, collaborano con Luigi Tarquini e Federico Fontana di Alti Records, creando canzoni pop internazionali. Pubblicano singoli come “VIVI”, “Cioccolata” e “Venere”, guadagnando riconoscimenti e suonando oltre 100 concerti, condividendo il palco con artisti come Meganoidi e Cisco. Nel 2022, entrano in LaPop e rilasciano i singoli “Mezzanotte”, “Lato Sud”, “Milano” e “Mezzanotte (Acoustic Version)”, oltre all’album “64018” nel marzo 2023.

Potete parlarci un po’ di voi? Com’è nato il nome della band? Cosa ha ispirato il titolo del vostro nuovo EP “Se non fosse tutto qui?”? Potete parlarci dei vostri album precedenti “64018” del 2023 e l’album d’esordio La teoria dei numeri primi” del 2019?

Siamo la band Metanoia, nata nel 2014 a Tortoreto (TE) e composta da ragazzi che hanno iniziato con la voglia di raccontarsi e raccontare la realtà attorno a loro. La musica è stata il nostro punto di partenza per condividere emozioni, sogni, contraddizioni, e farlo insieme è stata una scelta di vita. Il nome “Metanoia” viene dal greco e significa “cambiamento del modo di pensare”. Ci rappresenta bene: ogni brano è per noi un modo per guardare dentro, riflettere, evolvere. È la voglia di trasformazione che abbiamo portato fin dall’inizio. Il titolo del nostro nuovo EP Se non fosse tutto qui? racchiude una domanda che ci facciamo spesso: e se la vita non fosse solo quello che vediamo ogni giorno? È la ricerca di qualcosa in più dietro la superficie, una riflessione su ciò che resta e su ciò che può ancora accadere, oltre le abitudini e i limiti che ci siamo dati. Per quanto riguarda i nostri lavori precedenti: il primo album, L’equilibrio dei numeri primi (2019), rappresenta la nostra fase iniziale, un esperimento sincero che ha dato forma al nostro suono e alle nostre idee. Il titolo richiama l’idea di equilibrio tra elementi diversi (temi, generi, emozioni) e rispecchia quello che eravamo in quel momento. Il secondo album, 64018 (2023), segna un’evoluzione: il titolo è il CAP del nostro paese natio, Tortoreto, ed esprime il legame con la nostra terra e le nostre radici. È un album che parla di noi, delle nostre esperienze vere, delle emozioni vissute in prima persona: un viaggio nelle stanze della vita, senza fermate, solo tappe.

2) Quali emozioni volevate esprimere attraverso il singolo “MI SONO ROTTO IL C***O”?

Una sana ma controllata rabbia, che deriva dal mondo del lavoro intorno a noi. Lavoro che per noi ragazzi sembra essere un sogno, con stipendi ridicoli e condizioni lavorative oscene. Ci viene sempre chiesto di adattarci, fare sacrifici, aspettare, ma sincerante basta, ci siamo rotti! In Italia studiare ed investire sul futuro sembra una colpa.

3) Come descrivereste l’evoluzione musicale della band dalla vostra formazione ad oggi?

Una grandissima evoluzione, siamo passati dall’essere band di amici nel garage ad essere professionisti, dalle prime prove, piene zeppe di rock, cover e poco studio, siamo finiti ad avere una direzione precisa, tanto studio e le una grande ricercatezza nel suono e nelle parole. Oggi siamo adulti, non abbiamo più 18anni e anche la nostra musica è cambiata con noi.

4) Qual è stato il processo creativo dietro le cinque canzoni del nuovo EP?

Semplicemente ci piace osservare, le nostre vite, quelle degli altri. Ci mettiamo sempre in un angolo a cercare di capire come vanno le cose, che direzione prendono, il perché dietro a tutto e poi ci scriviamo sopra, come un’esigenza continua.

5) In che modo le esperienze personali influenzano i testi della vostra musica?

In modo totale, le nostre canzoni siamo noi, in tutto e per tutto. Dai lutti subiti, alle storie d’amore andate male fino alla sbronza prese e smaltite a fatica.

6) Qual è il messaggio principale che sperate di trasmettere ai vostri fan attraverso la vostra musica?

Il messaggio principale è quello di non mollare mai, nonostante tutto e tutti. Di reagire, di cercare sempre un modo per andare avanti, anche se è difficile. Metanoia non è solo il nome della band, ma è un collettivo, un insieme di persone che sa che la vita è difficile, ma non molla mai, a volte anche sbattendo i pugni sul tavolo, ma non molla mai.

7) Come avete scelto il vostro produttore, Etrusko, e quale impatto ha avuto sul suono del vostro EP?

Con lui collaboriamo da anni per fortuna. Prima di lui faticavamo ad essere a fuoco, ad avere una direzione precisa, soprattutto nei suoni, eravamo molto più grezzi. L’EP non è il primo lavoro fatto con lui, quindi per noi è stato facile e naturale scriverlo insieme. Il suo impatto è davvero grande, sempre professionale, con un gusto autentico.

8) Cosa significa per voi “essere autentici” nella musica?

Significa non scimmiottare nessuno, ma avere un’identità precisa, uno stile riconoscibile, una foto che non sbiadisce. È quella cosa che quando senti un brano dici “ah ma sono loro!” e tutto si ricollega. Essere autentici significa anche essere veri, non avere filtri e parlare dal cuore.

9) Quali sfide avete affrontato durante i vostri concerti in giro per l’Italia?

Sicuramente il farsi conoscere, il convincere le persone. Andare in un club o in una piazza dove ti conoscono in pochi è una sfida, devi convincere loro a rimanere e altri ad iniziare ad ascoltarti e farlo con gli inediti è difficile, ma è la parte più divertente.

10) Cosa avete in programma per il futuro dopo la pubblicazione dell’EP?

Dopo questo EP ragioniamo bene sulle canzoni che abbiamo, quelle escluse e poi vogliamo suonare tanto. Questo è un disco che live esce alla grande e noi, da bravi animali da palco, non vediamo l’ora di suonare e sporcarci le mani con i ferri del mestiere.

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