È appena uscito l’album d’esordio del pianista e compositore Luigi Marzano dal titolo “Essenziale”. Luigi Marzano nasce il 5 dicembre 1987 ad Aversa, città della provincia di Caserta. Laureatosi in pianoforte classico nel 2016, al conservatorio di musica “San Pietro a Majella di Napoli, sotto la guida del M° Angelina Le Piane. Ha svolto numerosi concerti sia come pianista accompagnatore sia come pianista solista. L’ultimo concerto da solista è quello svolto nell’ambito dello Jommelli Cimarosa Festival, tenutosi a Casa Cimarosa nell’aprile 2019. Dall’età di 18 anni scrive anche poesie. È stato vincitore dell’ottava edizione del concorso di poesia “Pensieri di…versi” e della quinta edizione del Premio Letterario Nazionale “C. Bukowski”. Nell’ottobre 2018 ha pubblicato una silloge di poesie dal titolo “Poesie dall’etere di un poeta riconosciuto”, edito dalla casa editrice Giovane Holden. Attualmente, oltre a scrivere poesie, insegna pianoforte e si esibisce in concerto. Abbiamo incontrato Luigi per una intervista che riportiamo di seguito.
Benvenuto Luigi e grazie per questa intervista.
1. C’è stato qualche episodio particolare che ti fatto sentire l’esigenza di comporre? Quale è stato quindi il tuo percorso formativo e cosa ti ha formato maggiormente?
Che io ricordi, fin da piccolissimo, ogni volta che sedevo al pianoforte, mi divertivo a ricercare melodie. Molto probabilmente, quest’inclinazione che poi è diventata effettivamente un’esigenza, è nata quando ho scoperto il sublime mondo delle colonne sonore, innamorandomene. Difatti, sono cresciuto ascoltando i grandi compositori come: John Williams, James Horner, Thomas Newman e, ovviamente, lo straordinario Ennio Morricone. Per quanto riguarda il mio percorso formativo, penso che un compositore non conosca mai la parola “fine”. Dunque, non posso parlare di ciò che è stato, ma solo di ciò che probabilmente sarò. Sicuramente, alla base della mia formazione, oltre allo studio dell’armonia e del pianoforte, c’è tanto ascolto.
2. È da poco uscito il tuo nuovo album “Essenziale”, puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?
Certamente. “Essenziale” è un album che esprime l’esigenza della mia anima a voler tentare un incontro con la bellezza in sé. Ogni brano è una sorta di porta verso di essa, verso l’Uno- Dio. Io credo che gli artisti non siano altro che dei messaggeri di un linguaggio divino, un linguaggio divino che diviene materia attraverso l’arte. Essenziale è dunque un modo di essere nel mondo; il mio modo di essere nel mondo.
3. Quanto tempo c’è voluto per preparare il brano nelle sue varie fasi?
Non so mai davvero quando è concluso un brano; sono sempre alla ricerca di qualcosa di più bello.
4. Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?
No, non credo sia difficile pubblicare un disco. Piuttosto “difficile” è esprimere concetti differenti da quelli già conosciuti.
5. Ci sono tra i tuoi lavori alcuni che ti rappresentano maggiormente?
Non saprei, ogni lavoro rappresenta una parte di me.
6. Quanto c’è di personale nelle tue composizioni?
È una domanda non molto semplice. Ogni compositore, così come ogni artista, in qualche modo si somiglia, forse perché in realtà siamo un’unica essenza. Se c’è qualcosa di personale, è sicuramente legato alla mia “personale” esperienza di vita.
7. Sei un artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?
Ci sono periodi in cui sono molto ispirato e altri, invece, dove ho bisogno di tempo per poter riempire l’anima e poi riuscire a dire qualcosa.
8. Ci sono degli autori che hanno avuto o che hanno influenza sul tuo modo di scrivere?
Sì, ci sono molti autori che m’influenzano. Oltre ai compositori che ho elencato prima, nella mia musica c’è sicuramente il romanticismo del poetico Chopin e un po’ di eleganza del favoloso Mozart. Vorrei aggiungere anche un autore più vicino a noi: il magico Ryuichi Sakamoto.
9. Oggigiorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica, secondo te, si è aperta al mondo?
Sì, oggi la musica è senza dubbio più aperta al mondo e la testimonianza ci viene data non solo dalle singole contaminazioni, ma anche dai diversi “featuring” che vediamo e ascoltiamo.
10. Come vedi l’utilizzo della tecnologia nella musica di oggi?
La tecnologia è un mezzo che ci dona il modo di trovare soluzioni differenti, dunque è importante poterla integrare. Però, ciò su cui non sono d’accordo, è quando la tecnologia sostituisce completamente il musicista, facendogli ottenere in maniera troppo facile dei risultati. Rendere facili le cose, non è sempre una cosa positiva, perché, il più delle volte vuol dire abbandonare un certo percorso di crescita e di autenticità. Quindi, secondo me, la tecnologia non dovrebbe mai sostituire completamente il musicista, ma solo essere un mezzo per decorare ulteriormente le sue idee.
11. Spesso gli artisti vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Che progetti hai in proposito?
Purtroppo è vero, gli artisti essendo degli eterni sognatori, vivono molto intensamente le emozioni del presente, dimenticandosi dei rischi del futuro. Devo dire comunque che il futuro mi spaventa in parte, questo perché sono dell’idea che il futuro non esista, se non come conseguenza del nostro presente. Tuttavia, mi piacerebbe citare un piccolo frammento di un insegnamento, a me molto caro, tratto dal vangelo di Matteo: “Non preoccupatevi troppo dicendo: “Cosa mangeremo? Che cosa berremo? Come ci vestiremo?”. Sono quelli che non conoscono Dio, che cercano sempre tutte queste cose”.
Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato!