Un’avvincente e fruttuosa intervista ai The Fottutissimi

Ancora una volta i The Fottutissimi, band marchigiana con all’attivo ben 4 CD ed un EP, e tantissimi concerti in tutta Italia, si lasciano guidare dalla sensibilità musicale di Davide Lucarelli nel nuovo brano “She’s Not Enough”. Ringraziamo infinitamente la band per averci donato quest’avvincente e fruttuosa intervista che riportiamo di seguito.

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Il mondo brucia in preda ad un inarrestabile surriscaldamento globale, la società è invasa dall’individualismo più sfrenato. Non pensate anche voi che essere fottuti (anzi fottutissimi!) sia una logica presa di coscienza? Diciamo che il giorno che ci siamo “battezzati” non è che eravamo proprio pervasi dalla positività. Nonostante questo nome, che ami o odi, suoniamo insieme da venti anni. Negli ultimi si è unito alla band Davide, con lui abbiamo iniziato a provare a fare un po’ più sul serio.

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Dopo anni di cover e concerti in giro per tutta Italia se non avessimo iniziato a produrre musica nostra ci saremmo sciolti. Abbiamo sempre ammirato chi riusciva a dare alla propria musica la stessa importanza riservata a pezzi più famosi e blasonati. In Italia c’è questa cultura che suonare nei locali significa fare cover! È una distorsione che purtroppo limita molto lo scenario musicale. Bisogna imparare a proporre i propri brani anche se suoni davanti a quattro anziani del baretto sotto casa.

3) “She’s not enough” è uscito il 30 luglio del 2021, potete parlarci di questo brano? Come vi è arrivata l’ispirazione di questa esplosiva canzone?

Abbiamo osato tornando alle nostre origini di band che aveva voglia di comunicare la propria energia ancor prima che testi troppo ragionati ed introspettivi. Quelli di “She’s not Enough” sono i The Fottutissimi più veri.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del singolo?

Circa tre mesi, ma considerate che non siamo professionisti e questo significa mixare il nostro impegno musicale con la quotidianità.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un singolo e un disco?

In verità è semplicissimo. Oggi fai tutto da solo. Te ne sbatti di trovare l’etichetta, il produttore. Ci sono tutti gli strumenti tecnologici per dare in pasto la tua musica all’intero mondo. Poi farla arrivare a tanti è un po’ più difficile, ma a noi non corre dietro nessuno. Chi ci scopre ci gusta per ciò che siamo, chi ancora non ci ha scoperto ha tutto il tempo di farlo con calma.

6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica?

Ci manca il live, la spensieratezza. La band a giorni è in profonda crisi ed una boccata d’aria di un periodo senza troppi pensieri ci farebbe davvero bene.

7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?

In ordine: She’s not enough, She’s not enough e She’s not enough! Ma poi anche “Daniela”, “Mama” e “La gente normale”, “Beatles song” e “Passo la Croce”. Tratti dai nostri precedenti album.

8)Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

Tutto è personale nelle nostre canzoni.

9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

A dire il vero siamo una band abbastanza produttiva in relazione anche al tempo che possiamo dedicare ai nostri progetti musicali. Quattro dischi. Un EP e quest’ultimo singolo all’attivo non sono poi male.

10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

Qui andiamo sul complicato! Possiamo paragonare queste due cose alla differenza che per noi ce tra fare un album e suonare live. Sono due attività complementari non uguali. Un pezzo live per noi non è detto che debba essere la fotocopia del disco, anzi semmai una sua estensione.

11) Che attrezzatura usate per comporre la vostra musica?

Incidiamo su registratori multi-traccia tutto ciò che ci viene in mente. Quanto siamo pronti andiamo in studio e da lì non capiamo più poco di tutte quelle diavolerie. Siamo attenti ai suoni dei nostri strumenti. Li ricerchiano, ma poi sono i nostri tecnici, nel caso Michele Bellagamba che ha curato l’ultimo singolo a fare questo sporco lavoro.

12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?

La tecnologia aiuta a far un grande “Meltin pot” di tutto e questo ci piace. Poi è altrettanto vero però che ognuno di noi è più o meno ancorato ad un suo genere di appartenenza ed ha imparato a fare il massimo in quello.

13) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Un’opportunità. Poi rimane il fatto che se non vali un cazzo i miracoli li ha fatti una sola volta qualcuno e forse non ne siamo nemmeno tanto sicuri!

14) Il ruolo delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) delle band di oggi e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?

Allora, la politica spaventa. Per prendere posizione devi essere all’altezza, conoscere, sapere, altrimenti sei alla stregua di una delle tante chiacchiere da bar. Consci dei nostri limiti e non volendo essere l’ennesima voce superficiale ce ne stiamo lontani. Chi fa musica originale è invece creativo per antonomasia senza bisogno di ulteriori spiegazioni e arricchisce la società in cui vive con le sue creazioni.

15) Come pensate che le composizioni contemporanee possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio?

Sinceramente ci pensiamo poco o meglio dire che le volte che lo abbiamo fatto è stato un disastro. Se non fai più quello che senti ma inizi a pensare a ciò che pensi sia meglio fare è di sicuro l’inizio della fine della tua band.

16) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Non fate come noi che son vent’anni che siamo qua a forza di farci tanti problemi su tutto siamo sempre rimasti un po’ troppo ancorati al palo. Le parole chiavi sono: crederci, pazienza e soprattutto essere spavaldi nella proposta.

17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Il futuro ci spaventa molto. Per questo siamo in terapia da anni e abbiamo scelto un nome che ogni volta ci ricorda di non illuderci troppo perché in fin dei conti siamo e rimaniamo a prescindere da tutto: fottutissimi.

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