MARCO CIGNOLI: “COCCODRILLO BIANCO”, UN PERFETTO TURBINE DI PENSIERI ED EMOZIONI SUSSEGUITE A RITMO DI ELETTRO-DANCE E SYNTH-POP PER VIVERE MEGLIO

Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “Coccodrillo bianco”, album d’esordio del cantautore e conduttore televisivo pavese Marco Cignoli. Il disco è stato inciso da Jab Media e co-prodotto insieme a Daniele Saibene (presente nell’ultimo brano di questo disco), voce del gruppo indie Le Tendenze. “Coccodrillo bianco” presenta nove tracce innovative, entusiasmanti e intimiste. Il disco utilizza un mix di elettro-dance e synth-pop assolutamente di prim’ordine. “Coccodrillo bianco” è un lavoro discografico che prende di petto tutte le bruttezze le ingiustizie e le ipocrisie he si parano lungo tutto il nostro cammino. Il primo brano “Mi devo abituare” rende partecipe l’ascoltatore immediatamente grazie al suo corposo sound drum’n’bass e dream pop ipnotizzante. Sentiremo un Cignoli avvolgente, frequenze basse abbondanti, synth elettrizzante. Il testo di “Mi devo abituare”, pone l’accento su un amore non corrisposto e le conseguenze deleterie che ne conseguono: solitudine, sentimento di rifiuto, impatto sulla propria autostima, profonda sofferenza. C’è la consapevolezza di doversi abituare, ma gli occhi della persona amata fanno sentire intrappolati in un sentimento intenso senza via d’uscita. Il secondo brano “Cercala la notte”, presenta un’eccellente fattura sonora, di stampo elettro-pop: frequenze basse consistenti che pulsano senza sosta, un synth magico, un Cignoli da mille e una notte. “Cercala la notte”, riesce a metterci di buon umore, grazie alla sua dimensione sonora onirica, è traccia audio dedicata a tutti i “figli della notte”, coloro che amano la vita che inizia con l’arrivo dell’oscurità, idealmente dopo il tramonto, quando ogni cosa cambia colore e carattere. Silenzi, rumori, sguardi, luoghi, tutto si trasforma durante la notte, che è foriera di opportunità ed occasioni tanto quanto il giorno, ma meno legata alle convenzioni. Allo stesso tempo diventa un invito alla ricerca e all’accettazione del proprio “io” più nascosto e represso, alla libertà di essere sé stessi con orgoglio e coraggio, alla ricerca delle parti più “notturne” del proprio essere, che sono spesso anche le più autentiche. Il terzo brano “Invece scrivo canzoni”, è un brano: dance, autoironico ma profondo del cantautore pavese. “Invece scrivo canzoni”, infondo invita a credere nei propri sogni, in sé stessi senza dar peso a quello che glia altri pensano di noi. Il quarto brano “Tamburo”, è un brano rock e hip-hop cantato insieme al validissimo rapper Berdix. Questa traccia, racconta la convivenza con gli attacchi di panico e i disturbi d’ansia del cantautore. “Tamburo”, porta con sé un’altra ventata di freschezza con: chitarre rassicuranti, un basso accogliente, una batteria avvincente, un Cignoli travolgente, un Berdix magnetico. Il quinto brano “Autunno centrale”, pone l’accento sul vuoto incolmabile, sulla depressione e la sofferenza. “Autunno centrale”, presenta un delizioso dream pop cullante e mai banale, l’ascolto della traccia scorre agevolmente e senza tentennamenti. Il sesto brano “Menu kebab”, narra lo sconforto di quando apparentemente non esiste o non si è in grado di trovare alcun appiglio, il cibo può diventare l’unico rimedio al male di vivere. Nonostante tutto “Menù kebab”, è una canzone volitiva che lascia spazio alla speranza, la voglia di imparare a “volare alto”, riprendere in mano la propria vita, abbandonando gli spazi angusti, bui e opprimenti del malessere interiore. “Menù kebab” affascina con la sua intro acustica che successivamente esplode in un puro e magistrale sound elettro-dance. Il settimo brano “Bulgaria”, presenta un elettrizzante e accattivante reggaeton, qui si canta di un rapporto deleterio ma accompagnato da un sound apprezzabilissimo e e ballabile, il tutto volto a stemperare al meglio il clima di alta tensione emotiva. Nel penultimo brano “Utopia”, ritroviamo il delicato tema dell’amore non corrisposto. “Utopia”, sprigiona pur sempre un clima sonoro favolosamente rilassante e allo stesso tempo nostalgico. Chiudiamo il disco con l’ultimo brano “Che ca**o sto dicendo”, è un ottimo brano scanzonato, autocritico e sensazionale. “Che ca**o sto dicendo” è anche una canzone che racconta: il proprio malessere, dell’esigenza di scrivere canzoni, di condividerle, sul sottoporsi ai giudizi degli altri e di sé stessi e a tutto ciò che comporta l’essere creativi privatamente e a livello pubblico. Ebbene sì Cignoli e il suo primo lavoro discografico sono promossi a pieni voti; i testi e le sonorità adottate da Cignoli risultano origini, affascinanti e sinceri.

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