SASHA VINCI: “MERCURIO”, UN TRAVOLGENTE ED EMOZIONANTE ESORDIO DISCOGRAFICO, UN AUTENTICO SOSTEGNO EMOTIVO PER L’INTERA UMANITÀ

Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “Mercurio”, debut album del cantautore siciliano Sasha Vinci in collaborazione con il musicista Vincent Migliorisi, co-autore dei brani, e con il sostegno di aA29 Project Room. L’album è uscito il 3 maggio 2021. Per chi ama trovare a tutti costi degli artisti di riferimento per Sasha Vinci, possiamo dirvi che li amanti di Francesco Guccini e Baustelle, ne resteranno estremamente soddisfatti. “Mercurio” contiene nove brani salvifici, illuminanti, vividi e vibranti. Il disco sprigiona un genere cantautoriale, indie pop, indie rock, pop rock, folk e sperimentale. Questo lavoro discografico scuote l’attuale anima sociopolitica in cui siamo immersi, una coraggiosa e poderosa denuncia ad un sistema sociale ormai lastricato da menzogne e contraddizioni continue, una collettività corrotta da condizioni estremizzate di becero capitalismo e utilitarismo inumano. “Mercurio”, è un progetto discografico di prim’ordine che riesce ad indorare la pillola, grazie anche al canto gentile di Vinci e ad un comparto sonoro vellutato e distensivo. Il primo brano “Castelli di rabbia”, è un brano pop rock sensazionale e immaginifico, ascolteremo a nostra volta un Vinci fenomenale. “Castelli di rabbia”, trasmette un sentimento positivo di rivalsa e di una nuova dignità dell’essere umano, alimentando la reazione potente contro le ingiustizie, le oscenità e i soprusi del presente. Il secondo brano “Il magnifico volo” narra di un amore spezzato, finito, narrato da una musica che invece dà un piacevole senso di trasporto e di slancio, verso qualcosa di nuovo che sta per iniziare. Una necessità, quella di volare, anche solo con la mente, che porta a contraddire e contrastare ciò che abbiamo di più contingente e fisico e da cui non possiamo separarci: il nostro corpo, con il suo peso. “Il magnifico volo”, irradia speranza e fiducia in sé stessi, merito di un Vinci poetico e dal canto soave. Il terzo brano “Non ho paura”, descrive la paura, una costante dell’essere umano che avverte la precarietà e l’incertezza del presente. Nel testo l’autore evoca delle immagini forti e tragiche come quando parla di “carne di sale”, un riferimento alle migliaia di morti del Mediterraneo, di cui egli è geograficamente testimone o di “una cattedrale che crolla”, metafora di una fede in declino e di una spiritualità perduta. Da un’atmosfera inquieta iniziale emerge il delay di una chitarra che traghetta l’ascoltatore verso un approdo sicuro, dove il leitmotiv “Non ho paura” restituisce fiducia ed esorcizza lo stesso sentimento. “Non ho paura”, rapisce l’ascoltatore con estrema naturalezza e lo immerge in dimensione anche contemplativa, è senza ombra di dubbio un brano delicato e per certi versi distensivo nel suo sound dream pop soffice e sagacemente fluttuante, qui Vinci si presenta brillante e profondo. Il quarto brano “Mercurio”, è un brano di pace, di coesione e cooperazione sociale, “Mercurio” è a sua volta un autentico sostegno emotivo per l’intera umanità. Oltre al testo di “Mercurio”, abbiamo a che fare anche con un rilassante pop dance esaustivo e solenne, sentiremo un Vinci appassionato. La quinta canzone “Un giorno senza ore”, è un’energica e nitida rock-ballad, dove viene ritratta una società frammentata che gioca su antitesi e contraddizioni, con qualche sfumatura grottesca. Tra i versi ricorrono immagini forti e taglienti: il cittadino “condannato all’obbedienza”, o la “lingua tra le gambe per placare una pena”, una scena che ricorda le torture e le deformazioni a cui sono soggetti i corpi nei dipinti di Bosch. Ancora una volta un riferimento a Pasolini, “il petalo incarnato alla croce”, un’associazione impossibile, che ricorda la Passione di Cristo, attraverso un simbolo estremamente delicato e puro. “Un giorno senza ore”, sebbene denunci le innumerevoli anomalie, contraddizioni e avarie del tessuto politico e sociale, si avvale di un sound rock pop scintillante e con un Vinci ardente e riflessivo. Il sesto brano “Penna e calamaio” risulta avvincente, creativo, artistico e poetico. “Penna e calamaio”, condivide con noi un Vinci impressionante, dal canto felpato e rasserenante, dicasi lo stesso per lo splendido sound folk rock. Il settimo brano “Poesia della crudeltà” è un omaggio a Antonin Artaud e ai suoi versi dissacranti e anarchici. “Ho detto crudeltà come avrei detto vita” – afferma il poeta, drammaturgo e attore francese, per il quale la parola era fonte di conoscenza suprema degli aspetti violenti e al contempo sublimi della realtà. Anche l’artista non stempera i toni, dice il vero senza filtri né attenuazioni, perché la vita va presa nel suo impeto e nel suo incessante cambiamento. Nonostante il riferimento incontestabile alla cruda realtà, la canzone si chiude parlando d’amore. “Poesia della crudeltà” intreccia un sapiente mix folk country, donando al brano un sound bucolico, accompagnato a sua volta da un Vinci sensibile e ispirato. Il penultimo brano “Silenzio” viene accentuata l’indole dell’artista che è abituato a ricercare continuamente e instancabilmente qualcosa di nuovo, nuove forme di sperimentazione, quasi fosse un assillo e un’ossessione che gli nasce da dentro e a cui non può rinunciare. Il silenzio è un passaggio intermedio di questa ricerca frenetica, è “deforme” perché non realmente riconosciuto e compreso dall’artista. Musicalmente è un omaggio alla wave degli anni ’80, con l’uso abbondante di delay sulle chitarre e sintetizzatori volutamente “poco” evoluti. “Il silenzio” è una traccia onirica, avendo per protagonista un Vinci sublime, accompagnato a sua volta da una wave attraente e ipnotica. L’ultimo brano “Occhi alle stelle” si presenta genuinamente e magicamente incalzante e soffuso, questo per descrivere la contemporaneità, con le sue ombre, le colpe dell’essere umano e le rispettive condanne, le note tragiche e le distopie. È un attraversare tutto questo malessere, fino ad emergere dagli abissi dell’Inferno e alzare lo sguardo per “riveder le stelle”, come direbbe Dante. Volgere gli occhi al cielo stellato diventa dunque un gesto di elevazione e di riscatto della condizione umana, spesso miserabile, ancora possibile. L’animo può ancora nobilitarsi. Sebbene sia un disco dell’anno scorso, siamo orgogliosi e appagati, Sasha Vinci produce brani e testi indissolubili, poetici e ottimamente curati, elogiare questo splendido artista è veramente cosa buona e giusta, la lode è strameritata.

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