RICHARD AARDEN: “RICHARD J AARDEN”, UN ALBUM IMMACOLATO E CONFORTANTE

Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “Richard J Aarden”, l’album del cantautore italo-olandese Aarden. Il disco è uscito il 13 maggio 2022 prodotto dall’etichetta Metatron. Il disco contiene nove brani: eterei, emotivi e rasserenanti. Per chi desidera a tutti i costi un riferimento artistico, possiamo dire che i fan dei Low Roar, Gary Jules, Richard Ashcroft e Imogen Heap ne resteranno estasiati. “Richard J Aarden”, trasporta gli ascoltatori in una dimensione altamente onirica e suggestiva, è l’entrata verso un’illimitata immaginazione, è come quando prima di aprire una qualsiasi porta… riusciamo a percepire che ci sia un mondo pieno di possibilità che si nasconde dietro di essa, ma finché non viene aperta… non si realizzano. Questo lavoro discografico fornisce un profondo potenziale alle nostre menti, riuscendo a mettere d’accordo chiunque. L’album abbraccia, miscela sapientemente e incanta con: ambient, folk, soft rock, acoustic. Partendo dal primo brano “DD. MM. YY” possiamo notare un soffuso e sensazionale ambient, riprodotto da: un pianoforte celestiale, un synth stupendo, un Aarden profondo e vellutato, è una traccia dall’enorme risonanza emotiva, degna di un film o telefilm drammatico. Il secondo brano “Nomadic Head”, è un discorso interiore, una lettera aperta ad una testa nomade, sempre tra le nuvole. “Nomadic Head”, diletta l’ascoltatore con il suo ambient e folk sognante e raggiante, ci troviamo dinnanzi ad un Aarden paradisiaco. Il terzo brano “With no hands”, racchiude un acoustic e rock edificanti, si aggiunge anche un pianoforte leggiadro e un Aarden poetico. “Somewhere I Feel Free Pt I e Pt II”, hanno dalla loro parte ambient ed elettronica di alti livelli, qui si danza e fluttua come non mai, sono tracce ipnotizzanti, liberatorie e salvifiche, dove tutto si può riaggiustare, ascolteremo un Aarden magistrale e commovente. Il sesto brano “Caesar”, è un omaggio allo scrittore e poeta cuneese Cesare Pavese, dove Aarden ha voluto mettere in musica una sua traduzione, abbastanza letterale, di una sua nota del 1936, presente nel diario dello scrittore “Il mestiere di vivere”. “Caesar” sfoggia un ambient di prim’ordine, un piano ardente, un basso piacevolmente incalzante, chitarre acustiche immaginifiche, un flauto evocativo. Il settimo brano “Voicemail”, racchiude dell’ottimo ambient, soft rock acoustic, violini e chitarre acustiche stimolanti, l’ascoltatore ne resterà rapito, è la traccia della speranza, ci attende un magnifico futuro. Il penultimo brano “Wicker”, è sicuramente il pezzo più positivo dell’album, un accenno di lieto fine, corroborato da un possente e radioso folk rock, siamo in compagnia di un Aarder sempre più prolifico. L’ultimo brano “May you be”, ci cullerà col suo prezioso soft jazz, un Aarden melodico, accompagnato da chitarre acustiche monumentali, un pianoforte da mille e una notte. “May you be”, vuole soltanto essere un augurio sincero per quello che verrà, un mondo più sereno, comprensivo e cooperativo. Aarden ci ha regalato un album contemplativo ma al tempo stesso distensivo e carico di positività, la lode è strameritata, le sonorità fatate e sognanti riaccendono il sorriso e la voglia di vivere alla grande, ci vorrebbero più album così, grazie per averci letto anche oggi.

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...