Seconda intervista esclusiva al cantautore Enomi

Classe 1996, Simone Nocera, in arte Enomi, si avvicina da solo alla musica pop. Un percorso il suo, dove completamente autodidatta alimenta la sua passione e capacità di espressione nel canto, ascoltando e assimilando, a partire dalla giovane adolescenza; le tecniche di diversi cantanti passando da un genere all’altro (pop, classico, rock, rap). Nel 2018 inizia ad esibirsi nei locali del milanese accompagnato dalla sua band. Il 2020 è un anno che lo segna particolarmente dal punto di vista artistico: la sua strada incontra quella dell’etichetta “Dear John Music” di Milano, con la quale firma un contratto ed inizia a porre le basi per un lungo percorso discografico. Nel giugno 2021 arriva la prima pubblicazione su tutti i digital stores con “San Leone”, e poco dopo la pubblicazione del suo secondo singolo con il brano “Non cambia niente”, che aiuta l’artista a raccogliere ottimi consensi e farsi conoscere, a grandi passi, dal grande pubblico streaming. Il 27 maggio del 2022 è uscito su tutte le piattaforme digitali il primo EP di Enomi “Cerco solo un po’ di felicità”. Ringraziamo di cuore Enomi, per averci concesso questa nuova intervista.

1) Puoi raccontarci come componi un’opera?

Premetto che il momento di composizione per me è un momento molto intimo in cui sento la necessità di stare da solo, di ascoltarmi, di pensare, di riflettere e perché no… anche di parlare con me stesso per tirare fuori quello che normalmente non dico. Per comporre non seguo nessun procedimento particolare; semplicemente mi siedo con una chitarra tra le mani o una tastiera vicino e inizio a suonicchiare qualche accordo; non appena sento un suono che mi affascina inizio a farmi trasportare da esso e cerco di capire dove mi porta. Inizio così ad accompagnarmi canticchiando qualche melodia che viene fuori un po’ per immaginazione e un po’ per ispirazione a seconda delle vibrazioni che in quel momento mi trasmette il suono che sto riproducendo. Non appena mi accorgo che qualcosa sta prendendo forma inizio a buttare giù delle parole, che escono fuori di getto senza troppi pensieri astrusi. A volte mi stupisco di come escano fuori così in maniera naturale accompagnandosi perfettamente con la musica. È proprio questa la parte che più mi piace: vedere che tutto funziona come se quel testo aspettasse solo quella musica per essere raccontato e viceversa, come se i pezzi di un puzzle trovassero il pezzo mancante e si unissero incastrandosi perfettamente. Il momento in cui creo e metto insieme i pezzi è quello che mi dà più soddisfazione anche se so che l’opera non è ancora finita; immagino già come potrebbe essere a lavoro completato, cosa potrebbe trasmettere e così via. Insomma comporre un’opera per me diventa ogni volta un piccolo viaggio, con alti e bassi ma capace di dare tanta felicità.

2) “Cerco solo un po’ di felicità” è uscito il 27 maggio del 2022, puoi parlarci dell’EP?

Sono davvero contento per questo lavoro che è uscito pochi giorni fa ma che mi sta già riempiendo di grandi soddisfazioni. “Cerco solo un po’ di felicità” è una grande novità non solo per me ma anche per gli ascoltatori: si tratta del mio primissimo lavoro discografico cantautorale. Per me è una novità soprattutto dal punto di vista artistico: sono cresciuto come interprete, abituato a raccontare in musica le parole e le storie di altri, ad immedesimarmici e a vivere nuove emozioni ma non mi ero mai avvicinato così tanto alla scrittura come ora. Questo EP è stato il perfetto punto di partenza per andare alla scoperta di questa nuova sfumatura musicale che probabilmente mi ha sempre appartenuto ma che non avevo mai provato ad esplorare, forse per timore di non riuscire davvero nell’intento di raccontare ciò che avevo dentro. Ora devo ammettere che un po’ mi pento di non averci provato prima, però come si dice sempre “meglio tardi che mai” Ecco che quindi ho trovato un modo per parlare di me per la prima volta con la sincerità e la sensibilità che tanto mi caratterizzano; da qui la novità per chi mi ascolta: un Enomi che si racconta a cuore aperto, senza filtri. In questo EP sono racchiusi elementi che sono fondamentali nella mia vita: l’amore verso un genitore, l’amicizia, i rapporti con le persone e la quotidianità. Tutto ciò che provo a raccontare è legato da un unico filo conduttore: la felicità. Ho sempre pensato che la società moderna si focalizzi troppo su aspetti della vita che a parer mio risultano essere secondari e che “distraggono” da tutto ciò che in realtà è primario come la felicità o la libertà. Eppure siamo costantemente alla ricerca della felicità, svolgiamo questa ricerca inconsapevolmente proprio perché la felicità è una necessità, un bisogno umano; probabilmente a volte nemmeno ci si accorge di averla trovata perché troppo concentrati su altro…ma ci siamo mai fermati qualche istante a riflettere e a chiederci “Siamo davvero felici? Cosa posso fare per esserlo?”. Forse cercare la felicità con consapevolezza può davvero renderci felici; dare il giusto valore ad ogni piccola cosa può farci capire che infondo siamo fortunati ad avere quello che abbiamo e ad essere quello che siamo. Quando finii di scrivere tutti i brani dell’EP riflessi su questo aspetto e mi resi conto che ogni cosa che cantavo era orientata all’azione di cercare un po’ di felicità. Perché grido la voglia di evadere dalla quotidianità, dalla monotonia? Perché cerco nuovi stimoli che possano rendermi più felice. Perché canto i ricordi e il rapporto tra mamma e figlio? Perché quello con mia mamma è un legame che ogni giorno mi riempie di felicità. “Cerco solo un po’ di felicità” non è solo la ricerca di quest’ultima ma anche la consapevolezza che un po’ di quella felicità la possiedo… e penso che sia un discorso che valga per tutti.

3) Lavori su un pezzo alla volta o su più brani contemporaneamente?

Posso dire di essermi ritrovato a fare entrambe le cose anche se, sicuramente, preferisco dedicarmi a un brano per volta (almeno per ora) in modo da potermi immergere completamente in ciò che voglio raccontare e studiarne la struttura e il suono. Magari in futuro mi troverò a gestire più opere contemporaneamente chi lo sa!

4) Si influenzano a vicenda?

Durante la composizione di questi brani non ho mai pensato di trarre spunto da quello precedente; ho sempre cercato di farmi trasportare in nuove atmosfere e melodie a seconda di ciò che dovevo raccontare creando attorno al brano una propria scenografia. Sicuramente la produzione fatta dei brani, da parte di Marcello Forlani (produttore musicale e artistico nonché Co-founder dell’etichetta discografica Dear John Music) è stata fondamentale e decisiva per cucire il giusto abito che potesse legare a livello di sonorità i quattro brani. Il suo lavoro è sempre magistrale, ci tengo a ringraziarlo immensamente!

5) Come descriveresti il tuo “suono”?

Potrei definirlo limpido, vivido e fresco; o almeno sto lavorando per renderlo tale… semplicemente perché sono tre caratteristiche che mi piace ritrovare anche nei suoni di altri cantanti che ho sempre ascoltato sin da piccolo e da cui ho tratto ispirazione per coltivare la mia passione per la musica.

6) Cosa è cambiato con il tuo nuovo lavoro?

Con questo nuovo lavoro sento che sono cambiate tante cose: non solo interamente ma anche in ciò che mi circonda. In primis sento di aver raggiunto un altro step di crescita che mi rende più sicuro, più deciso, e per certi versi più responsabile nei confronti di tutto ciò che il lavoro con la musica richiede. Questo nuovo lavoro mi ha permesso di scoprire una nuova parte di me, una carta in più da poter giocare e una qualità in più da poter coltivare per crescere ancora e ancora… Esternamente, invece, percepisco un maggior coinvolgimento da parte delle persone che mi ascoltano, da parte di chi mi vive nella quotidianità, da parte di chi apprezza ciò che faccio e la mia musica. Un coinvolgimento che non è fatto solo di parole ma anche di fatti e gesti di affetto e amore nei miei confronti e nella mia musica come mai prima era accaduto. Tutto ciò mi rende davvero orgoglioso e felice.

7) Su cos’altro stai lavorando in questo momento?

Momentaneamente mi sto godendo l’uscita di questo mio primo EP Devo aggiungere però che con DIM ho progettato un 2022 molto ricco e intenso perciò non posso ancora permettermi di andare in vacanza: infatti proprio questo giugno inizierò a lavorare a nuovi brani che faranno parte di progetti ancora più grandi di questo EP! Io non vedo già l’ora.

8) Quali influenze non musicali hanno influenzato maggiormente la tua musica?

Penso che le principali influenze non musicali che hanno influenzato la mia musica siano le esperienze di vita vissute. A volte riconduco melodie e suoni a luoghi, ambienti che ho frequentato e vissuto e che sono capaci di trasmettermi determinate emozioni e vibrazioni. Così facendo cerco di tradurre quelle vibrazioni in musica per creare le mie canzoni.

9) Qual è la tua filosofia musicale?

Ogni canzone deve essere un viaggio che nel bene o nel male faccia stare bene, che possa essere una roccia su cui appoggiarsi, un rifugio in cui ripararsi, una persona con cui confidarsi e un mezzo con cui ascoltarsi e capirsi. Per me la musica è sempre stato questo, è sempre stata una cura o come piace a me definirla “un’ancora in mezzo all’oceano”

10) Cosa ne pensi della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?

Io penso che tutte le volte che si faccia “guerra” (in tutte le sue accezioni possibili) siano solo energie sprecate. È vero che nella musica c’è competizione ma gareggiare e sgomitare per avere il suono più “alto” non ha senso. Come se il volume possa modificare l’intenzione e la profondità della musica e del suo testo. Penso sinceramente che un brano possa essere capace di trasmettere tantissime emozioni senza necessariamente intervenire su di esso alzando i decibel. Bisogna farsi “sentire” in altri modi. La Loudness War è come un gruppo di persone che discutono urlandosi addosso per avere ragione… e si sa che da tutto questo può solo che venire fuori una grande confusione e zero soluzioni. Anche per quanto riguarda l’utilizzo intensivo della compressione dinamica il mio pensiero non è del tutto positivo. La sua applicazione può risultare sicuramente utile per pulire il suono e portarlo ad un certo livello di qualità ma bisogna ammettere che in questi casi “il troppo stroppia”: secondo la mia opinione l’uso eccessivo della compressione potrebbe andare ad incidere negativamente sulla fedeltà del brano rendendola quasi innaturale. Amo il suono pulito privo di rumori di fondo ma allo stesso tempo la voce deve essere il più naturale possibile e con tutte le “imperfezioni” del caso che possono solo che renderla peculiare.

11) Se qualcuno non ha mai ascoltato la tua musica, quali parole chiave useresti personalmente per descrivere il tuo suono e il tuo stile?

Come ho detto precedentemente il mio suono lo descriverei limpido, vivido e fresco. Il mio stile, invece, lo ritengo sincero e naturale, senza particolari filtri ma solo orientato alla verità e a trasmettere emozioni.

12) Potresti gentilmente anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?

Ciò che posso anticiparvi è che ci sono in ballo diversi progetti che riempiranno la mia agenda in maniera quasi completa fino alla fine dell’anno. Inizierò, proprio questo mese di giugno, a lavorare su nuovi brani che faranno parte di un lavoro molto più vasto di “Cerco solo un po’ di felicità” che spero di poter rilasciare entro la fine dell’anno o all’inizio del 2023. Tutto verrà condito, si spera (sulla base di eventuali restrizioni dovute alla pandemia), con concerti e nuove occasioni per fare musica dal vivo. Io non sto già più nella pelle e non vedo l’ora di presentarvi nuova musica. Colgo l’occasione per ringraziare The Musicway Magazine per questa intervista! A presto!.

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