ANDREA TARQUINI: “IN FONDO AL ‘900”, UNA CORRENTE EMOTIVA CHE SA IPNOTIZZARE IL PUBBLICO CON GRAZIA

Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “In fondo al ‘900”, il terzo album del cantautore romano Andrea Tarquini. L’album è uscito il 17 giugno del 2022, inciso dall’etichetta MoovOn. “In fondo al ‘900,” è composto da nove brani onirici, talentuosi e sapientemente contemplativi. Il disco è contornato a sua volta da generi musicali variopinti ed efficaci: country, folk, bluegrass, blues, jazz acustico/contemporaneo, cantautorale, finendo con punte di funky e reggae. In questo album, i temi delle canzoni sono tutti riconducibili al mal di vivere, alle incertezze, ai rapporti che non sono sempre sani e in equilibrio, ad un paese dove sempre meno persone leggono, studiano, e ricordano, i temi della vita reale insomma, che ha bisogno di bellezza e di saperla ricercare con gli strumenti giusti. Il primo brano “Ufo Robot”, è un piccolo manifesto ideale, un racconto che parte dal passato e arriva all’oggi. Questa canzone risulta assolutamente nostalgica e a tratti spensierata nel ritmo sonoro, dove chitarra batteria e basso rendono l’ascolto strabiliante e incantevole. Il secondo brano “Cantautori indipendenti”, ci da il benvenuto col suo country raffinato e sopraffino. Questo brano racconta il mestiere del cantautore indipendente. Un lavoro bellissimo, incerto e a volte doloroso ma allo stesso tempo irrinunciabile. Il terzo brano “L’amore in frigo”, è sicuramente scoppiettante e interessante, un funky-reggae di prim’ordine e indimenticabile. “L’amore in frigo” tratta di una storia di coppia. Un rapporto malato. Entrambi si accorgono piano piano che questa unione è basata più sul bisogno (e poi sul rancore) che non sull’amore e la stima. Il quarto brano “In fondo al ‘900”, parte con un pianoforte rassicurante e celestiale, accompagnato da violini intriganti. “In fondo al ‘900”, è un piccolo manifesto che coinvolge gli affetti personali mescolandoli con la storia del nostro Paese, è un pezzo che produce un importante orizzonte introspettivo. Il quinto brano “Cassa (in) quattro”, propone all’ascoltatore un ukulele affascinante, circondato da tromba e tamburo magnetici, è un Tarquini da mille e una notte. “Cassa (in) quattro”, riprende sempre le innumerevoli insicurezze e incertezze esistenziali, portando con sé anche un ammonimento sociale; basta alla frenesia inconsulta e smodata, bisogna dare un freno a questa società sempre più liquida. Il sesto brano “Parakalò”, si destreggia candidamente come un country-waltz: avvolgente, rigenerante e altamente poetico. La canzone in merito racconta la vacanza di un poeta, uno scrittore o un cantautore, su un’isola greca dove si è rifugiato per scrivere. Dalla sua terrazza questo personaggio assiste al passaggio, anche fuori stagione, di alcune bellissime ragazze greche che vanno in spiaggia passando per irti e spinosi sentieri e poi, la sera, rivede in piazza queste ragazze abbronzate e vestite per la sera. Si tratta di un’ode alla bellezza femminile mediterranea. Il settimo brano “Uve al sole”, “UVE” è l’acronimo contratto delle iniziali di un amico recentemente scomparso e per il quale Tarquini ha scritto questa musica per chitarra acustica. Nel brano spicca il sax soprano di Luca Velotti, mitico membro della sezione fiati della band di Paolo Conte. “Uve al sole”, ha per protagonisti una chitarra acustica e un sassofono: mitici, vellutati e onirici. Il penultimo brano “Pioggia d’estate”, è senza ombra dubbio un altro pezzo introspettivo, contornato da un country sensazionale ed ipnotico. “Pioggia d’estate”, mette in luce le difficoltà di una coppia comune, dove c’è una forte incapacità di parlarsi, chiarirsi, rendersi complici gli uni con gli altri e cooperare affinché si possa raggiungere un’armonia completa e fruttuosa per entrambi. L’ultimo brano “Adiós amigos”, ci coccola con una chitarra acustica e un pianoforte ammalianti, anche qui Tarquini risulta essere mastodontico. “Adiós amigos”, è il racconto del prima e del dopo il concerto. Andrea Tarquini è promosso con lode, “In fondo al ‘900” è un lavoro discografico profondo, scritto e composto con cuore e sincerità, è a tutti gli effetti un diario personale e al tempo stesso storico e sociale del nostro Paese. “In fondo al ‘900”, è introspezione, tranquillità e saggezza.

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