DIAMARTE: “TRANSUMANZA”, UN ALBUM FULMINEO, ALTISONANTE E IPNOTICO

Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “Transumanza”, debut album del quartetto rock band molisano Diamarte, capitanata da Andrea D’Amico. Il disco è stato prodotto Carmelo Pipitone, inciso dalla JZ Production, l’11 novembre 2022. “Transumanza”, è spinto da dieci brani puramente e brillantemente: tumultuosi, prorompenti, trascinanti e scattanti. I Diamarte sanno scuotere l’animo dell’ascoltatore, portandoli in una nuova prospettiva di vita, e dando niente per scontato in questo nostro percorso esistenziale. È un debut album emozionante perché parte con la giusta aggressività (dal primo brano Resisto) e tanta voglia di scardinare tutte le iniquità e contraddizioni che compongono la nostra società contemporanea, per poi chiudere con l’ultima traccia (Viola Cornuta) con un messaggio di: speranza, pace, amore e armonia sociale. I Diamarte intrecciano sapientemente e bravura, molte sfumature di un glorioso e risoluto rock: alternative, stoner e noise. Come suggerisce il titolo del lavoro discografico “Transumanza”, è quel sostantivo femminile che viene usato per indicare in senso figurato lo spostamento di un grande gruppo al modo di pecore e mucche: si può parlare della transumanza dei vacanzieri che si spostano al mare, della transumanza del gruppo di turisti che viene menato in qua e là, della transumanza degli studenti da una lezione all’altra. L’accostamento con gli armenti non vuole essere lusinghiero: il connotato che si da allo spostamento è quello dell’assenza di cognizione di causa, del gran gruppo che si muove seguendo il primo che magari non sa dove sta andando né perché, o che viene guidato in luoghi diversi senza uno sforzo della propria volontà, abbandonato alla corrente. Insomma, la transumanza resta un fenomeno proprio dei branchi di pecoroni. I Diamarte cercano in tutti i modi di spronarci, liberarci dallo schiavismo delle catene di una finta convenzione sociale, camuffata da: ignoranza emotiva, da un becero capitalismo ossessivo, da un inumano estremismo utilitarismo-compulsivo e da varie tecniche manipolatorie. Detto ciò, i Diamarte hanno un forte ascendente su di noi, grazie al canto riflessivo e responsabile di D’Damico, accompagnato da un’impalcatura sonora di rilievo: chitarre elettriche graffianti, un basso generoso e affidabile, una batteria scoppiettante e piacevolmente calzante. “Transumanza” racchiude 39 minuti di pura saggezza (musicale ed emotiva), tutti i brani sono magnetici, ma non vogliamo nascondervi che ci siano dati anche all’ascolto compulsivo e ossessivo di “Viola cornuta”, probabilmente perché mescola con oculatezza chitarre elettriche e quella acustica; dopo la tempesta emotiva, ci avviciniamo ad un porto sicuro e accogliente, è una traccia poetica e onirica. Ebbene sì. “Transumanza” e i Diamarte gravitano con successo nella lode musicale, è un debut da capogiro, con testi e sonorità seri e introspettivi, critica e pubblico non resteranno delusi, è un trionfo di tutti, specialmente per la musica indipendente e cantautoriale italiana, continuiamo a dare spazio a tutti questi giovani talenti. In conclusione, “Transumanza” è un album fulmineo, altisonante e ipnotico.   

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