Esce il 10 marzo in doppio cd Warner Classic la registrazione di Turandot in forma di concerto diretta da Antonio Pappano con l’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che il maestro angloitaliano ha eseguito in una serata-evento acclamata dalla critica internazionale nel marzo dello scorso anno all’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’ultima opera di Puccini non era mai stata affrontata da Pappano, sebbene sia un interprete magistrale del compositore italiano pucciniano con i titoli già incisi per l’etichetta discografica, La bohème, Tosca, Madama Butterfly, Il trittico e La rondine. Anche Sondra Radvanovsky, il soprano americano nel ruolo della protagonista, e Jonas Kaufmann in Calaf, non avevano mai interpretato prima l’opera. Nessun’ altra incisione, inoltre, aveva mai incluso in Turandot l’intera scena finale dell’opera, completata nel 1925, dopo la morte di Puccini, dal compositore Franco Alfano. Il successo dell’intero progetto è stato confermato dalla lunga standing ovation che ha salutato l’esecuzione al Parco della Musica pochi giorni dopo la fine delle registrazioni. I critici musicali hanno messo l’intesa perfetta tra podio, solisti, orchestra e coro di Santa Cecilia che ha fatto “scoprire una nuova Turandot”. Antonio Pappano, raccontando la genesi del completamento dell’opera per mano di Alfano, ha ricordato il direttore Arturo Toscanini, che nel 1926 salì sul podio per ‛prima’ alla Scala di Milano, espresse forti perplessità e chiese ad Alfano di modificare la struttura e di tagliare più di cento battute. ”È dunque la ‘versione di Toscanini’ quella che oggi si ascolta più spesso – ha detto Pappano – ma sono riuscito a convincere Sondra Radvanovsky e Jonas Kaufmann ad accettare l’idea di registrare la versione originale di Alfano, nonostante il suo stile così ricco di fantasia. La ‘principessa di ghiaccio’ si lascia sedurre in modo più graduale e dunque in questa versione originale tutto risulta più convincente”.
