
Marco Cignoli nasce a Voghera nel 1988. L’esordio nella musica avviene nel 2010 grazie al singolo corale a scopo benefico “Noi Siamo Qui” scritto e prodotto da Michael Righini. Nel 2018 pubblica il primo singolo “Can You Love Me“, prodotto da Alessandro Porcella. Nel 2020 collabora con Dj Sheezah alla realizzazione di due singoli: “Figlio Imperfetto” e “La mia Mercedes”. In basso trovate un’interessante intervista, rilasciata al brillante cantautore Marco Cignoli. Grazie per averci concesso il tuo tempo prezioso.
1) Potresti raccontarci un po’ la tua storia artistica?
È una vera e propria avventura: ho iniziato con alcune esperienze musicali, poi per anni ho fatto tanta televisione locale, web tv, un po’ di radio, ho pubblicato un libro basato sui memoriali di mio nonno e per finire un album musicale tutto mio. Non mi sono fatto mancare nulla!.
2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
Ho iniziato a scrivere canzoni intorno ai 13 anni. All’epoca era l’unico modo conosciuto per esprimere quello che provavo dentro di me rispetto a ciò che mi accadeva intorno. L’influenza più grande me l’ha data la vita, quello che ho vissuto. Le mie canzoni parlano di quello.
3) “Coccodrillo bianco” è uscito il 15 ottobre del 2021, puoi parlarci di questo lavoro?
Il disco si è concretizzato grazie all’incontro con Daniele e Francesco Saibene, i produttori. Si sono presi cura delle mie parole e delle mie melodie – che avevo già scritto – costruendo per loro una casa sonora meravigliosa, che rispecchiasse appieno i miei gusti musicali. È una sorta di diario personale che spero faccia ballare, riflettere e sentire meno soli gli ascoltatori.
4) Attualmente, è difficile pubblicare un disco e un singolo?
No, credo che oggi sia molto più facile. È possibile fare tutto da indipendenti. La conseguenza negativa è che c’è un mercato sin troppo ricco di proposte e ritagliarsi uno spazio, un pizzico di visibilità, è davvero impossibile. La mia fortuna è che per me non è un lavoro ma una passione, un regalo che ho fatto e faccio a me stesso, soprattutto al bambino che ero.
5) Come stai affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?
Con razionalità e speranza. Rispetto le regole, mi fido della ricerca scientifica e mi auguro che molto presto si possa tornare tutti alla normalità: alla stretta di mano, agli abbracci, ai sorrisi senza mascherina.
6) Quali sono i brani che più ti rappresentano?
“Mi devo abituare” racconta la mia inclinazione a ritrovarmi imbrigliato negli amori impossibili. “Che ca**o sto dicendo” è lo specchio del mio disordine mentale. “Invece scrivo canzoni” è amara ma al contempo scanzonata. Sono i primi tre a cui ho pensato quindi, forse, sono quelli che più mi rappresentano.
7) Quanto di personale c’è nei tuoi pezzi?
Il 100%.
8) Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Scrivo solo quando ne ho bisogno. Per fortuna non ho un contratto che mi impone di fabbricare canzoni, né l’ansia di dover pubblicare per forza qualcosa. In questo periodo, per esempio, sto scrivendo molto poco. O meglio: scrivo molto, ma non scrivo canzoni.
9) Cosa significano per te improvvisazione e composizione e quali sono, per te, i loro rispettivi meriti?
L’improvvisazione lascia spazio al flusso creativo, all’immaginazione, al sentire “di pancia”. È un aspetto che, nel corso della lavorazione al disco, abbiamo molto considerato. La composizione è un processo più delicato, da artigiano. In questo, Daniele Saibene è stato un vero maestro.
10) Come giudichi l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?
Non proprio positivamente. L’idea che chi vuole fare musica debba essere obbligato a pubblicare costantemente contenuti online non mi piace, soprattutto quando non si ha niente da dire o da aggiungere. Al contempo, sono senza dubbio un potentissimo strumento promozionale, spesse volte gratuito… ma come dicevo prima, l’offerta è vastissima e anche i social sono ormai affollatissimi.
11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non so dirti quanto e se mi spaventa. Certamente sono uno che non si è mai fermato. Ho sempre scritto nuove pagine e oggi più che mai mi sento “in transizione”, proiettato verso nuove esperienze non per forza connesse al mondo della musica e dello spettacolo, dal quale sento di aver ricevuto tantissimo.