Intervista a Giovanni Aloi: lavorare su “Moths” mi ha dato il tempo, lo spazio, e la concentrazione necessaria per trovare un equilibrio.

Giovanni Aloi è interessato alle analogie creative che legano diversi media espressivi come la pittura, la fotografia, la musica e la scrittura. Di conseguenza, la sua pratica creativa è una combinazione di diversi formati e progetti, ciascuno in modi diversi correlati e interconnessi. Il lavoro di Aloi si concentra sulla rappresentazione della natura attraverso le arti. Come possono le espressioni creative colmare il vuoto che per millenni ci ha separato dal resto del mondo naturale? Aloi ha pubblicato numerosi libri sull’argomento con editori d’arte come Phaidon e Prestel, ed ha curato mostre d’arte che esplorano la rappresentazione di animali e piante, nonché l’impatto del cambiamento climatico. Le sue composizioni, ugualmente informate dalla musica classica ed elettronica, esplorano la comunicazione non verbale come opportunità per scrivere e narrare forme di mitologia personale. “Moths” è il suo nuovo lavoro discografico (https://www.aloi-moths.com).

Abbiamo incontrato l’artista per un’intervista esclusiva che potete trovare qui sotto.


Benvenuto Giovanni e grazie per questa intervista.

 

C’è stato qualche episodio particolare che ti fatto sentire l’esigenza di comporre? Quale è stato quindi il tuo percorso formativo e cosa ti ha formato maggiormente?

Comporre è parte di un processo meditativo. Di solito inizia con una melodia che emerge da situazioni. Penso sia un processo di traduzione spontanea di alcuni fattori che mi circondano. Un qualsiasi evento fa scattare un sequenza di note. Non mi siedo mai al piano con l’intento di comporre una melodia. Almeno questo è quello che successo durante il percorso che mi ha portato a finalizzare Moths. Per me comporre fa parte di un progetto espressivo che include scrivere, dipingere, e fotografare. Alcune idee vivono nei libri. Altre hanno bisogno di uno spazio acustico per esprimersi in una maniera più completa. Altre sono già dall’inizio bidimensionali. Ma tutte si influenzano l’un l’atra. Spesso penso alla composizione in relazione alla scrittura o pittura.

È da poco uscito il tuo nuovo disco “Moths”, puoi raccontarci qualcosa di questo lavoro?

I brani e la maniera in cui li ho composti hanno suggerito il titolo ed il tema centrato sulle falene. Moths foneticamente echeggia la parola thoughts. Ho quindi cominciato a seguire questa affinita’ in relazione alla ciclicità’ di quei pensieri che non mollano e che per una ragione od un’altra si ripresentano periodicamente quasi imponendoci di trovare una soluzione, di rassegnarci, o di insistere. Mi e’ sembrato che le melodie che mi giravano intorno in quel periodo avessero una simile tendenza. Questa analogia mi ha portato a pensare alle falene, a come si trovino a volte accattivate da una luce senza poter liberarsi dai loro voli a spirale. Da quel punto in poi ho usato questa metafora come guida del processo compositivo. Ho individuato una serie di falene endemiche di posti nei quali ho vissuto e ho cercato di catturare in ogni pezzo un’essenza: il modo in cui volano, l’estetica, i colori, la forma delle ali, i loro curiosi impellicciamenti e intricate antenne. Ma in maniera più generale l’album è il risultato di un periodo complesso dal 2016 al 2020 che ho vissuto a Chicago durante la presidenza di Donald Trump: il razzismo, fascismo, le insurrezioni, la violenza. Lavorare su Moths mi ha dato il tempo, lo spazio, e la concentrazione necessaria per trovare un equilibrio. Penso il disco sia una riflessione sulla ciclicità della vita come essenza concettuale, comportamentale, e biologica.

Ascoltare e riascoltare richiede tempo. Dimenticarsi della melodia per riscoprirla nuovamente e riscontrarne l’effettiva validità richiede tempo. Anche nel mondo di oggi dove sembra che la pazienza non esista più, produrre musica permette di alterare la relazione con il tempo ed il modo in cui esso ci definisce.

 

Quanto tempo c’è voluto per preparare l’album?

In totale quasi 5 anni. Ho prima registrato e composto tutte le tracce al piano e poi sono passato agli arrangiamenti e registrazione delle parti elettroniche/ambient. E’ un processo lungo e laborioso, ma uno dei lati più interessanti di comporre è il modo in cui la musica cambia la nostra relazione con il tempo; il tempo richiesto dalla composizione stessa ma anche dalle correzioni e revisioni che a volte arrivano inaspettate dopo settimane di lavoro, quando uno pensa di essere già arrivato a buon punto. Ascoltare e riascoltare richiede tempo. Dimenticarsi della melodia per riscoprirla nuovamente e riscontrarne l’effettiva validità richiede tempo. Anche nel mondo di oggi dove sembra che la pazienza non esista più, produrre musica permette di alterare la relazione con il tempo ed il modo in cui esso ci definisce.

Oggi, è difficile riuscire a pubblicare un disco?

Si. Ma e’ più facile produrre. 20 anni fa registravo pezzi su registratori 4-tracce e cassette TDK. Mi inventavo strategie lo-fi di bouncing per moltiplicare le tracce e produrre musica più ricca con i mezzi limitatissimi a mia disposizione. Oggi serve molto meno. Lo studio di registrazione è nel tuo laptop ed il livello professionale e’ a portata di mano. Probabilmente è più difficile pubblicare un disco nel senso che oggi molte più persone possono dedicarsi alla musica. Il campo è più competitivo.

Ci sono tra i tuoi lavori alcuni che ti rappresentano maggiormente?

No. Non penso che quello che faccio non rappresenti  me ma rappresenta momenti che ho vissuto e che ad un certo punto sono diventati parte di chi sono oggi. Moths è sicuramente rappresentativo delle esperienze che ho avuto nel periodo in cui è stato composto e registrato. Riflette gli stati d’animo di quel momento. Alcuni ci sono ancora, altri no.

 

Quanto c’è di personale nelle tue composizioni?

Il fatto che la melodia si materializzi come risultato di un’esperienza vuol dire che l’autobiografico è sempre in qualche maniera presente. Se mi sedessi al piano cercando di scrivere un pezzo in un certo stile la situazione sarebbe diversa. Le influenze di altri compositori arrivano, ma cerco sempre di incorporale in maniere personali, specialmente dal punto di vista melodico. In Moths ho voluto essere onesto per quello che riguarda un senso di malinconia che in certo senso al momento può sembrare un po’ troppo cupo o addirittura sentimentale, ma ho deciso di seguire le melodie per come si presentavano, un po’ come falene che entrano in una stanza inaspettate e cominciano a fare cerchi intorno ad una luce. E’ difficile catturarle per rilasciarle o evitare che ritornino ai loro voli a spirale.

Sei una artista che scrive molti pezzi oppure fanno fatica a nascere?

Li scrivo uno alla volta, come vengono. Quando mi viene in mente una melodia diventa l’unica cosa alla quale lavoro, almeno in termini musicali. C’è un certo senso di intimità in quel processo, c’è un senso di crescita organica e di relazione. La cosa curiosa è che di solito la melodia arriva di colpo e rimane costante durante le fasi successive mentre raffinare il pezzo fino al momento in cui appare finito con la propria integrità richiede molto più tempo.  

Ci sono degli autori che hanno avuto o che hanno influenza sul tuo modo di scrivere?

Moltissimi: Neils Frahm Ólafur Arnalds, Fiona Bruce, Shida Shahabi, Keith Jarrett, Lukas Boysen, Erik Satie, and Peter Broderick.

 

Oggigiorno forse più di ieri c’è una contaminazione tra generi. La musica, secondo te, si è aperta al mondo?

Sicuramente oggi è più facile accedere a musica che una volta era impossibile ascoltare perche’ il disco era introvabile. Internet ha cambiato radicalmente il modo in cui ascoltiamo e produciamo. La contaminazione fra generi e il processo naturale che riflette la diversificazione del mondo in cui viviamo. Per quanto il colonialismo rimarrà uno dei capitoli più scuri nella storia dell’umanità, la diversità delle nuove generazioni è il risultato degli spostamenti forzati o volontari che si sono verificati nei 500 anni scorsi.

Come vedi l’utilizzo della tecnologia nella musica di oggi?

Come una mano divina.

Spesso gli artisti vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Che progetti hai in proposito?

Solo nel senso che ho sempre paura di non aver abbastanza tempo per lavorare su tutti i miei progetti. Se solo i giorni fossero di 48 ore… Al momento sono nella fase editing di una serie di video che ho creato per alcuni pezzi di Moths— quasi finiti. E sto’ già registrando un altro album.

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.

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