
Un’orchestra che nasce dallo swing e ha come obiettivo il continuo rinnovamento artistico, declinato in interpretazione, produzione e promozione. Durante la loro attività hanno calcato i palchi dei più importanti teatri di Trieste e di numerosi festival in Italia e all’estero come “Far East Film Festival”, “Trentino in Jazz Festival”, “Barcolana50”, “Lakeness Festival”, “Borghi Swing Festival”, “Art Tal Ort Festival”. Nell’ultima tournée in Francia e Spagna, l’orchestra ha registrato numerosi sold out nelle principali città della penisola iberica (Madrid, Valencia, Santander, ecc.). Ringraziamo di cuore l’intera orchestra per averci concesso quest’intervista.
1) Com’è nato il nome della vostra band e la bellissima idea del bradipo come vostra mascotte? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?
La nostra formazione è adatta a tantissime situazioni e tantissimi generi musicali, perché non provare a percorrere queste strade? Da qui è nato il nome 1000Streets perché fin da subito abbiamo scelto di essere aperti ad intraprendere molte di queste strade. Nei nostri primi 5 anni di attività infatti, abbiamo avuto la fortuna di costruire molte collaborazioni nello swing tradizionale, nel jazz, nel blues e nel pop che ci hanno fatto crescere musicalmente e ci hanno dato modo di focalizzare il nostro stile ideale, qualcosa che raggruppi in qualche modo un po’ di questi generi, ma che abbia anche qualcosa di attuale… elettronico. Insieme al nostro primo album è nato “Tommy on the bone”. Ci siamo resi conto che avevamo la necessità di qualcuno/qualcosa che rappresenti un collettivo così grande e un bradipo trombonista ha diverse caratteristiche dello stereotipo del musicista. È indubbiamente rilassato e tranquillo, ma quando parte la musica lui salta, balla e suona senza riuscire a stare fermo.
2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?
Sicuramente tutta l’attività che abbiamo fatto nel mondo swing ci ha ispirato a percorrere questa nuova strada. Non c’è un episodio in particolare che ci ha indotto a fare questa scelta, è stato un percorso graduale. Abbiamo notato che a prove, nei momenti di relax, sempre più spesso avevamo la tendenza a giocare con i brani che stavamo studiando rendendoli più “tamarri”. Direi che più che scrivere le nostre canzoni, abbiamo sentito sempre di più la necessità di scrivere il nostro beat e descrivere il nostro mood.
3) “Electro Way” è uscito l’11 giugno del 2021, potete parlarci di questo lavoro?
Abbiamo colto l’occasione per coinvolgere molti dei nostri collaboratori e per includerne degli altri nuovi. Tra autori, musicisti, tecnici, grafici, registi e videomaker sono state coinvolte circa 50 persone, un’esperienza esplosiva e del tutto stimolante. Abbiamo avuto la fortuna di avere l’appoggio dell’etichetta Epops Music e di veder coinvolti artisti e producers come Christian “Noochie” Rigano, Davide Linzi, Daniele “Speed” Dibiaggio e Leo Virgili. Electro Way è stato sicuramente il primo passo nel nostro nuovo percorso.
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?
Ci è voluto poco più di un anno. Tra ideazione ed elaborazione delle idee nell’estate 2020, al lavoro di pre-registrazione e pre-produzione nell’autunno 2020, alle registrazioni vere e proprie nell’inverno 20/21. Da quel momento in poi ci siamo dedicati alla produzione musicale, video e infine alla promozione dell’album. Un anno molto intenso ma elettrizzante.
5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco o un singolo?
Grazie ai canali digitali si ha la possibilità di pubblicare in maniera molto semplice secondo me. Il grosso lavoro che richiede tempo è la ricerca della qualità e della propria strada.
6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?
L’album stesso è stato registrato in questo periodo assurdo. La pandemia ha sicuramente complicato le fasi di produzione, registrare audio e video di un collettivo così grande è indubbiamente pericoloso, abbiamo però escogitato delle strade alternative per raggiungere l’obbiettivo salvaguardando la sicurezza di tutti. Abbiamo registrato l’orchestra a sezioni e fatto le riprese video in Green Screen, in questo modo è stato possibile riprendere una persona alla volta e il rivolto della medaglia è che questo tipo di lavoro ci ha stimolato a includere le tecniche di animazione nei nostri videoclip.
7) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?
In questo difficile momento crediamo che il compito della musica sia di donare serenità alle persone. Noi in particolare abbiamo molto bisogno di manifestare la nostra voglia di divertirci ed essere felici insieme agli altri. Anche se nel scrivere l’album non c’era nessuna intenzione di fare riferimento alla pandemia, mi sa che inconsciamente questa nostra energia si è manifestata, basta vedere alcuni dei titoli come “Good Vibes”, “Freedom”, “Take Me Around”.
8) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Le idee sono molte. Abbiamo la necessità di farle riposare e sviluppare con calma, ma dall’esperienza di Electro Way abbiamo visto che si possono fare tante belle cose nuove.
9) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?
La nostra musica è basata sul dialogo di queste due arti e crediamo che mischiarle sia molto importante. Arriviamo dall’ambiente swing/jazz in cui l’improvvisazione è fondamentale e vogliamo continuare a portarla con noi inserendola però su brani composti con la dovuta calma.
10) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?
I nuovi metodi di comunicazione hanno tanti lati negativi, ma sicuramente è una grossa opportunità per lasciarsi contaminare. Al giorno d’oggi crediamo che le influenze siano molto importanti per trovare il proprio spazio. Si ha la possibilità di fare il proprio genere senza doverlo etichettare a tutti i costi e permettere che questo sia ricco delle migliori caratteristiche dei nostri generi e gruppi preferiti.
11) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?
Crediamo sia una grande opportunità da sfruttare. Finalmente si può far sentire la propria musica e quindi la propria anima fino all’altro capo del mondo con pochissimi sforzi. I social media in questo senso sono molto importanti. Per quanto riguarda la tecnologia è diventata quasi fondamentale, o meglio, utilizzandola in maniera intelligente può essere un grande aiuto e una grande risorsa per la musica in generale.
12) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?
Il consiglio che diamo a tutti, compresi noi stessi, è cercare di esprimersi in modo sincero. Credo che la profondità e l’unicità del proprio animo sia la più grande caratteristica di un musicista. Se si dedica energia e amore ad un progetto, questo sarà fonte di moltissime soddisfazioni personali e non solo.
13) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Direi proprio che non ci spaventa, abbiamo una gran voglia di continuare a fare nuova musica, a sperimentare nuove strade e a vivere nuove esperienze, ovunque esse portino accresceranno il nostro bagaglio musicale e personale.