Un caloroso saluto a tutti i nostri lettori, oggi vi presentiamo “Il leone verde”, il primo debut album del cantautore e musicista friulano Riccardo Morandini. Il disco è stato prodotto il 15 aprile del 2022, registrato presso lo studio totalmente analogico L’Amor Mio Non Muore, sotto la produzione artistica di Franco Naddei. L’ispirazione musicale dell’album è molto suggestiva, qui incontriamo: ritmi samba, ipnotici bordoni psichedelici, chitarre col fuzz schiettamente rock, contrappunti classicheggianti, armonie jazz e poliritmie afro-cubane. In “Il leone verde”, prevale la ricerca e l’abbattimento del soffocante e odioso individualismo instillato dal nostro io fin troppo abituato e anestetizzato da mode futili, dove pensieri e bisogni sono ormai indotti e creati ad hoc. L’album cerca di ammorbidire il nostro ego e far prevalere il buon senso, la cooperazione e il rispetto nel prossimo, tutto questo per creare una società più equilibrata e dignitosa. Questo lavoro discografico contiene sette brani: eccezionali, giudiziosi e intuitivi. Crediamo che il gran pubblico apprezzerà l’ottima miscela filosofica, poetica e cantautorale del capacissimo Morandini. Il primo brano “Immagine”, ipnotizza immediatamente l’ascoltatore per il suo sintetizzatore e il beat up poderosi, essi si amalgamano perfettamente ad un organo elettrico e un pianoforte statuari, chitarre elettriche sensazionali, un Morandini poetico e intenso. “Immagine”, prende a pugni quest’io sociale contemporaneo, perennemente egoista e ormai indurito nell’indifferenza più becera che si possa immaginare. Il primo brano funge da preludio, presentando il vivere per l’immagine di sé, per le identificazioni, nello specchio di Narciso. Il secondo brano “Unione”, presenta un sound trionfante che mescola sagacemente rock ed elettronica: basso avvolgente, chitarre sognanti, un synth liberatorio, un Morandini suggestivo. “Unione” suggerisce quindi la solidarietà e il rivolgersi al prossimo senza troppe esitazioni. Il terzo brano “Menade”, risulta fluttuante e psichedelico, sa inebriare i nostri sensi, è un Morandini all’ennesima potenza: chitarre, basso, synth brillantemente narcotizzanti. “Menade” propone come escamotage contro l’egoismo l’ebbrezza. Il quarto brano “Farfalle e candele”, suggerisce di perdersi nell’amore che cura dal dolore, sciogliere le tensioni in un abbraccio, brevemente avere sollievo dalla lotta dell’esistenza, per poi tornare più leggeri all’arena del vivere. “Farfalle e candele” è il trionfo del bene sul male, ascolteremo un Morandini introspettivo e soave. “Farfalle e candele” un altro brano da tenere in forte considerazione, esso rilascia un sound soft rock cantautoriale, una marcia trionfante: chitarre liberatorie, synth imponente. Il quito brano “Candida Rosa”, si apre con un arpeggio di banjo che richiamando un liuto medievale, accompagna la declamazione salmodiante della strofa che esplode in un ritornello mantrico, tra percussioni sferraglianti e ruggenti accordi di organo Hammond. “Candida Rosa”, denuncia il nostro aggrappamento alle identificazioni e agli attaccamenti per timore dell’inarrestabile flusso del divenire. Anche la spiritualità, la religione stessa, che tanto ci consola dall’impermanenza, altro non sono che desiderio di annullamento e paura di ciò che il divenire porta con sé, del dolore insito in esso. E quindi la tanto agognata unità col divino non è altro che desiderio di morte? Forse solo la poesia può suggerire se l’Assoluto al di là di ogni definizione sia il Tutto o il Nulla, sia il Vuoto o la Pienezza. “Candida Rosa” è la perfetta redenzione dalla schiavitù delle innumerevoli sovrastrutture sociali. Il penultimo brano “Il sole dei sensi”, fa riscoprire all’ascoltatore quel senso di quiete ormai perduto da tempo, ciò è possibile ristabilendo il contatto con l’arte (la pittura), così saremo liberi dal tempo della paura, è un po’ come uno strumento meditativo, saremo liberi anche dal tempo dell’ansia. “Il sole dei sensi” è un pezzo onirico e contemplativo, la grazia sonora è immediatamente papabile, un’autentica pace dei sensi, dove ascolteremo un Morandini esaustivo e liberatorio. Questo penultimo brano presenta un loop pianistico affascinante, dal sapore minimalista che attraversa vari mondi armonici, nei cui anfratti si inserisce la sinuosa melodia della strofa. In sottofondo sono udibili ammalianti archi e una samba candidamente frenetica e in leggero sottovoce. Il ritornello apre allo shoegaze e ad una romantica melodia accompagnata da una batteria a tempo dimezzato. L’ultimo brano “Luce sulla collina”, ispira sollievo ma trasmette allo stesso tempo un’attenta riflessione sull’animo umano, qui si afferma che bisognerebbe perdere sé stessi per ritrovare sé stessi. “Luce sulla collina” utilizza un delicato arpeggio di chitarra che accompagna la morbida melodia della strofa, che si arresta nel sognante lago sonoro di sintetizzatori del ritornello, è un brano immaginifico e spettacolare. Con “Il leone verde”, Morandini ha superato sé stesso, questo viaggio sonoro, poetico e filosofico alla scoperta e all’annientamento di questo nostro io estremamente egocentrico e terribilmente individualista risulta eccezionale, è un’interpretazione originale che merita la lode. Non vediamo l’ora di ascoltare nuovi lavori discografici.
