INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA CANTAUTRICE BOLOGNESE HELLE

Lisa Brunetti, in arte Helle, nasce a Bologna il 14 Giugno 1994. Comincia a scrivere poesie ad 11 anni, a suonare la chitarra dall’adolescenza. Ha lavorato per quattro anni in Fonoprint, dove ha avuto l’opportunità di conoscere e collaborare con Bruno Mariani. Negli stessi anni ha suonato con Ricky Portera. Nel 2016 partecipa ad Area Sanremo arrivando fra i 70 finalisti del concorso. Dopo la pubblicazione di vari singoli in inglese e in italiano, arriva per Helle il momento di intraprendere una nuova fase della sua carriera artistica. Il 19 maggio 2020 esce in radio il singolo “Tra le strade della mia città”, il 27 novembre 2020 arriva il nuovo singolo “Al Pacino”, entrambi prodotti, suonati e arrangiati dalla stessa Helle. Il 25 giugno del 2021 è uscito l’album d’esordio “Disonore”. Ringraziamo la cantautrice per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il tuo nome d’arte? Potresti raccontarci un po’ la tua storia artistica?

Il mio nome d’arte me lo suggerì un amico, o meglio dire, lui consigliò la lettera “h”. Non ho una grande storia artistica, a dire il vero: ho girato per alcuni anni nell’ambiente della Fonoprint, ambiente teso, non semplice. Credevo m’avesse insegnato a stare al mondo, ma forse ne so ancor meno di prima.

2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?

Non c’è il momento esatto nel quale mi sono detta “ora farò musica”, s’è trattato perlopiù di un susseguirsi d’eventi – una meta in continua evoluzione. Alla fine mi sono ritrovata a produrre i miei stessi album, tu pensa. A dire il vero, però, l’esperienza più importante della mia vita è stata l’università (sono laureata presso la facoltà di lettere e filosofia).

3) “Disonore” è uscito il 25 giugno del 2021, puoi parlarci di questo lavoro?

L’ho prodotto e scritto durante la quarantena. Disonore è il racconto orrendo di ciò che una persona si rivela essere, una volta svestitasi dai sogni, dalle morali e perfezioni imposte dalla società o dalla cultura. È una ricerca disperata di vera libertà, un dolore generato da determinate prese di coscienza. Non mentirò, il lavoro si è rivelato particolarmente estenuante. Mi sono dovuta isolare per un mese e mezzo buono, una volta terminati i lavori. Ero drenata, prosciugata. Di me a stento rimaneva una donna che fissava un muro, un qualcuno al quale chiedere ogni tanto “hai almeno fame?”…

4) Attualmente, è difficile pubblicare un disco o un singolo?

Forse non è semplice da un punto amministrativo.

5) Come stai affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?

Come tutti: ci si convive.

6) Quali sono i brani che più ti rappresentano?

Al momento della sua scrittura, qualsiasi brano è in accordo con una nostra realtà. Forse posso dirti a quale io sia più lontana ora, da un punto di vista musicale: sicuramente “Barbie”, o anche “Rispetto”.

7) Quanto di personale c’è nei tuoi pezzi?

Tanto, troppo.

8) Sei una cantautrice che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Sono sempre in fase creativa: non ho mai un momento nel quale non sto scrivendo o componendo. Ho bloc-notes ovunque, nelle borse, sui comodini, nei cassetti dei mobiletti bianchi in bagno, li trovo in vecchie valige, fra le pentole in cucina… È alquanto fastidioso, dovermi vedere sempre un po’ qui e un po’ no – le persone che mi circondano me lo fanno spesso notare. Io non mi sopporterei. Anzi, leviamo il condizionale: non mi sopporto tout court.

9) Cosa significano per te improvvisazione e composizione e quali sono, per te, i loro rispettivi meriti?

L’improvvisazione conduce alla composizione. Per quest’ultima il tempo di “creazione” è più lento, lavorato.

10) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensi che la musica si sia aperta al mondo?

Assolutamente: oggi si fa tutto con un po’ di tutto.

11) Il ruolo del cantautore è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la tua opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) degli artisti di oggi e come raggiungi questi obiettivi nel tuo lavoro?

Bella domanda. Onestamente credo sia una questione di passioni e dedizioni. Un artista può essere attivo politicamente o nel sociale, come può non esserlo. Dipende cosa lo muove, cosa lo tiene attivo al mattino insieme al caffè.

12) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il presente mi spaventa, e non poco. Il futuro è un presente che si vivrà, perciò fa paura ugualmente – se non di meno, appunto, perché sembra più lontano. Ad ogni modo sto lavorando su nuovi progetti: fra qualche mese spero di pubblicarne qualcuno…

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