INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA ROCK BAND BOLOGNESE QVINTESSENCE

Nel 2014 Francesco Grandi (cantante) coinvolge Omar Macchione (chitarrista) nei Remedy Acoustic Duo, un progetto di cover in chiave acustica, con cui iniziano a suonare nei locali e a farsi conoscere dal pubblico bolognese. Dopo un paio di anni iniziano a scrivere brani originali col nome di Deviltry insieme ad un bassista e ad un batterista che vengono successivamente rimpiazzati da Luca Nicolasi (già bassista de Gli Atroci) e Giacomo Calabria. Con questa formazione nel 2018 il nome della band cambia definitivamente in Qvintessence. Dopo un periodo speso in sala prove a scrivere i brani del loro album di esordio, durante le registrazioni del disco scoppia la pandemia da Covid19 e tutto il progetto subisce un rallentamento fino alla fine del 2020, in cui la band porta a compimento il mastering del disco (per il formato CD Audio) ed è pronta per l’esordio discografico. Col desiderio di pubblicare l’album anche in versione vinile i Qvintessence incontrano l’etichetta discografica imolese DeepOut Records e rimettono mano alla tracklist dell’album aggiungendo dei brani e rimasterizzando il tutto (fine 2021). La prima data live si svolge all’Alchemica Music Club di Bologna, in cui la band annuncia l’uscita per il 25 Marzo del primo singolo GHOSTS. Il mese successivo esce anche il secondo singolo FOCUS ON THE CRASH, che anticipa l’album dall’omonimo titolo QVINTESSENCE (27 Maggio 2022). Release Party con evento live 21/05, Bologna. Ringraziamo la band Qvintessence per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il nome della band? Potreste raccontarci anche la vostra storia?

Ciao a tutti. Mi chiamo Francesco e sono il cantante del Qvintessence. Il nome della band significa quintessenza, ed è tratto dal titolo di un brano contenuto nel nostro debut album, da un’idea di Omar (chitarrista e songwriter). Questo nome assume due significati differenti: nel testo del brano indica il coraggio conferito dall’istinto di conservazione; nel nome della band indica la quintessenza come la massima espressione ed il risultato della fusione dei nostri differenti linguaggi musicali, nella realizzazione del miglior progetto che abbiamo mai creato. La band nasce nel 2018 dal desiderio mio e di Omar di scrivere musica insieme, dato che ormai da 4 anni suonavamo cover in un duo acustico chiamato Remedy Acoustic Duo (tutt’ora in attività). Il disco è stato registrato subito prima del lockdown, poi mixato e masterizzato durante.

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Abbiamo iniziato a scrivere assieme senza accorgercene, in modo del tutto spontaneo, grazie alla nostra affinità caratteriale e alla voglia di condividere i nostri mondi musicali. Omar è più interessato al virtuosismo compositivo caratteristico del rock progressivo; io invece, da grande fan del rock/hard rock classico e del grunge, ho un approccio alla musica più minimale ed emotivo.

3) “Qvintessence” è uscito il 27 maggio del 2022, potete parlarci di questo lavoro?

Qvintessence, pur essendo un debut album, ha già un suono molto curato e hard rock. I testi sono particolarmente introspettivi, nel bene e nel male parlano di me ed esprimo tutto me stesso. lo vivo la scrittura come una cura per l’anima. I temi sono: l’amore, il dolore, l’amicizia, la falsità… ma c’è spazio anche per la goliardia!!!.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?

Qvintessence è stato scritto, arrangiato, registrato, mixato e masterizzato in 3 lunghi anni. Poi c’è voluto un altro po’ di tempo per trovare l’etichetta giusta con cui pubblicarlo e grazie a DeepOut Records siamo finalmente usciti dal guscio.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

Il mercato discografico di oggi preferisce la pubblicazione di pochi brani alla volta, qualcuno di essi accompagnato da un videoclip, per poi eventualmente confluire in un EP. Noi da bravi rockers e amanti del vinile abbiamo preferito la formula classica del full album, più consona al genere musicale che suoniamo.

6) Come avete affrontando il precedente stato d’emergenza da virus SARS-CoV-2 e cosa provate per l’attuale abbattimento delle restrizioni?

Il periodo di emergenza lo abbiamo trascorso principalmente con le nostre famiglie. Nonostante le immancabili preoccupazioni non abbiamo mai smesso di sognare il giorno in cui avremmo potuto pubblicare il nostro album e poterlo suonare dal vivo, perché la musica rock è essenzialmente LIVE. Fortunatamente le restrizioni a poco a poco si sono allentate e siamo potuti finalmente uscire allo scoperto, in un momento di grande voglia da parte del pubblico di partecipare ai concerti.

7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?

Ogni brano è un “pezzo di noi” e ci rappresenta in egual misura a seconda del momento.

8) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

Ogni singola nota ed ogni singola parola di ogni singolo brano. Prima di tutto abbiamo voluto soddisfare le nostre esigenze, dando vita ad un album estremamente sincero sul quale poter credere.

9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

La fase compositiva procede del tutto spontaneamente. Pensa che dall’uscita del disco, in pochi mesi abbiamo già scritto 3 pezzi nuovi e li abbiamo già inseriti nella scaletta dei live. Questi brani faranno parte del nostro secondo disco.

10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

L’improvvisazione è essenziale e la consideriamo un ottimo mezzo per contestualizzare e unire i nostri singoli spunti creativi. Questo per noi significa comporre musica.

11) Che attrezzatura usate per comporre la vostra musica?

Le pre-produzioni le facciamo tutte nello studio di Omar. L’attrezzatura che utilizziamo è molto semplice perché ci permette di fermare velocemente le idee e di modificarle successivamente. Come DAW usiamo Reaper e diversi plugin di Virtual instrument (SSD,KOMPLETE ecc…). Per basso e chitarre usiamo il Kemper e per la voce un buon microfono a condensatore. La scheda audio è una Universal Audio (Apollo). Successivamente ci affidiamo ai professionisti del settore (Michele Suzzi, Giovanni Versari) che portano il nostro prodotto al livello che potete sentire nel disco.

12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?

La musica e l’arte in generale sono sempre state aperte al mondo; la cosa più complessa resta sempre diffonderle e trovare persone in grado di apprezzarle. La contaminazione tra i generi è, o almeno dovrebbe essere una cosa estremamente spontanea nel processo evolutivo. Col passare del tempo nascono sempre più generi, sottogeneri, ognuno con differenti influenze e sfumature.

13) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Le innovazioni tecnologiche nella musica hanno sempre avuto un ruolo determinante. Hanno dato via ad innumerevoli sviluppi, dalle tecniche strumentali, all’espressività del musicista, dall’ispirazione e creatività compositiva, alla qualità del suono di un prodotto discografico. Voglio dire molto semplicemente che la tecnologia per quanto sia utile e possa aprire nuove porte, non è sempre facile da controllare ed un suo abuso potrebbe togliere spontaneità a ciò che si ascolta, o almeno questa è la mia opinione. Per quanto riguarda i social e le tecnologie al servizio della diffusione e condivisione della musica, trovo tutto assolutamente positivo, favorendone la divulgazione.

14) Cosa ne pensate della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio degli artisti?

La necessità di avere un brano che suoni al volume più alto possibile, a discapito della dinamica, è una tendenza che si è sviluppata all’inizio degli anni 2000, ed è in parte conseguenza della qualità dei mezzi con cui ascoltiamo la musica oggi. Inoltre, facendo un ragionamento più banale e “arrogante”, è indiscutibile che si noti più facilmente un brano che suona più forte di un altro. Non importa se suoni bene o male, l’importante è che si distingua e catturi l’attenzione dell’ascoltatore. Si tratta a mio parere di una involuzione a cui anche noi Qvintessence ci siamo dovuti adeguare. Credo che come tutte le mode, prima o poi finirà o perlomeno potrebbe verificarsi un graduale cambio di direzione.

15) Il ruolo dei cantautori e delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) degli artisti di oggi e come raggiungi questi obiettivi nel vostro lavoro?

Un artista deve avere la possibilità di esprimersi completamente e del tutto liberamente, in quanto soggetto esistente in questo mondo, in questa società. Non vedo né ruoli né compiti che esso sia tenuto o meno a ricoprire; sarà il pubblico a decidere se abbia un qualche valore o meno.

16) Come pensate che le composizioni contemporanee possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio?

Saper rispondere adeguatamente a questa domanda significa avere in tasca il segreto del successo, AHHAHAHA!!!

16) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

La cosa più spaventosa che abbiamo vissuto dal punto di vista artistico (e umano) è stata quella di essere limitati nella possibilità di esibirci a causa della pandemia e delle restrizioni. Questo boccone amaro, una volta digerito, credo che ci abbia resi più forti e ottimisti verso il futuro. Stiamo già scrivendo dei brani nuovi e pensando ad un nuovo disco. Passo dopo passo raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo prefissati, con l’aiuto del nostro team composto da persone validissime sia umanamente che professionalmente.

17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Vogliamo fare musica prima di tutto per noi stessi, poi pensando al pubblico. Se ciò che fai ha un valore, nel mondo della musica e più in generale nell’arte, c’è posto per tutti”. [cit. Ian Astbury]

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