
Il Dinosauro e i Manichini è un progetto nato nell’autunno del 2016 da Andrea Campostrini che in seguito allo scioglimento del gruppo di cui faceva parte (Nom De Plume), decide di continuare a dar vita ai suoi testi e musiche. Andrea, manichino anch’esso come altri amici che nel tempo si prestano alla collaborazione, comincia a creare una band composta da chiunque porti idee buone. Andrea realizza i suoi brani suonando spesso da solo ma ci tiene a dire che Il Dinosauro e I Manichini sono sempre una band perché risultato di un percorso umano e musicale con le persone incontrate nell’arco degni anni. Il nome nasce da una suggestione in cui noi tutti siamo come manichini, sempre in vetrina tra like, opulenza e benessere fittizio e a volte ci voltiamo indietro a guardare le origini con la voglia di tornare a vivere realmente una vita più pratica, all’essere esseri preistorici e voler isolarci in tutto ciò in un contesto più terreno e offrendo dei contenuti come la musica. I testi sono così, terreni, nel vero senso della parola nati dalla terra alla quale Andrea è molto affezionato grazie al suo lavoro e parlano di cose semplici di vita vissuta tra amici amori natura e situazioni. Lo stile è particolare, lo strumento di formazione del cantautore veronese è la batteria e solo in seguito si avvicina alla chitarra, mantenendo sempre quell’approccio e quella visione ritmica e percussiva. Il progetto di Andrea prosegue così e prende forma, e intraprende una collaborazione con New Model Label per la realizzazione del suo album di esordio, in collaborazione con altri manichini che gli girano attorno. Nel 2020 conosce l’ormai insostituibile bassista Daniele Grandi con cui comincia a lavorare al secondo disco, un lavoro ancora più certosino e frutto della crescita personale e artistica della band, sempre pubblicato per New Model Label. La band in live esce principalmente in duo ma non perde neanche per un’istante l’idea della band che ha lavorato a questo secondo disco che sono all’incirca dieci elementi, che in certe occasioni si possono godere live in full band. Ringraziamo Il Dinosauro e i Manichini per averci concesso questa intervista.
1) Potresti raccontarci un po’ la tua storia artistica e il nome d’arte così misterioso e avvincente?
La nostra storia artistica è puramente un percorso casuale nel bisogno di percorrerlo, il nome deriva dal fatto che siamo tutti manichini nel mondo attuale ma con un desiderio di essere il dinosauro, figura che rappresenta la preistoria più sana viva e cruda.
2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
Ho cominciato come batterista della classica boy band del paese da ragazzino ma sentivo comunque di dover scrivere qualcosina anche se ideologicamente il ruolo era totalmente relegato dietro lo strumento nell’immaginario del gruppo. Quando in seguito la band si è sfasciata ho cominciato a mettere giù in voce i miei scritti.
3) “Canzoni contro la morte” è uscito il 23 settembre del 2022, puoi parlarci di questo lavoro e del disco precedente “Il dinosauro e i manichini” del 10 maggio 2019?
Sono due lavori molto differenti a livello tecnico, “il dinosauro e i manichini” era il disco iniziale dove avevo del materiale voce e chitarra da sviluppare e il buon Govind della New Model Label mi ha messo nelle condizioni per farlo, era tutto nuovo in un ambiente poco mio ma è stata una bella esperienza in ogni caso. “canzoni contro la morte” invece è stato il frutto dell’esperienza avuta precedentemente abbinata a quella di altri ragazzi del mestiere con cui abbiamo lavorato in maniera più da band sia a livello umano che tecnico, diciamo che il nostro universo si sta formando giorno per giorno.
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del nuovo album?
Il tempo meccanico in cui è stato svolto il lavoro diciamo un anno scarso, produzione, prove, rec e lavori in studio, se parliamo di scrittura alcune cose sono nate anche 3 anni prima.
5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?
È difficile lavorarlo in maniera qualitativa, un gruppo come il nostro non avrà mai le entrate per registrare un disco all’anno come intendiamo noi senza rimetterci qualcosa. La pubblicazione non è affatto un problema è tutto ciò che ci sta dietro. Questo è un po’ il motivo per cui la musica si sta un po’ trasformando in maniera tecnologica, ma se sei affezionato al tempo speso in studio con strumenti e persone e mani esperte le cose cambiano un po’.
6) Come hai affrontando il precedente stato d’emergenza da virus SARS-CoV-2 e cosa provi per l’attuale abbattimento delle restrizioni?
Devo dire che l’ho passato molto bene, ho la fortuna di vivere in campagna e di fare un lavoro che non ha avuto neanche un ora di sosta per questa cosa quindi la mia percezione di realtà e la mia psiche non ha subito grossi colpi nonostante un po’ di timori nelle settimane iniziali dove era tutto un po’ confuso sulla trasmissione della malattia. Sono sempre stato al mio posto seguendo le regole senza mai inveire contro istituzioni che provavano a fare il loro mestiere, anzi è stata una buona occasione per riunirmi ancora di più con con la terra e la mia famiglia.
7) Quali sono i brani che più ti rappresentano?
Tutti, ho lavorato con un produttore che ha messo tra le priorità l’espressione, è stata una coproduzione sana e leggera.
8) Quanto di personale c’è nei tuoi pezzi?
Tutto, scrivo con la mia penna non quella di un altro, il bello di essere nessuno è che scrivi sapendo che nessuno leggerà.
9) Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Tutto viene con naturalezza, non abbiamo scadenze o contratti, ci sono periodi dove nascono molte idee altri meno.
10) Cosa significano per te improvvisazione e composizione e quali sono, per te, i loro rispettivi meriti?
Non saprei, per quanto riguarda noi possiamo improvvisare in separata sede ma non è che nei live facciamo freestyle tutto ciò che suoniamo e composto e unito precedentemente.
11) Che attrezzatura usi per comporre le tue tracce?
Solitamente nasce tutto voce e chitarra, da li poi sviluppiamo il brano traccia dopo traccia registrate su un pc in studio ma poi l’essenza è quella scarna che proponiamo maggiormente in duo live.
12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensi che la musica si sia aperta al mondo?
La musica è parte del mondo, la musica è nata per esigenza di espressione e comunicazione in una preghiera, in una richiesta di pioggia. Sicuro oggi c’è un sacco di materiale on line perché c’è questa possibilità, quindi cani e porci possono fare qualcosa per pubblicarlo, (mi metto dentro ai cani e porci) poi sarà il fruitore che deciderà se ciò che ascolta gli da piacere o meno però le opportunità di arrivare al mondo sono sicuramente maggiori.
13) Come giudichi l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?
Lo giudico in maniera buona quando i social non sono il tuo unico universo, ovvero noi li utilizziamo come si utilizzava la vecchia locandina, per veicolare i contenuti che abbiamo e pubblicizzare gli eventi, di certo nello stop Covid non abbiamo utilizzato le pagine per fare ricette di cucina, siamo molto fedeli a rimanere inerenti allo scopo del profilo, anche se a volte va un po’ contro quella pubblicizzazione virtuale in più che un profilo potrebbe avere.
14) Cosa ne pensi della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?
Sinceramente mi trovi impreparato, sono andato su wiki per capire bene cosa fosse ma sinceramente non ho pareri a riguardo.
15) Il ruolo del cantautore è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la tua opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) degli artisti di oggi e come raggiungi questi obiettivi nel tuo lavoro?
Facciamo cose per il gusto di farle, quando componiamo non pensiamo al pubblico, questa domanda va fatta a chi compone per il pubblico, noi lo facciamo per noi.
16) Che consigli daresti ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?
Da non emerso non sentirei di dare consigli, l’unico forse è di metterci passione, quella va oltre ogni barriera e il risultato sarà sempre gratificante.
17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nessun progetto scritto a calendario, andiamo avanti a suonare le nostre cose dal vivo o in studio per un futuro disco, è già una figata così.