
Bianca Vincentini, in arte “Bianca” nasce a Milano, il 4 giugno 1993. È un’artista caparbia e soprattutto metodica: non teme il mettersi alla prova, non ha mai paura di superare ogni volta sé stessa, anzi lo prende spesso come obiettivo. Incontra ad aprile 2019, dopo diverse esperienze in studio e varie collaborazioni, la sua attuale etichetta discografica, la “Dear John Music” di Milano, che studia e attua per lei, un cammino definito e un progetto artistico di lunga durata. La musica è un mezzo con cui riesce ad esprimere tutta sé stessa: con essa si impegna moralmente e civilmente partendo dalla sua storia, e cercando così di riportare non solo le sue esperienze ma anche quelle che appartengono alle vite degli altri. Non ha il timore di affrontare tematiche socialmente discusse che al giorno d’oggi sono fortemente attuali, come tutto ciò che riguarda la sfera LGBTQIA+ o la violenza sulle donne, battendosi ed esponendosi in prima persona per un mondo dove tutti dovremmo avere gli stessi diritti. Testi e melodie diventano, quindi, lo specchio attraverso il quale riuscire a parlare, a raccontare e a far conoscere quali sono le difficoltà, i limiti, i sogni e le speranze di tutti coloro che ad oggi hanno bisogno di una voce per rivendicare quello che è il loro diritto di vivere e/o il loro diritto di esistere. Ma Bianca non è solo questo: la sua voce e la particolare sensibilità che la contraddistingue apre le porte a più mondi che diventano, grazie a lei, universali e accessibili a tutti. Recentemente ha terminato di lavorare al suo primo album “Una vita in vetrina”, che prende il titolo dall’omonima traccia: bisogna essere pronti; guardarsi dentro è il mestiere più difficile perché le nostre ombre sono solo l’apparenza della realtà, è solo quando i nostri contorni diventano più tangibili che capiamo davvero chi siamo, quando le ombre lasciano posto all’immenso splendore della nostra anima e della verità.

RINGRAZIAMO LA CANTAUTRICE BIANCA PER AVERCI CONCESSO QUEST’INTERVISTA

1) Puoi raccontarci un po’ di te?
Ciao a tutti! Sono Bianca, ho ventinove anni e sono una cantautrice di Milano. Il mio sogno è sempre stato quello di scrivere canzoni, le prime all’età di quattordici anni mi hanno permesso di iniziare ad esplorare il mondo musicale e mettere in rima quello che sentivo, che provavo ed ho iniziato a sentirmi sempre più al sicuro nel concedermi totalmente alla musica. Ho sempre pensato che la musica infatti avesse il potere incredibile di rassicurarmi nei momenti bui, di farmi sorridere e combattere le mie battaglie nella maniera più giusta ed autentica. Nel corso degli anni studiare musica e continuare questo percorso artistico sono diventati il mio scopo di vita, ma non solo per esprimere il mio vissuto, anche per parlare di tutto quello in cui credo, e attraverso la mia musica, combattere contro ogni discriminazione rendendo sempre più vero il concetto del diritto di esistere di e per tutti.
2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
Di episodi nella mia vita che mi hanno portata a credere sempre nel mio lavoro ce ne sono stati molti, ma credo che più di questi siano stati i coinvolgimenti delle persone intorno a me. Quando mi sono resa conto che tutto quello a cui rivolgevo sempre la massima attenzione era la musica ed il canto in particolare ho iniziato ad intravedere anche gli sguardi della gente che non crede in questo mestiere e di chi invece ha sempre sostenuto la mia scelta. Ho iniziato a percepire anche di non essere sola nel vivere alcuni tipi di emozioni. Quando si cresce ci si scontra inevitabilmente contro le proprie insicurezze, paure e debolezze ed io ho sofferto molto per questo, mi sono sentita sola in mezzo ai miei pensieri e ho avuto paura di non riuscire a superare questi momenti. La musica mi ha dato quell’ancora di salvezza a cui potermi sempre aggrappare e nel tempo ho desiderato sempre di più poter essere lo stesso per qualcun altro.
3) “Una vita in vetrina” è uscito il 2 dicembre del 2022, puoi parlarci di questo esordio discografico?
“Una Vita in Vetrina” è il primo disco del mio percorso artistico e come ogni prima volta ha suscitato in me moltissime emozioni. È il frutto del lavoro di un anno di scrittura e di produzione. Viviamo in un mondo in cui la discriminazione regna sovrana soprattutto quando si parla di amore e si punta il dito definendo la scelta di amare una persona dello stesso sesso come errata, quando l’errore di giudizio parte proprio dalla parola “scelta”. Io non scelgo chi amare, amo incondizionatamente e dirlo mi rende libera, viva. Posso scegliere di essere una persona migliore, mi sveglio al mattino e provo sempre ad ascoltare gli altri ed entrare in contatto con le emozioni di chi mi è vicino. Conoscersi, entrare in contatto con le proprie emozioni ed imparare a parlarne è uno dei percorsi più difficili e allo stesso tempo entusiasmanti della vita, ho sempre voluto che le mie canzoni avessero anche questo tipo di obbiettivo: non c’è nulla di sbagliato nell’essere se stessi, nell’affrontare quello che la nostra mente a volte ci porta a vedere e ci butta giù. Ho bisogno di farlo con il sorriso, perché credo sia l’arma vincente sempre. Credo che per un artista non ci sia niente di più bello e di più soddisfacente del vedere il proprio lavoro a disposizione di tutti.
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?
È stato un vero e proprio gioco di squadra che ha visto in un primo momento un lavoro soprattutto personale di scrittura. Ho passato diversi mesi da sola con il mio pianoforte o con la mia chitarra a riflettere e comporre. Prima di iniziare questo percorso di scrittura mi sono trovata a riflettere su cosa avrei voluto comunicare. Successivamente c’è stato un grande lavoro di produzione artistica svolto da Marcello Forlani che ha permesso a queste canzoni di prendere sempre più vita e forza. Tutto ha iniziato a prendere forma e in contemporanea ho iniziato a lavorare insieme a Roberta Lilli al concetto visivo ed emozionale di ogni brano. Più i giorni passavano e più si è creata una vera e propria alchimia che mi ha fatto capire quanto fosse così intenso e così vivo tutto il lavoro che stavamo svolgendo, ed era tempo di far ascoltare a tutti il percorso svolto. Credo che non dimenticherò mai la sensazione provata il giorno in cui è stata conclusa l’ultima canzone del disco: l’emozione e l’adrenalina provata è stata immensa. Percepisco questo primo disco come un’anima distinta che ha bisogno di farsi ascoltare, abbracciare e arrivare al cuore di tutti con tutta la potenza di cui è capace.
5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?
È molto difficile ma come ogni cosa non impossibile se il desiderio e la tenacia che c’è dietro è inarrestabile. Bisogna impegnarsi e rimanere concentrati sull’obbiettivo che si vuole raggiungere anche nei giorni in cui tutto questo sembra impossibile. Come in ogni cosa bisogna soffermarsi molto sui dettagli e le sfumature sia delle canzoni sia sui concept dei videoclip, perché credo sia questo a fare la differenza e a dare davvero un’impronta unica ad ogni singolo brano. Siamo abituati a fare tutto velocemente, a districare i concetti rendendoli superflui e non più utili o significativi. Bisognerebbe invece soffermarsi di più sull’enorme potere che le parole, la musica e l’immagine hanno, solo così si può aspirare ad un lavoro davvero completo e ricco di emozioni. Personalmente posso dire che il costante impegno mio e della “Dear John Music” la mia etichetta discografica, sia ciò che permette ormai da quasi quattro anni di avere un insieme di pubblicazioni di cui sono e siamo fieri, questo ripaga tutta la fatica e il duro lavoro che c’è stato.
6) Quanto di personale c’è nelle tue canzoni?
Le mie canzoni sono indubbiamente molto personali ma questo non mi ha mai fermata dal cercare sempre di renderle il più universali possibili. Non si canta solo per sé stessi, né tanto meno si scrive solo per sé stessi, lo si fa per tutti, per dare voce a tutte quelle persone che non riescono a farla uscire o hanno bisogno semplicemente di un motto, di un sostegno che la musica ha il grande potere di dare. In queste canzoni c’è la mia storia e la storia di tante altre persone che fanno parte di me o hanno fatto parte della mia vita anche solo di passaggio e questo mi permette di avvicinarmi sia a loro che a tutte quelle altre che non conosco, ma che possono sentire e percepire i messaggi e contrastare quello che le abbatte. La musica è di tutti e per tutti, quindi sicuramente in un primo momento i brani sono stati solo miei e custoditi dalla mia anima, ora sono di tutti e sono felice di sapere che assumeranno un significato ben specifico e soprattutto diverso per ciascuno.
7) Sei una cantautrice che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Dipende dai momenti, ci sono dei giorni in cui le parole escono ad una velocità disarmante e sento la necessità di doverle mettere in ordine, di riorganizzazione i miei pensieri. D’altro canto, ci sono sicuramente anche diversi giorni in cui tutto questo non avviene e si sviluppa inevitabilmente il blocco della scrittura. Quando avviene questo sicuramente il mio umore cambia perché scrivere una canzone crea un’adrenalina in corpo che ti fa venir voglia di continuare a farlo; quindi, quando non succede so che devo semplicemente concedermi un attimo per riflettere. Non siamo invincibili per quanto cerchiamo costantemente di esserlo e accettarlo è il primo passo per godersi ogni momento per quello che è: un momento di felicità come un momento di tristezza. Solitamente se non riesco a scrivere esco di casa, vado a farmi una passeggiata o passo del tempo con le persone che amo e magicamente quando rientro in studio c’è sempre qualcosa che inizia a girare nella mia mente e a prendere forma e il motore riparte.
8) Cosa significano per te improvvisazione e composizione, quali sono per te i suoi rispettivi meriti?
La composizione è una costruzione che si sviluppa con i suoi tempi, che possono essere più o meno veloci a seconda del momento e dell’ispirazione. È una ricerca costante e appassionata della melodia, dell’armonia e di quella nota che arriva al cuore come un vulcano attivo. Una composizione ha bisogno di tempo per crescere e svilupparsi ed è giusto che sia così per non tralasciare nessun tipo di dettaglio che potrebbe essere fondamentale per il risultato finale. Per quanto riguarda l’improvvisazione mi piace pensare che ci siano due momenti in cui questa prende il sopravvento: nella fase di scrittura iniziale e nel momento in cui la canzone è formata, solida e ci si diverte insieme ad essa. È spesso da un’improvvisazione che arrivano le idee migliori, come se fosse un gioco, uno sfogo personale e questo aiuta molto la mente e coccola l’anima. Live l’improvvisazione ha un ruolo diverso, a seconda della sensazione che in quell’istante quella canzone mi dà, succede quando ci si lascia andare sapendo bene però da dove si parte, un po’ come partire per un lungo viaggio avendo con sé tutta la preparazione possibile che ci fa sentire sicuri nell’affrontare ogni sfida.
9) Cosa ne pensi della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?
Ci stiamo abituando ad ascoltare la musica a dei volumi molto alti anche quando siamo semplicemente in metropolitana con le cuffie nelle orecchie. Ne sentiamo il bisogno forse per sfuggire alla realtà, forse per immergerci totalmente nei nostri pensieri o forse perché sentiamo il bisogno di gridare e far uscire tutto quello che abbiamo dentro. Questo ovviamente da un punto di vista prettamente musicale di compressione del suono rischia di non dare spazio a tutte le sonorità che esistono realmente all’interno della canzone e che le danno un colore ben specifico rischiando così di perdersi nella semplicità dei suoni e non nella ricerca costante del particolare o della bellezza di uno strumento piuttosto che di un altro. Il mondo musicale come qualsiasi altro mondo segue una linea di evoluzione e di cambiamento e a questo indubbiamente ci si deve abituare ma si può sempre scegliere di dare valore alle cose che si fanno facendo risaltare al meglio tutta la bellezza che la musica può dare.
10) Che consigli daresti ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?
Di continuare a lavorare affinché questo avvenga, di non perdersi in dubbi e perplessità e godersi tutti i mezzi di comunicazione che ormai fanno parte del quotidiano di ogni persona. Non bisogna mai smettere di sognare se questo sogno e il primo pensiero appena svegli e l’ultimo la notte, di percepire la gioia dello scrivere una canzone e farla sentire a tutti perché è qualcosa di cui andare estremamente fieri. L’impegno in tutto questo non può essere messo in secondo piano, non si è artisti due giorni la settimana, lo si è ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Entra a far parte del proprio essere e del proprio modo di pensare e questa è la parte più bella.
11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il futuro sicuramente può spaventare ma non per questo si smette di lavorare, anzi, questo personalmente mi spinge a fare sempre di più oggi perché il futuro è sempre vicino e in procinto di arrivare. I progetti sono molti ed ogni volta crescono sempre di più d’importanza e significato. Prima dell’uscita del disco questo è stato il mio progetto futuro ed adesso finalmente fa già parte del presente. Ora mi aspetta la data zero del mio primo tour al “Teatro Spazio 89” il 28 gennaio 2023 e questo è un futuro incredibile e pieno di gioia, penso a questo e mi tengo stretta ogni istante che ci sarà prima di questa data per godermi appieno tutto quello che questa esperienza potrà darmi.