
La Collera è una band Indie Pop Rock di Milano nata alla fine del 2017 e composta da Giovanni, Andrea, Enrico e Alessandro. Quattro musicisti dai trascorsi simili – grazie alle tante esperienze in studio e dal vivo – e dai gusti musicali spesso differenti. Proprio questa diversità è ciò che maggiormente concorre a definire il loro stile, melodicamente immediato ma al tempo stesso scomposto e poco addomesticato. Nel 2018 lavorano alla composizione di brani inediti iniziando fin da subito una massiccia attività dal vivo. Nello stesso anno salgono sul palco del Teatro Ariston in qualità di finalisti di Sanremo Rock, classificandosi al secondo posto e vincendo due premi speciali della giuria. Nel 2019 Valerio Zelli produce il brano “AntiLove” per l’etichetta M.R.I. registrato presso gli studi di Sonopoli da Francesco Loparco, mentre il Videoclip con Oscar Serio, in uscita il 20 Giugno 2019 con distribuzione e promozione SPC Sound. Il singolo riceve ottimi riscontri sulle piattaforme di streaming (solo su Spotify raggiunge e supera i 24mila ascolti) venendo inserito in diverse playlist italiane ed estere. A novembre, il video del brano, viene selezionato dal circuito TelesiaTV e compare sugli schermi delle metropolitane di Roma, Milano e Brescia e in 14 aeroporti italiani. Nel frattempo, la band consolida il proprio repertorio con numerosi live nei principali circuiti di musica della Lombardia tra cui gli spazi di Radio Popolare, Anfiteatro Martesana e la storica palestra Visconti, teatro del film ‘Rocco e i suoi fratelli’ di Luchino Visconti. A inizio anno si chiudono negli studi del Natural HeadQuarter di Manuele Fusaroli, musicista e produttore dei maggiori dischi indie italiani degli ultimi anni (Zen Circus, Bugo, Tre Allegri Ragazzi Morti, Teatro degli Orrori, Nobraino, Nada, Management), e incidono 4 brani. Anticipato dal singolo “Certi Posti Sono Fatti Per Sentirsi Soli”, esce in cd ed in digitale, il 22 maggio 2020, il primo EP omonimo della band, distribuito da Alka Record Label. “Obliqui / Imperfetti” (4 marzo 2022), “Mille Pezzi” (22 aprile 2022), “Fotografie” (01 luglio 2022) e “Che cosa sai di me” feat. Pierpaolo Capovilla uscito il 27 gennaio 2023, sono i nuovi singoli che anticipano l’uscita del primo album “Dove inizia la notte”, distribuito da Alka Record Label. Produzione artistica Michele Guberti (Massaga Produzioni), realizzato presso il Natural Headquarter Studio di Manuele Fusaroli.

RINGRAZIAMO LA BAND MILANESE “LA COLLERA” PER AVERCI CONCESSO QUEST’INTERVISTA

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?
La band è nata nella seconda metà del 2017, per sola voce e chitarra, dopo avere risposto a un annuncio su un sito per musicisti. Le canzoni che Giannandrea (Forestieri, chitarra) e io stavamo scrivendo avevano però un piglio tutt’altro che acustico, per cui ci siamo attivati immediatamente per avere una sezione ritmica in linea con le nostre seppur differenti sensibilità musicali. Il primo batterista che entrò a far parte della band era una persona umanamente ottima, ma un disastro quando si trattava di affidabilità. Un giorno qualcuno di noi deve avere esclamato di essere in collera nei suoi confronti e quella parola è risuonata nella stanza. Ci è poi sembrata perfetta per identificare la scintilla creativa che ci porta a comporre canzoni.
2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?.
Arriviamo da diverse esperienze musicali, all’interno di band o come solisti, ma credo di poter parlare a nome di tutti e quattro quando dico che siamo tutti mossi da un’urgenza creativa, dal bisogno di esternare ciò che proviamo rispetto a quanto osserviamo o che viviamo in prima persona, ogni giorno. La musica è una passione fortissima ed è il mezzo con cui riusciamo a esprimere meglio questo sentire.
3) Il debut album “Dove inizia la notte” è uscito il 17 marzo del 2023, potete parlarci di questo lavoro discografico?
“Dove inizia la notte” è il frutto di questi ultimi due anni, in cui per fattori esterni ci siamo trovati a volere suonare e a non poterlo sempre fare. Tuttavia, pur avendo composto molti dei suoi brani da remoto, condividendo idee e file audio, non è un disco che tratta in alcun modo della pandemia, anche perché si è trattato di evento che ha toccato tutti in modo così totalizzante che non pensiamo ci siano ancora angoli bui da esplorare al riguardo. “Dove inizia la notte” parla di altro. Del volere scende a patti con il fatto che ogni cosa e persona ha il suo doppio ed è ineluttabile. Non esiste il bene o il male assoluto. Di ogni cosa c’è sempre una diversa lettura, anche se non è sempre facile da digerire.
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?
I brani sono nati velocemente, in modo istintivo. Più suoniamo insieme, più ci rendiamo conto quanto sia importante la sintonia tra noi per riuscire a cogliere le idee altrui e saperle tradurre in musica al volo, ciascuno col proprio strumento. A volte in sala prove ci abbandoniamo in lunghe improvvisazioni ma una volta terminate, capiamo al volo se il brano è servito solo a farci “sfogare” o se avremo voglia di lavorarlo e renderlo “canzone”. Ciò che ne ha rallentato l’uscita sia in termini di registrazione e soprattutto di uscita, è stata – come per tutti – l’emergenza sanitaria vissuta dal 2020 a buona parte del 2022.
5) Attualmente, è difficile pubblicare: un disco, un EP, un singolo o un videoclip?
La tecnologia ha reso tutto molto più facile e chiunque può organizzarsi per pubblicare la propria musica. Il problema, la vera grossa difficoltà, è come potere raggiungere un pubblico davvero interessato a ciò che si ha da offrire. Per questo vengono in soccorso etichette per promuovere al meglio le uscite discografiche e agenzie di booking per suonare dal vivo. Quest’ultima cosa è fondamentale.
6) Come avete affrontando il precedente stato d’emergenza da virus SARS-CoV-2 e cosa provate per l’attuale abbattimento delle restrizioni?
Ora che le restrizioni sono scomparse abbiamo voglia di recuperare quante più date possibili per suonare dal vivo. È il modo più potente e vero per fare conoscere la nostra musica.
7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?
Penso che MILLE PEZZI e FACILE siano i due brani di questo disco che più ci rappresentano. Diretti ed emotivi, seppure con due mood molto diversi tra loro.
8) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?
È tutto personale. Attraverso la musica esprimiamo ciò che proviamo. Tuttavia cerchiamo di non cadere nella trappola del “facciamo musica solo per noi stessi” perché altrimenti non pubblicheremmo dischi… staremmo chiusi in sala prove a guardarci l’ombelico. Bisogna fare musica per esprimere sé stessi, ma la musica chiede di essere ascoltata, altrimenti muore. Non è una differenza da poco.
9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Nonostante “Dove inizia la notte” sia appena uscito, abbiamo già pronte le canzoni per un nuovo album. In sala prove proviamo scalette per i concerti ma ci ritagliamo sempre del tempo per comporre. Siamo anche giudici severi. Se dopo la prima o la seconda prova un brano nuovo non ci convince lo abbandoniamo o lo mettiamo in un cassetto per il futuro.
10) Da dove traete ispirazione? Avete qualche tipo di rituale prima di iniziare a lavorare?
A livello musicale abbiamo gusti differenti e ognuno trae ispirazione da ciò che ascolta filtrandolo con una sensibilità che in anni e anni di musica si è ovviamente affinata. A livello di testi, la mia ispirazione sono i miei occhi. Quello che osservo o che vivo lo riporto in parole. Ho sempre trovato strano il fatto che tantissime canzoni – anche quelle che ascolterei a ripetizione – trattino d’amore. Le persone non passano la loro giornata ad amare e basta.
11) Come reagite quando avete un blocco creativo?
Una volta mi è successo di non ricordare il pin del bancomat. Prima di fare il terzo tentativo e bloccare la carta, sono andato a comprarmi un cono gelato. Mi sono seduto su una panchina. Ho mangiato il gelato. Ho letto un paio di pagine di un libro. Ho fatto passare due ore. Sono tornato a casa.
Il giorno dopo sono tornato al bancomat e ho fatto il prelievo senza problemi.
Si scrive quando si ha qualcosa da dire. Se si scrive per “forza” bisogna avere davvero tanto mestiere per riuscire a farlo (e solitamente il risultato è senz’anima).
12) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione? E quali sono per voi i loro rispettivi meriti?
Le nostre canzoni nascono da idee (solitamente da un riff di Giannandrea) su cui poi noi improvvisiamo e componiamo il brano. È un parto collettivo. Improvvisazione composizione sono inscindibili, per noi.
13) Che attrezzatura o software usate per comporre la vostra musica?
Strumenti musicali, microfoni, carta e penna. E il registratore sul cellulare per catturare qualche idea prima che fugga via.
14) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?
Non sono sicuro di essere d’accordo con l’affermazione che oggi ci sia più contaminazione di ieri. Il pop ma anche il metal hanno rubato alla classica per tantissimo tempo solo che prima non c’erano i campionamenti e lo si faceva in modo meno sfacciato. Penso poi a John Zorn e ai Naked City. I RUN DMC che con Walk This Way degli Aerosmith hanno praticamente sparso i semi per il crossover che avremmo visto anni dopo… Anche il fatto di utilizzare suoni elettronici in una band rock è una cosa già in uso da tantissimo tempo. Penso a quando i QUEEN hanno smesso di scrivere “No Synthesizers!” nei loro album, alla scena indie-tronica di qualche decennio fa… Ma forse non ho capito io la domanda e dunque chiedo scusa. 😊
15) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?
È sicuramente utile per raggiungere un pubblico ampio, ma una volta raggiunto quel pubblico bisogna anche dargli un motivo per fermarsi ad ascoltare e per quello serve sia il contenuto ma anche una bravura e una passione comunicativa di cui non tutti sono attrezzati. Personalmente trovo sbagliato che i musicisti debbano anche diventare social media manager di loro stessi. Sono due mestieri differenti.
16) Cosa ne pensate della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio contemporanee?
Non sono preparato a livello tecnico, quindi la mia opinione è puramente di pancia. Da un lato è un peccato che il lavoro certosino di chi registra, mixa e masterizza musica si perda in favore di un suono sempre più sparato e povero di sfumature; tuttavia la musica non viene più consumata attraverso casse e impianti stereo di fascia alta a meno che non si sia dei veri appassionati (a cui di fatto il mercato dedica ristampe dei soliti dischi, puntando oggi sulla qualità del suono e non più sui contenuti extra). La musica attuale passa attraverso cellulari e auricolari, casse bluetooth da tenere nello zaino, su piattaforme di streaming, in radio o con lettori di file audio compressi… La qualità del suono, anche quando promessa, è comunque un artificio. Se smettessimo di consumare musica con quelle modalità, l’esasperata compressione del suono forse cesserebbe di esistere, ma dubito che il processo sia reversibile.
17) Il ruolo dei cantautori e delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) degli artisti di oggi e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?
Ogni gesto è anche politico anche quando non sembra avere quell’intento. Un bacio è politico. Indossare una t-shirt è politico. Lanciare un mattone è politico. Il corpo è politico. Un libro , un film, una frase, una canzone sono politici nel momento in cui ci si espone con sincerità. Stai mostrando te stesso, le tue convinzioni. Ma ancora di più, chi dice ai musicisti “fate musica e lasciate stare la politica” non ha capito che i musicisti non sono giullari di corte ma persone, come tutti.
18) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Come band vogliamo fare concerti e al tempo stesso richiuderci in studio per registrare il secondo album. Come dicevo prima, le canzoni da selezionare ci sono già e alcune le stiamo già inserendo in scaletta durante le esibizioni dal vivo. Il futuro non ci spaventa. È il presente che è impegnativo, essendo l’unica cosa certa e da cui dipende, per l’appunto, ciò che potremo diventare domani.