
Fondata nel 2008 in Italia dal pianista, cantante e compositore argentino Mariano Speranza, l’ensemble Tango Spleen Orquesta è un punto di riferimento nel mondo del Tango sia per l’interpretazione e l’arrangiamento dei classici che per le proprie composizioni. Tango Spleen affascina e invita a scoprire come il tango non sia solo un’eredità del passato ma una realtà più che mai viva e in evoluzione. Centinaia di concerti, festival e spettacoli hanno affermato l’ensemble in oltre venti paesi dall’Italia all’Argentina, dall’Europa al Kuwait, dalla Russia agli Stati Uniti. Ringraziamo di cuore l’intera orchestra per averci concesso quest’intervista.
1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?
Nel 2008 nasceva un primo demo con brani originali e un paio di arrangiamenti di tanghi classici, tutti a cura di Mariano, e c’era bisogno di dare un nome a questo progetto. È uscita questa parola magica che è piena di mistero e significato, “Spleen”, che lascia le porte aperte ad una visione ispirata sulla maniera di essere artisti anche oggi nel secolo ventunesimo, che rievoca il celebre poeta francese che ha celebrato questo stato d’animo nostalgico e che si ritrova anche in uno dei primissimi tanghi cantati. Negli anni il gruppo si è poi trasformato dal quintetto iniziale con collaborazioni con diversi musicisti, ma l’idea di un progetto di tango con questa inflessione allo Spleen resta il nostro filo conduttore.
2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?
La parte compositiva è affidata principalmente al nostro pianista e cantante Mariano Speranza che si è lasciato trasportare dalle sue radici argentine per le prime composizioni che, di fatto, sono nate ancora prima del gruppo. Proveniamo principalmente da studi musicali accademici, ma abbiamo esplorato in modo intenso anche altri ambiti musicali, ciascuno di noi con le proprie esperienze. Fin da subito abbiamo cercato di far sentire un tango che non c’era, ossia arrangiamenti struggenti e liberi ma allo stesso tempo riletti in una chiave anche europea, con uno sguardo attento ai grandi della composizione, ma inserendo elementi di fusion soprattutto nella ricerca di timbri particolari che un po’ si discostano dal genere. Questa fase creativa, sia nella composizione che nell’introduzione di elementi caratteristici, ci ha contagiato e ciascuno ha contribuito a definire il nostro suono: così abbiamo messo la nostra firma sulla scena sia del tango d’ascolto in Europa che anche sulle piste da ballo.
3) “Vamos A La Distancia” è uscito il 15 luglio del 2021, potete parlarci di questo lavoro e dei lavori precedenti?
“Vamos a la distancia” è il nostro quinto lavoro discografico. È in gran parte dedicato alla figura di Astor Piazzolla che è un autore che conosciamo molto profondamente, ma che, pur avendolo eseguito in innumerevoli occasioni dal vivo, non avevamo mai registrato. È un compositore adesso molto conosciuto e a cui siamo particolarmente legati, perché alcuni di noi si sono avvicinati al tango moltissimi anni fa proprio grazie al suono del suo bandoneon. Abbiamo concepito questo disco come un omaggio ai suoi brani iconici intercalati dalle nostre creazioni musicali che spingono il tango anche in altre direzioni. Negli anni precedenti abbiamo realizzato diversi album dedicati alle sfaccettature di questo genere: dall’omaggio alle orchestre tipiche (Tipico 2011) al tango danzato (Contatto 2018), dalle prime composizioni originali (Mariano Speranza Tango Spleen 2010) alla raccolta dei nostri arrangiamenti più significativi (Canto para seguir 2015). E non sono mancate collaborazioni stimolanti come Vox 40 (2013) con Bernardo Lanzetti e la band rock-prog Acqua fragile e recentemente con il cantautore Franz Campi (Il sentimento prevalente 2021).
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?
Ci sono voluti circa cinque mesi di lavoro. Siamo partiti dalla scelta dei brani e dal concept e in seguito Mariano ha scritto tutti gli arrangiamenti prima di iniziare le prove vere e proprie. Questa fase è stata lunga ma determinante per far nascere il suono definitivo dell’album, confrontandoci tra di noi per definire i brani nella versione definitiva e accordarli insieme per distribuire l’equilibrio e il climax del disco. Poi la registrazione è avvenuta per fasi, impegnandoci per un mese di lavoro sincronizzato.
5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco?
In questo momento pubblicare un disco è un’attività accessibile, giacché non è stato mai così semplice mettere un album alla portata del pubblico tramite il web. Ma la difficoltà, forse, risiede nel cercare quale finalità avrà la pubblicazione e perché lo si fa. Nel mercato delle registrazioni oggi sono cambiate alcune dinamiche e noi come gruppo di tango, un genere che comunque rimane di nicchia, sentiamo l’esigenza di porci permanentemente delle domande per adattare e adattarci al contesto storico in cui viviamo.
6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?
Diciamo che questo momento, in cui si intravvedono segnali incoraggianti, ci fa sentire fiduciosi e ci aspettiamo una stagione piena di live e nuovi traguardi artistici. Ci stiamo dedicando moltissimo alla musica, alla composizione, all’arrangiamento e ai nostri strumenti.
7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?
Abbiamo un repertorio molto vasto e vario. In ogni stile, dal tango tradizionale a Piazzolla, passando dal folklore argentino e arrivando ai nostri brani, troviamo degli elementi che ci rappresentano. La Milonga Schupi, che è un caposaldo di Mariano, è da sempre nella nostra scaletta ed è il nostro brano più suonato, forse questo è quello che ci rappresenta di più.
8) Quanto di personale nei vostri brani?
Nella nostra musica si intrecciano le nostre radici musicali, le nostre personalità, il nostro vissuto, il passato e anche il momento attuale, gli elementi della tradizione del tango e spunti di modernità. Ogni brano è una mappa di codici da decifrare che ci rappresentano.
9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Difficoltà nel creare non direi, sì per il tempo e l’impegno. Ogni nostra composizione deve avere un senso ed un merito per poter essere al fianco di capolavori del genere del tango e non soffrire il confronto. Inoltre ci piace che la nostra scaletta coinvolga il pubblico con partecipazione attenta ed entusiasmo emotivo. Di idee musicali ne nascono tante, ma quelle che rimangono si sono guadagnate il nostro amore e quello del pubblico.
10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?
Improvvisare significa avere dei codici e, se lo si fa insieme ad altri, ci vogliono dei codici condivisi. Nel tango esiste l’improvvisazione ma è una maniera di sentire libertà su qualche aspetto dell’arrangiamento, ad esempio il fraseggio nei soli, le fioriture ritmiche degli accompagnamenti, le percussioni per aggiungere colore eccetera. La composizione è qualcosa di diverso, qui puoi cullare la tua idea e pian piano le darai forma definendo in ogni piccola e grande scelta la tua estetica. Si cresce componendo, perché c’è permanente ricerca e studio, affinché quello che stai tirando fuori nella tua creazione ti rappresenti in ogni singolo elemento. Il risultato che vien fuori dalla tua creazione non verrà percepito come una casualità o una destrezza, ma come una ricetta definita di un piatto che non hai mai provato prima.
11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Siamo pieni di futuro, quello è il nostro concetto, ognuno di noi guarda avanti e, anche se i dubbi sempre vengono e vanno, i nostri sogni prevalgono e ci spingono ad un moto perpetuo verso il prossimo traguardo. Abbiamo molte cose da fare e da aspettarci, e abbiamo tantissimo ancora da dire musicalmente parlando.