
Sasha Vinci (1980) vive a Scicli, in Sicilia. Il fondamento della sua ricerca si basa sulla continua sperimentazione e dialogo tra differenti media artistici quali performance, scultura, disegno, pittura, scrittura e musica; linguaggi grazie ai quali l’artista s’interroga sulle complessità dell’esistente, per giungere a una visione ampia e plurale. La performance è il mezzo espressivo da cui spesso l’intero progetto si origina: è frutto di uno sforzo collettivo e parla di trasformazione sociale, di coesione, di resistenza politica. Ringraziamo il navigato cantautore siciliano per averci concesso quest’intervista.
1) Potresti raccontarci un po’ la tua storia artistica?
Creare è sempre stata la mia urgenza, il ritmo ossessivo della mia vita. Sono un artista curioso, animato dal desiderio di immaginare mondi possibili, di sperimentare sempre nuove visioni estetiche e concettuali. La mia prima formazione è legata al disegno e alla scultura. Successivamente la ricerca si è arricchita di nuovi linguaggi come la performance, la fotografia e l’installazione site specific; oggi anche la musica. Essere trasversale e multiforme è stato il punto di forza di tutti i progetti che ho ideato, mi ha permesso di sondare nuove possibilità, di vivere delle esperienze artistiche sempre diverse. Negli ultimi anni analizzo e sviluppo il concetto di Multinaturalismo, creando opere in cui elementi naturali, umani, non umani e artificiali si fondono e si compenetrano dando origine a diverse e inaspettate rappresentazioni.
2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
In una sera d’estate del 1998 il caldo umido siciliano mi aveva convinto a spostarmi in giardino alla ricerca di aria fresca e silenzio. Mentre mi esercitavo con la chitarra, all’improvviso un giro di accordi prende forma e delle parole iniziano a fluire in modo inaspettato attraverso la voce. È nata così, in maniera inaspettata e sincera, una prima breve canzone, un modo per esprimere me stesso. Da quegli anni giovani e lontani il bisogno di scrivere e comporre le mie canzoni è maturato nel tempo, diventando una piacevole ossessione, una passione, un’urgenza, un’opportunità che regalo alla mia vita. Durante questo percorso imprevedibile e straordinario, “mi innamoravo di tutto”, di ogni aspetto della vita, delle luci, delle ombre, del caos, del disordine, della confusione, della gioia e della meraviglia.
3) “Mercurio” è uscito il 3 maggio del 2021, puoi parlarci di questo lavoro?
“Mercurio” non è solo un album cantautorale che racchiude nove canzoni, ma un progetto multiforme più articolato e complesso che comprende performance, video e foto. Ho anche ideato e realizzato, in collaborazione con aA29 Project Room, che è la galleria che mi rappresenta, un cofanetto d’artista che contiene il vinile di “Mercurio” in edizione limitata e una monografia sulla mia ricerca artistica. Il progetto “Mercurio” prende forma nel marzo 2020, durante il primo lockdown, quando insieme a Vincent Migliorisi, negli spazi del mio atelier, abbiamo iniziato ad arrangiare e registrare le canzoni. Sono state giornate intense ed entusiasmanti, perché abbiamo risposto al silenzio e alle ombre dettate dalla pandemia con la musica e la creatività. Le canzoni di “Mercurio” sono un grido libero in cui affronto le problematiche del presente, le nostre paure, i meccanismi di dominio che soffocano la società contemporanea. “Mercurio” è anche un canto intimo di vicende personali, di amori interrotti, di sogni infranti, ma anche di gioie e speranza nel futuro.
4) Attualmente, è difficile pubblicare un disco e un singolo?
“Mercurio” è stato creato in modo assolutamente libero e spontaneo. Durante le diverse fasi di registrazione, l’unica domanda che mi ponevo era quella di dar vita a qualcosa di autentico. Il vero obiettivo non è quello di pubblicare un disco, oppure un singolo, l’unico interesse è creare, in questo caso utilizzando le parole, la voce e la musica come strumento e arma per rispondere alle incertezze della vita.
5) Come stai affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?
Ho proiettato tutta la mia concentrazione sulla ricerca, cercando di affrontare con l’arte le difficoltà dell’isolamento. Diversi progetti hanno preso forma, dalla personale al MANN di Napoli, all’installazione pubblica realizzata all’interno del Parco Reale della Reggia di Caserta. Come già detto precedentemente, anche “Mercurio” è figlio di questo periodo.
6) Quali sono i brani che più ti rappresentano?
Sinceramente ho serie difficoltà ad indicare una canzone che mi rappresenta più delle altre, poiché ho creato “Mercurio” come un’opera unica, in cui le storie, i pensieri, le parole e le musiche vivono connesse tra di loro, sia concettualmente che stilisticamente. Forse, potrei citarti “Mercurio”, la canzone che dà il titolo all’album, non perché abbia un valore maggiore rispetto alle altre, ma semplicemente perché rappresenta un inizio. È la prima canzone in cui io e Vincent siamo riusciti a bilanciare le nostre rispettive personalità. I nostri mondi creativi differenti si sono uniti e contaminati, generando una canzone che ci ha subito convinto ad andare avanti, incoraggiato a scrivere, comporre e sperimentare.
7) Quanto di personale c’è nei tuoi pezzi?
Ogni canzone che scrivo è intrisa di ricordi, di gioie, di paure inconfessate o episodi sociali che hanno segnato la mia vita. Ascoltando “Mercurio” entrerete in contatto con le corde profonde del mio essere, con le grida del mio pensiero. Scoprirete un groviglio di riferimenti e omaggi a familiari, amici, amori presenti e lontani, a personalità che hanno segnato il mio cammino, come Antonin Artaud o Pier Paolo Pasolini, Faber, Francesco Guccini, Marius Schneider o Leo Spize.
8) Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
La passione per la scrittura mi insegue da tempo, confesso di essere abbastanza prolifico. Diverse le canzoni che hanno preso forma nel corso degli anni. Molte di esse vivono sospese, in attesa di essere riprese, arrangiate e incise. Dopo aver ultimato il missaggio finale di “Mercurio”, ho iniziato a lavorare al nuovo album, con una diversa consapevolezza e una rinnovata curiosità.
9) Cosa significano per te improvvisazione e composizione e quali sono, per te, i loro rispettivi meriti?
L’improvvisazione è la genesi, il momento in cui libero gli istinti, l’alba di ogni nuova canzone. Pensieri, emozioni, eventi e ricordi scivolano e scorrono sul foglio, diventando parole, che si legano e si intrecciano a degli accordi. Sono sempre momenti di intensa energia, lampi di tempo in cui inizio a tessere la prima forma della canzone. Successivamente, insieme a Vincent condivido un’altra fase, quella della composizione e degli arrangiamenti. La canzone si colora con i riff delle chitarre, con la scelta degli strumenti, con la sperimentazione dei suoni elettronici. Ci divertiamo a rimodellare la struttura ritmica, i chorus e i bridge, sperimentando senza sosta ogni possibilità, per ottenere l’equilibrio del brano, la giusta armonia, la struttura sonora definitiva.
10) Che attrezzatura usi per comporre le tue tracce?
Molto spesso le prime idee le catturo con il cellulare, perché arrivano in modo spontaneo e inaspettato. Successivamente con Cubase registro chitarra e voce, iniziando così a plasmare l’ossatura della canzone. Ma la vera produzione avviene in un secondo momento, nello studio di Vincent, dove abbiamo la possibilità di utilizzare diverse attrezzature professionali, di registrare con ProTools gli strumenti dal vivo, le voci, i cori e tutti i suoni elettronici.
11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non credo che gli artisti vivano immersi esclusivamente nel presente. Lo attraversano, lo osservano, lo subiscono, diventano il riflesso della propria attualità, proiettando però la loro visione al di là dei limiti temporali. Per questo l’arte parla alla mente e al cuore anche dopo centinaia di anni. Il futuro è sempre imprevedibile, quindi scatena la mia curiosità. Attualmente sto lavorando a diversi progetti. L’8 marzo inaugurerò “Il Gioco della Deriva”, a cura di Lara Gaeta, al Centro Culturale La Mercè di Girona. Inoltre con Vincent ho iniziato la registrazione del nuovo album. Tutto appare entusiasmante.