Intervista esclusiva alla rock band ferrarese Puro Veneno

Puro Veneno è un progetto che nasce per un’esigenza, una necessità che accomuna tutti i membri della band. Suonare. Suonare e sentire quell’alchimia che ripaga l’anima. Questa è l’unica cosa che conta. Per questo Jack Tormenta, Marco Orsini e Max Lambertini fondano i Puro Veneno. Marco Orsini e Max Lambertini, registrano i primi dischi, rispettivamente come batterista e bassista, con i Natural alla fine degli anni ’90, band rock/indie di rilievo della scena locale ferrarese e non, fondata insieme a Max Stirner Fusaroli (noto produttore discografico), che vede la partecipazione di Giorgio Canali alla produzione. Successivamente Marco, fonda la band Mor’s a Roma, assieme a Jack Tormenta ed altri amici musicisti di vecchia data, incidendo un EP e l’album omonimo portando la sua musica nei principali locali romani. Lotta da sempre in prima per la difesa dei diritti delle minoranze riportando nelle sue canzoni i temi sociali e politici in primo piano, accompagnando il tutto con melodie e ritmi africani e latini. Ringraziamo infinitamente la band rock ferrarese per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Ciao, chi vi parla ora è Jack Tormenta. Puro Veneno è il nome di un gruppo artistico colombiano che ho scoperto casualmente guardando un documentario. Quando ho letto il nome per la prima volta me ne sono innamorato all’istante; quindi, li ho contattati chiedendogli il permesso di poterlo utilizzare come nome della band garantendogli che avremmo sempre rispettato il significato che ha per loro. Hanno accettato ed eccoci qui! I Puro Veneno sono allo stesso tempo tre amici che si conoscono da una vita e che suonano da una vita, che hanno già avuto progetti in comune ma mai con questa formazione. Tre anni fa abbiamo avuto una sorta di esigenza interiore che ci ha spinti a ritrovarci e a fare quello che abbiamo sempre fatto insieme, suonare.

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Credo (parlando per tutti e tre) che sia stata una cosa naturale ( almeno per me ), il fatto di scrivere canzoni nostre è uno sviluppo naturale del nostro modo che abbiamo di concepire la musica. Come singoli ognuno di noi ha chiaramente un proprio bagaglio e background musicale, Max ha una discografia bella corposa alle spalle, Marco oltre ad essere un batterista eccezionale è un cantautore altrettanto brillante con una voce bellissima, è difficile dire cosa ci ha influenzato di più… forse la voglia di suonare dirla tutta.

3) “Questo disco mi è costato una fortuna” è uscito il 15 aprile del 2021, potete parlarci di questo lavoro?

“Questo disco mi è costato una fortuna” è la risposta alla domanda che ci siamo fatti dopo aver suonato e registrato per più di due anni (includendo la pandemia). Oltre al mero discorso economico quanto ci è costato questo disco? È una domanda banale ma la risposta che ci siamo dati non lo è altrettanto. Ci è costato il dover parlare ancora di chi rimane naufrago in mare in fuga dalla disperazione. Ci è costato il dover ammettere che non abbiamo un piano B, che c’è solo questo pianeta, che per ora abbiamo solo questa unica casa che è la Terra. Ci è costato dover parlare di diritti e uguaglianze, perché ancora nulla sembra essere veramente cambiato.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?

Diciamo che dal primo pezzo in sala prove all’ultimo mix del disco circa due anni. La pandemia non è stata d’aiuto per quello che riguarda le fasi di registrazione, lo è stato molto più dal punto di vista della scrittura.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

No, non credo, anzi. Dico ormai ci sono mille strumenti, dispositivi, piattaforme e tutto quello che serve per fare contenuti. Oggi a volte basta un’idea. A parte tutto, credo sia molto più facile pubblicare oggi rispetto al passato. Ma sfortunatamente non significa che sia sempre tutta roba buona …

6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?

Per noi è stato un periodo abbastanza produttivo. Nel senso che abbiamo sfruttato al massimo le occasioni in cui potevamo trovarci per registrare dei provini e poi di lavorare sui testi e voci a casa. Io comunque ho scritto molto durante questi due anni.

7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?

Probabilmente i pezzi in cui non dobbiamo seguire le basi elettroniche. Quando siamo “liberi” le cose si fanno molto più interessanti. Se dovessi farti un qualche nome direi “In mezzo al mare” oppure “Ogni mondo è diverso”.

8) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

“Questo disco mi è costato una fortuna” è il nostro modo di vedere il mondo che ci sta intorno. È il nostro modo di raccontare quello che vediamo su cui a volte ci soffermiamo a pensare. Ci sono indubbiamente esperienze personali ma anche racconti di storie e di vite che in qualche modo ci hanno segnato.

9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Siamo molto fortunati, devo dire. I pezzi nascono sempre in modo spontaneo e inatteso, non abbiamo mai avuto un “blocco” e nemmeno molte difficoltà a scriverli. Siamo comunque una band che scrive un sacco, ci piace molto registrarci.

10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

Per noi l’improvvisazione è molto importante. Buona parte dei pezzi sono nati (e nascono ) proprio in questo modo, o per via di un mio riff di chitarra, o per via di un groove di batteria di Marco o un giro di basso, questa è l’alchimia che fa nascere la nostra musica. La composizione viene subito dopo perché ci permette di mettere in ordine le cose. Credo comunque che sia ciò che differenzia ogni artista riuscire a fare un proprio mix tra le due cose.

11) Che attrezzatura usate per comporre la vostra musica?

Il nostro setup è molto standard. Batteria, un ampli da chitarra un microfono e un amplificatore da basso. Alcuni brani dal vivo richiedono alcune basi per cui per ora abbiamo anche un po’ di strumentazione aggiuntiva. La line-up è Jack Tormenta alla 6 corde e voce, Marco Orsini batteria, percussioni e voci e Max Lambertini al basso e voci.

12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?

Credo proprio di sì. Non credo si sia mai chiusa. Fa parte della storia dell’uomo, è un linguaggio universale non potrà mai chiudersi alle persone. Semmai sono le persone che devo aprirsi alla musica di più.

13) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Personalmente credo siano (e siano state) un’arma a doppio taglio. Nel senso che posso essere indubbiamente di supporto, cosa faremmo oggi senza un notebook, una scheda audio e un paio di microfoni? Te lo dico io… Nulla! Quindi per fortuna che esiste questo “parco giochi tecnologico”. Allo stesso tempo però può portare all’effetto di sminuire “l’arte” perché ha il potere di proporne tantissima confondendo gli ascoltatori, disorientandoli. È una pura opinione personale. Credo sia un tema molto complesso anche perché mette a confronto tante generazioni con usi e costumi diversi.

14) Il ruolo delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) delle band di oggi e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?

Crediamo che sia un “dovere” come band tentare di veicolare messaggi o comunque smuovere le coscienze. La musica ha accompagnato rivoluzioni e rivolte per cui non ci si può sottrarre a queste “responsabilità”.

15) Come pensate che le composizioni contemporanee possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio?

In un mondo così ampio crediamo che la differenza la farà sempre l’attitudine con cui fai determinate cose. La chiave per arrivare alle persone a volte è la semplicità e se fai le cose con l’attitudine giusta allora forse puoi farcela.

16) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Fregatevene di quello che qualcuno prova a regalarvi, di qualche finto traguardo che serve a farvi “amare” la musica. Amatela e basta, suonate perché siete musicisti… fino alla fine… senza compromessi.

17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Per come stanno andando le cose il futuro dovrebbe spaventare un po’ tutti. Considerando che il “futuro” dipende in buona parte dall’essere umano e dai suoi comportamenti la prospettiva non è delle migliori, ma sappiamo che è allo stesso tempo capace di cose incredibili… quindi siamo più incuriositi.

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