INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA ROCK BAND MILANESE MED.USE

Il progetto nasce nel cuore del Mediterraneo ed il suo nome ne è il manifesto, Mediterranean Use. Ma poi tutto quanto si è intriso di quell’underground milanese, creando chiaroscuri nell’animo, nei testi, nelle sonorità e nella line up, che vede capi saldi Riccardo ed Enrico. Diverse date nel nord Italia e nel frattempo l’uscita di un EP autoprodotto “Mediterraneanuse”, un CD “Le Cose che” e si stabilizza anche la formazione con l’ingresso di Andrea Di Dedda al Basso. Tanto sudore in sala prove e qualche concerto elettrico nei club di Milano e hinterland. Ringraziamo infinitamente la rock band milanese per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Riccardo: Il nome della band è l’abbreviazione di mediterranean use espressione che indica in qualche maniera, se lo si può definire, un modo di intendere la vita, un insieme di modi, usi e costumi, comuni ai popoli del mediterraneo. Si pronuncia cosi [medju:s]. Il nome del gruppo risale a tanti anni fa, quando con Enrico, il batterista, iniziammo un cammino musicale insieme a Cagliari, nostra città natale, proseguito poi a Milano. In quel periodo c’era un terzo componente anch’esso sardo nella band, Ezio Usai al basso. La nostra attività musicale a Milano con il bassista Ezio Usai si interruppe nel 2016, dopo aver pubblicato un EP auto-prodotto intitolato “Mediterraneanuse” e LP “le cose che” uscito con un’etichetta indipendente. Con l’arrivo di Andrea al basso, dopo un periodo di assestamento e alcuni live elettrici e acustici che ci hanno visto anche passare temporaneamente ad una formazione a quattro con il chitarrista Sami Zambon, abbiamo iniziato a lavorare al materiale nuovo

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Riccardo: Io personalmente credo di scrivere quando ho una motivazione, una spinta di natura emotiva, poi questo stato può essere indotto da un avvenimento che mi colpisce ma anche in conseguenza a un percorso di pensieri auto-generati, non necessariamente innescati da un evento. Il mio percorso formativo è prevalentemente da autodidatta. Ho preso qualche lezione di organo da piccolo ma allora non ne volevo sapere. Diciamo che ho imparato a suonare la chitarra per poter musicare i testi che scrivevo e farne delle canzoni. Andrea: ho una formazione pseudo classica, avendo frequentato scuola di musica e studio della chitarra classica, interrotta bruscamente la prima volta dopo aver conosciuto il basso elettrico e i Van Halen, la seconda volta comprando una chitarra elettrica e rischiando la bocciatura in prima superiore.

3) “Weekend” è uscito il 29 aprile del 2022, potete parlarci di questo lavoro?

È un lavoro al quale siamo molto legati. Tutti i brani tranne Slave to love sono stati scritti nel 2020. È stato totalmente registrato da noi nella nostra sala prove nella primavera del 2021 e di questo ne siamo molto fieri. Il Mixaggio finale e il mastering invece sono stati fatti da Ivan Antonio Rossi nel suo Studio.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’EP?

La registrazione vera e propria forse ha comportato 2 o 3 mesi di lavoro compresi i Premix. Poi il lavoro è passato nelle sapienti mani di Ivan Antonio Rossi per il mix e master definitivo. A quel punto una volta ascoltato, (R)esisto ha deciso di pubblicarlo.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

Non è difficile o quantomeno non è l’aspetto più difficile nel mondo musicale. Credo che l’aspetto più difficile sia fare tutto questo in maniera credibile. Per poterlo fare deve essere credibile in primo luogo il materiale, in seconda battuta ciò che gravita attorno al materiale stesso. Parlo di qualità e credibilità delle persone.

6) Come state affrontando questo periodo in piena fase pandemica da virus SARS-CoV-2?

Siamo felicissimi sia finalmente finito. Quello che ne è scaturito in termini di parole, musica e sensazioni è racchiuso all’interno di “Nessuna novità”, il singolo con cui si apre l’EP “Weekend” e di cui è uscito anche il video.

7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?

Riccardo: Ogni brano a suo modo, credo ci rappresenti. Credo che ogni brano dell’EP abbia una sua precisa personalità. Personalmente sono legato in maniera particolare a weekend perché tra i cinque brani dell’EP è quello che arriva un po’ più tardi, diciamo che risulta meno immediato. Andrea è legato più o meno a tutti, con particolare predilezione per Nessuna Novità, a cui forse ha lavorato più a livello compositivo e Nausicaa, che apre un po’ la finestra sulle altre sue influenze, meno evidenti negli altri lavori (Jazz, r’n’b, cantautorato italiano)

8) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

Molto, direi quasi tutto.

9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Diciamo che va un po’ a periodi, ma non siamo sicuramente una band da un disco all’anno, più uno ogni due.

10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

Utilizziamo molto l’improvvisazione a fini compositivi, nel senso che la maggior parte dei nostri brani nascono dalla rielaborazione e dallo sviluppo di un riff o di un’idea nata in sala prove.

11) Che attrezzatura usate per comporre la vostra musica?

Utilizziamo principalmente Logic come si userebbe un registratore analogico, con il vantaggio enorme però che offre il digitale di poter editare modificare e sperimentare. Utilizziamo talvolta anche synth e drum machines.

12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?

La contaminazione tra generi credo sia alla base dello sviluppo della musica. È con la continua contaminazione e la rivisitazione che si possono generare, se non nuovi generi, quantomeno delle tendenze nuove. La musica in ogni caso è sempre stata aperta al mondo. Quest’ultimo semmai dovrebbe aprirsi un po’ di più e un po’ più spesso alla musica.

13) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

La tecnologia e il suo impatto nel mondo della musica e nella società in genere, ha sempre destato il nostro interesse, tanto da trovare spazio in alcuni dei nostri testi. Più specificatamente in ambito musicale, i social media, soprattutto nella loro fase iniziale, hanno rappresentato una frontiera fertile di possibilità per chi ne ha intuito le enormi potenzialità. Ma il beneficio dato dall’opportunità di diffondere il proprio messaggio a una potenziale massa infinita di ascoltatori si è via via attenuato dal fatto che l’utente si trova spesso spaesato in un oceano di proposte musicali. Nella migliore delle ipotesi viene guidato in questo oceano da algoritmi e forme di intelligenza artificiale che riescono a simulare quelle potrebbero essere le preferenze dell’utente ma che non avranno mai la forza persuasiva di un amico che ti “costringe” ad ascoltare una band perché magari ha avuto modo di vederla dal vivo.

14) Il ruolo delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) delle band di oggi e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?

Credo non ci siano compiti. Credo che un artista seriamente ispirato da politica o messaggi di natura sociale abbia il diritto di trasmettere il suo messaggio. Allo stesso modo è giusto che l’impegno sociale non sia l’unico parametro con il quale si valuta un artista. Di sicuro reputo intollerabile qualsiasi forma di censura relativa a qualsiasi forma di arte. Andrea: Un artista che non si compromette e che non diluisce il flusso della sua opera con aspirazioni diverse da quella artistica veicola un messaggio politico molto puro e molto chiaro.

15) Come pensate che le composizioni contemporanee possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio?

Non ne ho idea, ma credo che l’omologazione porti all’allontanamento del pubblico. Quindi credo che la continua tendenza a distinguersi e a innovarsi possa giovare.

16) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Non siamo nella posizione di poter dispensare consigli, in ogni caso, nell’arte in genere la costanza e la perseveranza sono fondamentali quanto la ricerca di una propria strada e di un proprio stile.

17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Da un punto di vista sociale e politico sicuramente ci spaventa il presente tanto da non poter immaginare serenamente un futuro ma siamo comunque fiduciosi e ottimisti. Musicalmente parlando vorremo suonare il più possibile dal vivo nell’immediato futuro e iniziare a lavorare su un nuovo disco.

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