INTERVISTA ESCLUSIVA AI FOLKATOMIK

I Folkatomik si sono formati nel 2019, la band torinese parte dall’esperienza maturata nel mondo della riproposta delle musiche tradizionali da parte di Franco Montanaro, Oreste Forestieri e Valeria Quarta, e dall’incontro con il chitarrista e producer di musica elettronica Li Bassi. Nella sintesi delle esperienze e delle storie che ognuno portava con sé, nasce subito un sound unico e riconoscibile, riconducibile alla commistione fra la musica tradizionale del sud e avantgarde elettronica. Il 24 giugno 2022 il loro disco d’esordio Polaris è stato inciso presso l’etichetta Italysona, l’album è stato finanziato dal progetto “Programmazione Puglia Sounds Record 2022”. Ringraziamo la band torinese per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Il nome venne in mente a un amico: Federico Romano, che era anche il committente (con SalenTorino) di un concerto che si sarebbe fatto per la notte di San Martino del 2018 a Torino. Era la primissima versione dei Folkatomik, la 0.0 possiamo dire, un gruppo che (in teoria) era nato per quella serata e sarebbe dovuto morire subito dopo… Eravamo vestiti in stile Steampunk, ed è anche da questo che arriva il nome, si voleva dare l’idea di un gruppo folk che provenisse da uno strano scenario distopico o post-atomico, armati di zampogne e valvole a vapore. Eravamo io, Franco, Maurizio Puato e Donna Camillo; una Dj che mandava basi sulle quali noi accavallavamo suoni in malo modo. In ogni caso ci divertimmo e pensammo che quell’esperienza sarebbe dovuta continuare in qualche modo. Quella sera capimmo che se volevamo suonare strumenti acustici su basi elettroniche, quelle basi dovevamo farle o farle fare su misura. E fu così che incontrammo e iniziammo il percorso con Li Bassi. Subito dopo arrivò Valeria. E fu l’inizio…

(Forestieri)


2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Individualmente ognuno di noi ha sempre scritto. Per quanto riguarda Folkatomik invece, scrivere era la necessaria conseguenza del lavoro che avevamo cominciato a fare. Non c’è stato un momento preciso, piuttosto una necessità crescente che (coi suoi tempi) ci ha portato a farlo. Tre quarti di noi provengono dal mondo della musica tradizionale del Sud Italia e della world music più in generale. Ma abbiamo anche praticato altri stili musicali come il rock, il jazz, il blues, il reggae ecc. Questo terreno comune ha fatto sì che trovassimo la spinta per slegarci da un modo più convenzionale di riproporre la musica del sud.

(Forestieri)


3) “Polaris” è uscito il 24 giugno del 2022, potete parlarci di questo lavoro discografico d’esordio?

Polaris è la nostra rotta di partenza. Una rotta in continuo mutamento. Polaris è anche la prima traccia e inedito del disco, l’invocazione di un naufrago da una barca in mare aperto. Oltre a Polaris il lavoro discografico si compone di altri sette brani presi in prestito dall’immenso patrimonio immateriale del meridione d’Italia, sempre rielaborati alla maniera elettronica di Folkatomik. Gli strumenti acustici usati nei brani e che interagiscono con l’elettronica, sono strumenti tradizionali del sud Italia e dal mondo. Il tentativo è quello di dialogare con le culture attraverso il linguaggio universale della musica, far conoscere a un più ampio pubblico la bellezza dei dialetti e delle sonorità del sud, promuovere le diversità facendole convivere sotto il cappello della musica da ballo di oggi: la musica dance elettronica. Con Polaris la musica da ballo del sud riacquista la sua antica funzione: ludica e aggregante, inclusiva e mai esclusiva.

(Forestieri)

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione dell’album?

All’incirca due anni, dal 2020 all’2022, con un po’ di rallentamenti dovuti al COVID-19. 


5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

È molto facile pubblicare un disco come indipendenti, ma sicuramente più complesso pubblicare con un canale di produzione classica perché il mercato discografico è molto più rarefatto di un tempo.

(Valeria)

6) Come avete affrontando il precedente stato d’emergenza da virus SARS-CoV-2 e cosa provate per

l’attuale abbattimento delle restrizioni?

Al livello di gruppo abbiamo cercato di mantenere vivo uno dei potenziali della musica, come creare unione. Continuando a produrre e a creare contenuti, per far sentire la nostra voce e portare un po’ di compagnia a tutte le persone in difficoltà, umana e lavorativa, come noi.

(Valeria)

7) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

Beh, sono le nostre canzoni, ci siamo noi lì dentro. E poi si sa, le canzoni sono come i figli: tu li metti al mondo, loro poi trovano la loro strada.

(Forestieri)

Sfruttiamo quello che sono le melodie e i testi antichi, ma sono anche molto rielaborati, aggiungendo parti di testo e melodie anche ex novo e soprattutto riarrangiando attraverso strumenti ed elettronica.

(Valeria)

8) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Siamo molto attivi e complici dal punto di vista creativo, oltre a questo primo disco stiamo già producendo un secondo album con molte composizioni completamente nostre, dove ognuno, con le sue competenze, partecipa attivamente alla realizzazione.

(Valeria)


9) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Parlando in quota di producer, non posso che amare i suoni contemporanei. Questo però non significa essere “sfaticati” e lasciar fare al computer. Anzi, è un lavoro gigantesco creare un sound design originale, faccio molto più in fretta ad imbracciare la mia JazzMaster e registrare. Quindi la tecnologia è una scelta, non una via di fuga. Diverso è il discorso social dove l’esperta è Valeria Quarta…

(Li Bassi)


Per mia fortuna, alcuni aspetti della tecnologia e dei Social mi divertono ed incuriosiscono perché permettono di poter arrivare molto più velocemente a più persone e creare contenuti che rispecchiano il nostro modo di vivere la musica e anche la vita. D’altra parte, trovo che soprattutto sui social, diamo troppa importanza all’apparenza e molto poca alla sostanza musicale. In più l’essere presente e attivo su queste piattaforme è diventato così importante da richiedere davvero molta attenzione e questo toglie inequivocabilmente tempo alla creatività.

(Valeria)

10) Cosa ne pensate della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?

É il male assoluto 😂ed è anche inutile visto che ormai si trovano limiter in tutti i programmi (Spotify ecc.). Nel nostro caso abbiamo preferito usare “meno” pressione ma salvare la dinamica, pur parlando di un sound elettronico… Ma siamo cresciuti a vinili… quindi non potevamo fare diversamente.

(Li Bassi)

11) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Gli stessi che do a me stesso tutti i giorni:

  • Sii sincero nel lavoro che fai.
  • Scrivi il meglio che puoi. 
  • Se è brutto, buttalo.
  • Se oggi non scrivi niente di buono, domani verrà. Ma scrivi comunque.
  • Di la verità nei tuoi pezzi, i contorni non interessano a nessuno.
  • Sii indipendente, nessuno ti salva la vita tranne te.
  • Aspetta i saldi.
  • Bevi tanta acqua.

(Li Bassi)

12) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Il futuro ci spaventa? Si, come a tutti d’altronde… penso… La paura del futuro è lecita come tutte le paure, bisogna solo non farsi sopraffare. Puoi pensare che il futuro è semplicemente il presente di domani… e già fa meno paura. Progetti per il futuro: sicuramente uscire fisicamente dai confini nazionali col nostro live. Inoltre, come ha già anticipato Valeria, stiamo già lavorando a un nuovo EP.

(Forestieri)

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