INTERVISTA ESCLUSIVA AL CANTAUTORE LE ROSE E IL DESERTO

Le rose e il deserto è il progetto artistico di Luca Cassano, un po’ calabrese, un po’ pisano, attualmente milanese. Come un Tuareg, Luca osserva le dune metropolitane alla ricerca delle poesie che spontaneamente affiorano dalle sabbie della sua immaginazione. Il testo è al centro della sua ricerca: il suo interesse è nei suoni e nelle immagini che le parole da sole, anche senza musica, sono in grado di evocare. Le rose e il deserto è un progetto con due anime. Da un lato l’esigenza di esternare le proprie inquietudini, le paure e le passioni, la malinconia. Dall’altro la voglia di gridare contro le ingiustizie che quotidianamente osserviamo. Nato a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza nel 1985, Luca Cassano studia sin da ragazzino chitarra e pianoforte. I lunghi e noiosi pomeriggi di solfeggio insieme alla vecchia maestra di musica ben presto lo allontaneranno però dagli strumenti. Per i successivi vent’anni Luca si dedicherà esclusivamente alla lettura di qualsiasi forma di testo scritto passasse per casa iniziando contemporaneamente ad avvicinarsi alla scrittura di poesie. Alla soglia dei trent’anni, da poco arrivato a Milano, decide di riprendere la via abbandonata e di affiancare la chitarra ai testi e poesie che nel frattempo aveva prodotto. Inizia così l’attività di busking che viene affiancata dalle serate nei locali di Milano dove suona cover con il duo che nel frattempo aveva fondato con l’allora coinquilino: i Citofonare Colombo. Allo scioglimento del duo, Luca decide che è arrivato il momento di lanciare un progetto con cui portare sui palchi le canzoni che nel frattempo prendevano vita: è la primavera del 2018 e nascono Le rose e il deserto. Dopo il primo anno e mezzo, in cui si muove sui palchi di Milano e della Lombardia, nell’autunno 2019 il progetto entra in studio, presso le Manifatture Morselli Recording di Modena per registrare l’EP d’esordio, intitolato “Io non sono sabbia” pubblicato per PFMusic nel giugno del 2020. Nel Marzo 2021 Le rose e il deserto ha anche pubblicato la sua prima raccolta di poesie, intitolata “Poesie a gettoni vol.1”. Le rose e il deserto ha avuto il piacere di aprire i concerti di Gnut, Bianco, Nicolò Carnesi, The Niro, kuTso, Sandro Joyeux, Gianluca De Rubertis, Federico Sirianni, Livia Ferri, Andrea Labanca e Rufus Coates & Jess Smith. Fra gli altri, Le rose del deserto ha avuto l’opportunità di suonare a Milano nei circoli Ohibó e Bellezza e allo storico Legend Club, al circolo Tambourine di Seregno, al salotto di Mao a Torino, a Ferrara per la rassegna Il silenzio del cantautore, a Roma per la rassegna Piccoli concerti, al Joe Koala ad Osio Sopra, al teatro San Teodoro di Cantù, al circolo Scuotivento di Monza, al Catomes tot di Reggio Emilia.

RINGRAZIAMO IL CANTAUTORE LE ROSE E IL DESERTO PER AVERCI CONCESSO QUEST’INTERVISTA

1) Com’è nato il nome della band? Potreste raccontarci un po’ di voi?

Ciao, in realtà Le rose e il deserto non è una band, ma il mio progetto; mi accompagno spesso alla penna, alla chitarra, al taccuino, alla barba e ogni tanto alla tosse e alla noia. Il nome del progetto? Beh, la poesia, i versi, nascono per magia, per casi fortuiti, come le rose nel deserto, no?

2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Ad influenzare la mia scrittura ci pensa la vita: basta lei, basta stare sempre con i sensi, con il cuore accesi e osservare le cose che succedono intorno a noi. È da molti anni che scrivo versi, non necessariamente canzoni, anche da prima che nascessero Le rose e il deserto. Scrivere mi serve a mantenere attiva la connessione fra cuore e cervello, fra la parte razionale e quella passionale del mio carattere; mi serve ad analizzarmi, a dare una forma e un nome alle cose che sento. Quindi no, non c’è un episodio specifico che mi ha fatto venir voglia di scrivere, ma di nuovo, è la vita stessa a chiederlo.

3) “Cocci Sparsi” è uscito il 18 novembre del 2022, potete parlarci di questo lavoro discografico?

“Cocci sparsi” è un viaggio fatto di dieci canzoni. È un viaggio nel mio mondo, nei miei pensieri; è una lente di ingrandimento che parte quasi appoggiata sul mio sterno. Le prime canzoni del disco, soprattutto la prima (che si chiama anch’essa “Cocci sparsi”), parlano di me, anche perché solo di me potrei parlare. Di canzone in canzone però questa lente di ingrandimento si allontana da me, l’inquadratura si allarga e comprende in qualche modo tutti noi, tutti noi in quanto essere umani. Fino ad arrivare a “Australe”, l’ultima canzone del disco, che è in qualche modo un viaggio interstellare in cui si riflette sul ruolo dell’umanità nel mondo.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?

Dal punto di vista della scrittura diversi anni. La più vecchia canzone, “Cocci sparsi”, è stata scritta nel 2017; la più recente, “Aprile”, nel 2020. Per quanto riguarda la produzione, abbiamo iniziato a lavorare nell’autunno 2021 e terminato il disco nell’estate 2022.

5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

Credo che non sia mai stato così facile pubblicare la propria arte. È difficile avere idee originali e storie da raccontare.

6) Quanto di personale c’è nelle tue canzoni?

Tutto quello che scrivo parla di me, non riesco a fare altrimenti; motivo per cui faccio molta fatica a scrivere per altri.

7) Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Scrivo molte poesie, anche più di una al giorno. La forma canzone invece mi risulta molto più faticosa. Nell’ultimo anno ho scritto una sola canzone e qualche centinaio di poesie.

8) Cosa significano per te improvvisazione e composizione, quali sono per te i loro rispettivi meriti?

Mi definisco uno scrittore con la chitarra; non sono un musicista, non sarei in grado di improvvisare alla chitarra. Se invece spostiamo lo sguardo sulla scrittura, ti dico che l’improvvisazione fa il 75% del lavoro. Ogni mio testo (poesia o canzone che sia) parte con un embrione di idea iniziale, ma poi le parole fanno il loro percorso, che spesso porta il testo lontano, a volte molto lontano, dall’idea iniziale.

9) Cosa ne pensi della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?

Non credo di avere un’opinione a riguardo.

10) Che consigli daresti ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

L’unico consiglio che mi viene da dare è “non desiderare di emergere”. Raggiungere il “successo” coinvolge così tante componenti, molte delle quali casuali o quasi casuali, che cercare il successo, secondo me, è viatico per la frustrazione. Poi consiglierei di mettere una maglia di lana in inverno e mangiare poca carne, ma chiudo subito l’angolo medicina 33.

11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

No, non direi che il futuro mi spaventa, che alla fine il futuro è un presente un po’ più in là. Progetti? Mi piacerebbe riuscire a organizzare un mini tour per promuovere “Cocci sparsi” anche dal vivo, ma in questo periodo è molto complicato per i musicisti emergenti trovare spazi interessanti ed adeguati per esibirsi live. Sto mettendo su una piccola band (percussioni e contrabbasso) che possa seguirmi nelle prossime date. Guardando ad un futuro un po’ più lontano: ho una decina di canzoni inedite che aspettano di essere prodotte e parecchie centinaia di poesie in attesa di un editore: qualcosa succederà.

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