
Andrea D’Orazio, in arte “Atipico”, nasce a Lanciano (CH) nel 1999. È da subito un bambino timido, silenzioso e introverso, tutte caratteristiche che lo accompagneranno negli anni. A 8 anni inizia a suonare la chitarra. Cresciuto con le canzoni degli 883 e Max Pezzali, che cantava a squarciagola da solo con le cuffie nelle orecchie, con il passare degli anni la voglia di dire e parlare lo portano a sognare di scrivere canzoni. Nel 2017 mette il primo punto sulla sua prima canzone e da lì ha inizio tutto. Inizia ad approcciarsi in modo diverso alle cose e osserva tutto ciò che lo circonda per raccontarlo poi nelle canzoni. Nel corso degli anni si esibisce in alcune piazze locali e nel teatro Fenaroli nella sua città natale. Nell’estate 2021 esordisce con il suo primo singolo “Se non bastasse mai il tempo”, arrivando a pubblicare successivamente i singoli “Fotografie” e “Sono sempre io”, brani che gli permettono di viaggiare e farsi conoscere anche fuori regione. Il 23 settembre pubblica “Eterno”, singolo che anticipa l’uscita dell’omonimo album.

RINGRAZIAMO IL CANTAUTORE ATIPICO PER AVERCI CONCESSO QUEST’INTERVISTA

1) Com’è nato il nome d’arte? Puoi raccontarci un po’ di te?
Ciao, mi chiamo Andrea D’Orazio, ho 23 anni e sono Abruzzese. Ho iniziato ad approcciarmi alla musica da bambino iniziando a prendere lezioni di chitarra. Sono sempre stato un po’ fuori contesto, ma in un senso più intimo della parola. Ho sempre preferito ascoltare, osservare e tenere dentro le cose. Il nome d’arte nasce proprio da qui, da una effettiva constatazione di quel che sono e che voglio trasmettere, amo l’essenza delle cose semplici, non facili, attenzione. e guardandomi intorno tutt’ora mi rendo conto che forse questa ricerca della semplicità si è un po’ messa da parte. Nella prima traccia dell’album è spiegato bene questo concetto.
2) C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere le tue canzoni? Qual è stato il tuo percorso formativo e che cosa ti ha influenzato di più?
Particolare non saprei, fin da bambino ricordo che mi piaceva molto chiudermi con l’mp3 oppure chiedevo di mettere sempre la musica in macchina. Ho sempre apprezzato il pop classico e cantautorato italiano, mi piaceva l’idea di raccontare una cosa vissuta ma che molte altre persone avrebbero potuto comprendere anche senza dirlo. Ho sempre suonato la chitarra per cui tutt’ora mi rilasso quando ascolto gli AC/DC, i Metallica, i Green Day. Ho un debole per quello che hanno creato gli Oasis, i fratelli Gallagher sono pazzeschi. Nella scrittura sicuramente il modo di raccontare che usa Max Pezzali è unico e amo la verità nelle canzoni per fare esempi; Masini, Vasco.
3) “Eterno” è uscito il 25 novembre del 2022, puoi parlarci di questo lavoro discografico?
Per rimanere in tema di Atipico, credo fortemente che se si hanno cose da dire, il miglior modo per farlo è raccontarlo attraverso un album. È quello che ho voluto fare nel mio caso, dalla prima all’ultima traccia ho provato ad inserire un percorso narrativo coerente, che abbia un’evoluzione, un percorso che nel caso di “Eterno” faccia esplodere la luce che tante volte è a portata di mano, ma tendiamo a non individuarla. Ho provato a farlo attraverso la semplicità delle cose.
4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?
Abbastanza, è un lavoro che ho portato avanti con le mie forze e tanti sacrifici. L’idea è stata di fare un lavoro prendendoci il giusto tempo, analizzando, ascoltando. È un lavoro fatto quasi tutto in studio con strumenti veri, abbiamo passato delle giornate bellissime insieme a musicisti fantastici e alla fine abbiamo ottenuto il sound voluto.
5) Attualmente, è difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?
In termini pratici credo di no, ormai ci sono realtà sparse su tutto il territorio, nel mio caso preferisco sempre instaurare un legame con le persone con cui andrò a lavorare in modo tale da pensare con la stessa testa, ma con qualità diverse, che messe insieme possono rendere al massimo.
6) Quanto di personale c’è nelle tue canzoni?
Assolutamente. Credo che il miglior modo di arrivare sia essere sé stessi, raccontando la verità, nella musica come nella vita d’altronde.
7) Sei un cantautore che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?
Devo dire che attualmente mi sento spesso ispirato, saper maneggiare uno strumento aiuta sicuramente nella scrittura anche dei testi che della canzone stessa alla fine.
8) Cosa significano per te improvvisazione e composizione, quali sono per te i suoi rispettivi meriti?
Credo che il genere di musica come il pop, il cantautorato si basi sulla composizione, ci sono partiture che poi devono essere eseguite dai musicisti per arrivare poi ad un inizio e una fine ben chiara. Per quanto riguarda l’improvvisazione, trova sfogo in altri generi come può essere il Jazz, in cui il musicista può mettere in luce il proprio estro.
9) Cosa ne pensi della Loudness War e dell’intensivo utilizzo della compressione dinamica utilizzata nelle tracce audio?
Quel che conta alla fine è sapere cosa volere da un brano. Se deve sentirsi più un riff di chitarra, un fil di batteria o una linea di archi. Conta sempre la qualità di un prodotto, che poi a qualsiasi livello di volume possa rendere al meglio. Una volta mi dissero “un musicista bravo è colui che suona bene, non forte”.
10) Che consigli daresti ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?
Sono anche io tra loro quindi credo di poter consigliare poco. Sicuramente bisogna essere veri e metterci tanto amore e passione in quello che si fa.
11) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro ti spaventa? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente il futuro è un punto interrogativo per chiunque, potrebbe essere un qualcosa che dipende da noi e da come lo prepariamo. Alzarsi e rifare il letto la mattina è già un modo per stare con la testa in avanti.