Intervista esclusiva alla rock band bolognese La Tessitoria Eco

La Tessitoria Eco nasce a Bologna. Nel 2018 esce “Ecos”, l’album d’esordio, realizzato con la produzione di Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi, ORK, Dunk), Davide Paolini (MCN) e Andrea Brasolin (fonico di Laura Pausini e Festival Sanremo 2020). “Ecos” ottiene buoni riscontri dalla critica, diversi passaggi in radio ed è portato in tour per varie date tra Emilia Romagna e Lombardia. Con il videoclip “Nato Tardi”, realizzato dall’amico Antonio G. Bruno, si aggiudicano il premio “Popolo della rete” del Tanaliberitutti contest. Ringraziamo la rock band bolognese per averci concesso quest’intervista.

1) Com’è nato il nome della vostra band? Potreste raccontarci anche un po’ la storia della vostra band?

Il nome della band è nato un po’ per caso rifacendoci al nostro primo logo, un gufo con un gomitolo tra gli artigli, estrapolato dalla locandina del nostro primo concerto. La band è nata dopo molti anni di amicizia e se vogliamo anch’essa per caso. Citando Francesco Guccini ‘Tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino’… per noi era birra.

2) C’è stato qualche episodio particolare che vi ha fatto sentire il bisogno di scrivere le vostre canzoni? Qual è stato il vostro percorso formativo e che cosa vi ha influenzato di più?

Gli episodi sono differenti, spesso sono legati a dettagli che collocati in un particolare contesto acquisiscono un significato più ampio, dirti quali per ognuna è impossibile, ti raccontiamo solo di come è nata INNO: durante un live dei FASK a Bologna l’attenzione è stata catturata da una ragazza che cantava a squarciagola ogni pezzo della band perugina e di lì è nato tutto. Per quanto riguarda il percorso formativo, ognuno di noi viene da esperienze in altre band e si è formato “sul campo” da autodidatta salvo poi rifinire degli aspetti tecnici con dei prof qualificati.

3) “Nessuno se ne accorge” è uscito il 22 aprile del 2022, potete parlarci di questo lavoro?

Un lavoro scritto di getto spinto dalla voglia di far meglio dopo il nostro primo album Ecos. Dentro c’è un po’ di tutto, ci siamo noi in ogni sfaccettatura, dalla rabbia alla speranza, dalla tenerezza alla nostalgia, c’è l’impulso all’evasione costante ma anche l’amore per la città in cui viviamo, abbiamo scelto di reinterpretare infatti un brano di Lucio Dalla, “Anna e Marco” che contiene evasione e riconciliazione.

4) Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?

Le canzoni come dicevamo sono venute relativamente facili. Coltivarle con dedizione e fiducia è stato più difficile passando tra stati d’umore contrastanti che andavano dalla gioia alla malinconia, dall’entusiasmo alla sfiducia. Però il titolo del disco ha voluto essere un monito sul non dare niente per scontato, sulla necessità di cullare ciò che c’è di bello quando capita. Da Jules e Jim: “La felicità non ha parole. Si racconta male. Ma passa e nessuno se ne accorge”.

5) Attualmente, è più difficile pubblicare un disco, un EP, un singolo o un videoclip?

È facile pubblicare ognuna di queste cose in senso lato, difficile farlo con il supporto di qualcuno che possa sposare il tuo progetto.

6) Come state affrontando questo periodo pandemico da virus SARS-CoV-2?

Siamo contenti di essere quasi tornati alla normalità ed aver fatto di nuovo un live alcune settimane fa non ci pare vero. Durante la pandemia ci siamo barcamenati per registrare il disco ed abbiamo sofferto molto l’impossibilità di una vivace vicinanza tra di noi.

7) Quali sono i vostri pezzi che più vi rappresentano?

Ogni pezzo è un pezzo di noi, per cui ognuno di essi contribuisce per propria parte alla fisionomia della band

8) Quanto di personale c’è nelle vostre canzoni?

Molto se non tutto.

9) Siete una band che scrive molti pezzi oppure hanno difficoltà a nascere?

Produciamo molte bozze, tra jam in saletta e momenti di creatività individuale condivisi in un secondo momento, salvo poi scremare e decidere su quale puntare. Ci rendiamo conto da subito se un pezzo può continuare a piacerci o meno.

10) Cosa significano per voi improvvisazione e composizione e quali sono, per voi, i loro rispettivi meriti?

Ogni componente della band propone delle idee “base” che poi magari vengono completamente stravolte in sala prove, dopo che ognuno ha dato il proprio contributo: si arriva spesso ad un risultato veramente diverso da quello iniziale, ma non meno personale. Improvvisazione e composizione in realtà non sono così diverse come sembra!.

11) Che attrezzatura usate per comporre la vostra musica?

Alcune canzoni sono nate da un giro di basso altri accompagnandosi con la chitarra altri suonicchiando un piano e cresciute, appunto, in sala prove.

12) Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione dei generi. Pensate che la musica si sia aperta al mondo?
Se per aperta intendi che sia più fruibile allora sì, in senso di “elemento universale” non la vediamo diversa da quella di un tempo.

13) Come giudicate l’uso della tecnologia e dei social media al servizio della musica?

Assolutamente positivo purché esista una dimensione live in cui portare in scena quanto prodotto. Gli anni di pandemia hanno creato una over-produzione di progetti promossi esclusivamente sul web e dimenticati in meno di una settimana. Se il pubblico non riesce a “vivere la musica” quest’ultima non ha più senso. Se il pubblico non riesce a toccare con mano la passione dell’artista, ogni progetto si ‘svuota’. Quindi ben venga ogni mezzo per la divulgazione, purché si creino sempre più spazi in cui portare live la musica e ogni forma di arte.

14) Il ruolo delle band è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la vostra opinione sui compiti (ad esempio politici / sociali / creativi) delle band di oggi e come raggiungete questi obiettivi nel vostro lavoro?

Le nostre canzoni nascono per un bisogno personale di raccontare episodi emozioni e pensieri nella maniera che ci riesce e senza spiegazioni. Una volta nate sono di tutti e se dovranno avere dei compiti chi le ascolta deciderà per conto proprio.

15) Come pensate che le composizioni contemporanee possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio?

Parlando di tematiche reali e quotidiane senza perdere l’aspetto poetico.

16) Che consigli dareste ai nuovi artisti che desidererebbero emergere?

Non siamo nella posizione di dare consigli! Ma se proprio dobbiamo, l’unico consiglio è quello di amare quel che si fa senza perder tempo a spiegarsi troppo e/o dipendere dal riscontro altrui.

17) Gli artisti spesso vivono immersi nelle emozioni del presente. Il futuro vi spaventa? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Il futuro ci eccita! Progetti per il futuro: vorremmo suonare in spiaggia in costume da bagno!.

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